2017, il signor Rossi va in banca: “Lei aveva 100, prenderà 80”. Se l’Europa salta per troppo debito

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 16 Novembre 2010 - 14:55 OLTRE 6 MESI FA

Guardi i siti web dei grandi e piccoli giornali italiani, ascolti le edizioni pomeridiane dei telegiornali e provi un leggero ma inconfondibile senso di vertigine. Non  stupore, non stanchezza, tanto meno nausea. Vertigine invece, come quando smarrisci per un po’ il senso dell’orientamento, come quando il soffitto sembra andare al posto del pavimento e viceversa. Il titolo più grande è ovunque sul dissidio Maroni-Saviano, insomma sul seguito polemico ad una trasmissione televisiva che avranno pur visto nove milioni di persone ma sempre una trasmissione televisiva è, niente di più, niente di meno. L’oggetto del contendere tra il ministro e lo scrittore, quello su cui l’informazione nazionale accende e punta i riflettori è una discussione, anzi un litigio per interposti “media” su una questione concreta e controversa come il sesso degli angeli. La mafia “investe” o no i suoi capitali al Nord, in Lombardia e a Milano? E, nelle procedure di questo “investimento”, il crimine organizzato cerca o no “sponde” nel ceto politico lombardo e quindi leghista?

Certo che sì, è un fatto, non un’opinione e, a ben guardare neanche una denuncia. Si sa, è scritto nei fatti di cronaca, nelle inchieste giudiziarie, nella logica e nelle cose. Se ne può quindi dedurre che la Lega è un partito infiltrato da mafia, camorra e ‘ndrangheta? Certo che no, anche se il crimine organizzato cerca e talvolta trova leghisti da arruolare e comprare, la Lega non è e non somiglia per nulla a buona parte del ceto politico e dei partiti ad esempio in Calabria dove la ‘ndrangheta non bussa alla porta della politica ma ne abita l’indirizzo. Non ci sarebbe nulla da discutere e in realtà non c’è “notizia”. L’unica “notizia” è quella di due protagonismi che si sfidano e scontrano, quello di Saviano e quello di Maroni.

Protagonismi marcati e suscettibili, ma entrambi protagonisti di una vicenda tutto sommato marginale: il loro parlare e scontrarsi. Più in basso e senza enfasi alcuna i siti dei giornali italiani grandi e piccoli e le “scalette” dei telegiornali mettono, segnalano e valutano altra notizia. C’è un tale di nome Van Rompuy che di mestiere fa il presidente dell’Unione Europea. Questo Van o come si chiama, chi mai lo conosce davvero…che ti fa? Nel giorno in cui si riuniscono i ministri finanziari europei dice che se continua così “l’eurozona e l’unione europea non sopravviveranno”. Non avranno difficoltà, passeranno guai… No, proprio “non sopravviveranno”. L’informazione italiana registra e trasmette, più o meno per dovere di ufficio. Che vuoi che importi, quale lettore potrà mai essere attratto dalla possibilità che l’Europa salti, vuoi mettere con il duello tra Saviano e Maroni? Ed ecco la vertigine: se l’Europa salta ci rimettiamo tutti, davvero tutti, il portafoglio, i soldi, quelli veri. Se litigano Saviano e Maroni, questo sì che ci cambia la vita.

I soldi, quelli veri. Un giorno qualsiasi dell’anno a venire 2017. Facciamo 2017, una data “lontana” così non si sparge allarmismo e facciamo 2017 perchè 17, si sa, porta male. E facciamo 2017 perchè di quel che succede tra sei/sette anni importa a nessuno della brava gente normale e importa nulla a chi governa e fa politica. In quel giorno del 2017 il signor Brambilla, Rossi o Esposito va alla sua banca. Anni prima, nel 2013 o 2014 o successivi il signore qualunque e tranquillo ha investito i suoi risparmi in titoli di Stato o in obbligazioni bancarie. Cioè ha preso venti, cinquanta, centomila euro, ha comparto titoli di Stato od obbligazioni in cambio di un interesse annuo lordo diciamo del due/tre per cento lordo. Poco o tanto che sia l’interesse che gli viene pagato, il signore qualunque, tranquillo e prudente sa che alla scadenza dei titoli e delle obbligazioni gli verrà restituito il valore “facciale” del suo investimento: ventimila se erano ventimila, cinquanta o cento se erano cinquanta o cento. Ma oggi che è il 2017 la banca gli comunica che purtroppo alla scadenza del titolo o dell’obbligazione gli verrà restituito il “valore facciale” meno… Insomma riporterà a casa il settanta, l’ottanta, forse il novanta per cento di quanto ha investito ma non più il cento per cento. Si chiama ristrutturazione del debito.

