Esodati, Iva, Cig, precari…: agenda Saccomanni già scritta, mancano 15 mld

Pubblicato il 29 Aprile 2013 - 11:31| Aggiornato il 23 Febbraio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dagli esodati all’aumento Iva, al Tesoro mancano 7 miliardi. Lo scenario è da corsa contro il tempo, perché i numeri sono da disastro e i conti al Tesoro non tornano (cioè tornano al punto da suggerire una manovra suplementare). Subito bisognerà trovare 7/8 miliardi per scongiurare l’ingorgo fiscale di inizio estate senza imporre nuove tasse e stando attenti a non sforare il patto di stabilità in attesa e nella speranza di un allentamento europeo delle politiche di austerity. Una via strettissima e obbligata per il neo ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, in arrivo dalla Banca d’Italia.

Il lavoro preparatorio dei “saggi” nominati da Napolitano rappresenta la base di lavoro sulla quale incanalare le volontà delle forze di governo. Direzione e scopo per utilizzare le poche risorse a disposizione sono chiari, un passaggio del rapporto dei saggi lo spiega: “Nei prossimi mesi destinare qualunque sopravvenienza finanziaria all’emergenza lavoro e al sostegno delle persone e delle famiglie in grave difficoltà economica”. Guardiamola in faccia questa emergenza economico-sociale, chiedendo i prestito quanto scrive in proposito Roberto Mania su Repubblica.

“Quasi il 30% degli italiani è a rischio povertà, oltre tre milioni sono senza lavoro, il tasso di disoccupazione in un solo anno è passato dal 10,1 all’11,6%, dal 2007 sono oltre 70 mila le imprese che hanno chiuso la saracinesca, il Pil per abitante è tornato ai livelli del 1997 e i consumi sono crollati”.

Ma quanto può ragionevolmente spendere il governo per affrontare questa emergenza e contestualmente rilanciare l’economia? Dunque: 7/8 miliardi servono solo per scongiurare l’aumento dell’Iva dal 21 al 22% sui prodotti di largo consumo (vino, birra, carburanti, abbigliamento, calzature, giocattoli, computer) che peserebbe su ogni famiglia per un centinaio di euro l’anno, l’introduzione della Tares (che potenzia e rende più onerosa la tassa sui rifiuti), la modifica dell’Imu, se non proprio la sua cancellazione.

Altri 7/8 miliardi di euro servono per finanziare vari impegni presi dalle forze politiche in campagna elettorale: la salvaguardia di tutti gli esodati, il rinnovo dei 150 mila contratti precari nella Pubblica Amministrazione, il rifinanziamento della cassa in deroga ormai praticamente vuota. Cui va aggiunto il costo del finanziamento delle missioni militari all’estero.