Il signore tranquilli, normale e prudente si indigna e si infuria. Ma era stato avvertito, da anni e dai vari Van Rompuy. Avvertito che sarebbe prima o poi finita così se lui e milioni di suoi concittadini non avessero smesso di fare orecchie da mercante e di chiedere, anzi esigere dai governi di continuare a governare come prima, come sempre. Gli era stato detto al signor Brambilla, Rossi o Esposito, ma nessuno si era preso la responsabilità di spiegargli e lui aveva fuggito la fatica di capire. Capire che nel 2008 era successo che in tutto l’Occidente banche e sistema finanziario in crisi di liquidità e patrimonio erano stati salvati con il denaro e la garanzia pubblici forniti da tutti i governi. Salvate le banche e i banchieri, gente avida e antipatica, straricca e impunita. Ma salvati anche i conti in banca, anche quelli del signor Brambilla, Rossi o Esposito. Se infatti quelle banche saltavano nel 2008, il signore tranquillo, normale e prudente una mattina di quell’anno sarebbe andato a provare a ritirare il suo conto, a salvare i contanti trovando la banca chiusa e non per sciopero.

Salvati tutti in nome del principio, anzi della misura di ordine pubblico, per cui nessuno poteva fallire e chiudere. Salvati al costo di migliaia di miliardi di denaro e garanzia pubblici che si andavano a sommare ai deficit e debiti pubblici che già c’erano. Totale: trilioni di debito sparsi per tutto l’Occidente, da Washington ad Atene, da Dublino a Londra… Erano stati salvati tutti ma non si era riusciti a salvare tutto: il prezzo del salvataggio dei banchieri e dei conti in banca era stato il diluvio universale del debito e la desertificazione del lavoro. Debito e disoccupati. Si poteva continuare così sperando passasse la “nottata”? I governi dovevano diminuire il debito, ma ogni governo che lo faceva davvero si condannava ad essere sconfitto alle elezioni dalla sua gente. Si continuò a pensare che il debito potesse essere pagato facendo debito e che occupazione si potesse fare continuando a spendere. Era quello che chiedeva la gente, signori Brambilla, Rossi ed Esposito compresi quando non in prima fila. Tanto nessuno poteva fallire…

Fino a che un giorno una signora tedesca di nome Angela Merkel, che della Germania faceva il Cancelliere disse: “Basta salvare tutti con i soldi dei contribuenti, chi spende troppo, chi non rientra dal debito può fallire, anzi ristrutturare il suo debito”. Cioè non pagare tutti i suoi debiti ai creditori, signori Brambilla, Rossi ed Esposito compresi. Possibilità di fallire che valeva per gli Stati e per le banche. Era impazzita la signora Merkel? No, era l’unica o quasi ad essere savia. Senza il rischio del fallimento gli Stati e le banche avrebbero continuato a far debito. La Merkel lo disse e, siccome era tedesca, preparò il suo paese. Gli altri paesi si preparano meno o per nulla. Tira di qua, tira di là si arrivò al 2017: qualche Stato e qualche banca fallirono e qualche signor Rossi, Brambilla od Esposito andò quel giorno in banca e trovò il suo risparmio “ristrutturato”.

Eppure era ancora il 2010 e quel Van… o come si chiama aveva avvertito. Ma giornali e telegiornali avevano altro di più importante e “glamour” di cui occuparsi. E i partiti politici pure. E la gente, la brava gente comune tanta voglia di essere avvertita non aveva. Come una gigantesca famiglia i cui “figli”, di fronte al padre che continua a finanziare zia che gioca a Gratta e Vinci, che gioca anche lui al video-poker, che spende tutto lo stipendio o la pensione e fa debiti pari ad un’altra pensione o debito che non ha, si preoccupino solo e soltanto che quel genitore continui a passare loro la consolidata e abituale paghetta. Così si arrivò a quel giorno del 2017, anche il giorno prima il titolo di apertura di giornali e telegiornali era stato sullo scontro tra Bossi, Renzo, e l’erede che verrà di Saviano.