Bufera su Finmeccanica ed Enav: “10 milioni di fondi neri per tangenti”. E Guarguaglini disse: “Non mi succederà nulla”

Pubblicato il 27 Novembre 2010 - 12:15 OLTRE 6 MESI FA

Pier Francesco Guarguaglini

I vertici di Finmeccanica ed Enav sono nella bufera, accusati di corruzione, frode e creazione di fondi neri. Secondo Fiorenza Sarzanini, del Corriere della Sera, l’accusa parla addirittura di “10 milioni di fondi neri” messi da parte per pagare tangenti a manager e politici.

Questa è l’ipotesi di reato per cui gli amministratori delegati di Enav, Guido Pugliesi, e di Selex Sistemi Integrati, Marina Grossi (moglie del numero uno di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini), sono indagati dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti assegnati a Selex Sistemi Integrati (Finmeccanica) dall’Ente nazionale di controllo di assistenza al volo.

In tutto gli indagati sono una decina, tra cui il direttore centrale delle relazioni esterne di piazza Montegrappa, Lorenzo Borgogni, il presidente dell’Enav, Luigi Martini, l’ex consulente esterno di Finmeccanica, Lorenzo Cola, il commercialista di Cola, Marco Iannilli, e l’imprenditore Tommaso Di Lernia, proprietario di Print System. Ma, soprattutto, la storia gira intorno a una figura femminile: lady Finmeccanica, Marina Grossi,  la silenziosa moglie di uno dei manager più potenti e più pagati d’Italia, Pierfrancesco Guarguaglini.

I giornali, all’indomani delle perquisizioni delle Fiamme Gialle, danno ampio spazio alla vicenda. Ma il dato più nuovo e più intrigante lo scrive Marco Lillo sul ‘Fatto Quotidiano’ e riguarda proprio il rapporto tra Guarguaglini (che nell’inchiesta non sembra essere implicato) e la moglie. Lillo ricorda un’intervista di Guarguaglini alla Repubblica del 17 novembre scorso in cui il numero uno di Finmeccanica diceva: “Mia moglie? Sarebbe stato meglio che fosse da un’altra parte”. E quando gli era stato chiesto “Non teme che lei e sua moglie da soggetti informati dei fatti possiate trasformarvi in indagati?”, mister Finmeccanica aveva mollato così la consorte: “Sono due vicende profondamente diverse. Per quanto mi riguarda penso che non mi possa assolutamente succedere niente”. Il Fatto Quotidiano legge così questa presa di distanza dalla Grossi: “Un messaggio al pm Giancarlo Capaldo che ha perquisito (e indagato) solo la signora mentre il navigatissimo boiardo continua a restare fuori dall’inchiesta”.

A questo punto vale la pena spiegare quale fosse, secondo gli inquirenti, il “funzionamento” di queste frodi fiscali messe in piedi da Finmeccanica. A spiegarlo è Carlo Bonini sulla Repubblica: “Per anni – si legge – Finmeccanica, attraverso la sua controllata “Selex Sistemi integrati” ha in Enav la sua ‘cassa continua’. Acquisisce appalti per forniture e opere aeroportuali a trattativa privata, li subappalta alla “Technosky” (che di Enav è un controllata) che a sua volta li gira ‘a realtà industriali eterogenee’. La ‘Print Sistem srl’ di Tommaso Di Lernia (uomo che conosce una prima volta la galera nell´inchiesta su Ricucci), la ‘Arc trade srl’ di Marco Iannilli, la ‘Aicom srl’, la ‘Simav’ (Sistemi di manutenzione avanzati) o la ‘Renco’. Sono società che, a quanto pare, hanno un solo merito. Sono ‘in carico’ a uomini chiave di Finmeccanica. ‘Print Sistem’ e ‘Arc trade’ le “porta” Marina Grossi (amministratore delegato di Selex e moglie del presidente di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini) e il consulente di famiglia Lorenzo Cola.’Aicom’, ‘Simav’, ‘Renco’ hanno la benedizione di Lorenzo Borgogni, capo delle relazioni esterne di Finmeccanica. Soprattutto, sono società necessarie a definire una ‘catena’ che, nell’allungare i tempi e moltiplicare gli attori degli appalti Enav, ne gonfiano i costi. Offrendo per altro un’opportunità. Giocare con le fatture. Per frodare il fisco. Per aggiustare a mano libera i bilanci, truccando ora le plusvalenze, ora le passività. Dunque, per creare fondi neri”.

Ma a chi finiva questa presunta montagna di denaro “nero”? Verosimilmente, scrive ancora Repubblica, “nelle tasche di manager corrotti. Altrettanto verosimilmente per pagare i costi della politica”. Lì dove per costi della politica si intendono “tangenti ai politici”.

Il Corriere della Sera, invece, documenta che a rivelare il percorso dei soldi e la presunta corruzione furono le parole di Lorenzo Cola ai pm in un interrogatorio di metà novembre: “Se le ditte volevano lavorare me dovevano pagà – diceva Cola – E pure gli altri”. In una frase c’è l’essenza della questione: un sistema messo in piedi per la spartizione degli appalti e per mettere da parte fondi occulti per tangenti a manager e politici.

Alla luce di questi meccanismi, suona ancora più stridente quello che ricorda il Fatto Quotidiano, e cioè che solo una ventina di giorni fa le commissioni Difesa di Camera e Senato hanno approvato stanziamenti per quasi un miliardo di euro a favore di aziende dell’indotto di Finmeccanica per un programma pluriennale legato all’impegno italiano in Afghanistan: 200 milioni per elicotteri da guerra A-129 Mangusta, per i sistemi di puntamento Ots fabbricati dalla Salex Galileo e per i nuovi missili anticarro Spike. 22,3 milioni verranno spesi per l’acquisto di 271 mortai da 81 millimetri di nuova generazione. 125 milioni per la costruzione, alla Fincantieri di Genova, di una nuova unità navale della Marina militare con funzione di appoggio alle forze di incursori, ricerca e soccorso. 87,5 milioni verranno spesi per dotare i sommergibili classe U-212 di un nuovo siluro “pesante” (1,2 tonnellate). 63 milioni serviranno a realizzare, presso l’aeroporto militare di Pisa, un grande “hub” aereo militare nazionale, la più grande base aera della Nato d’Europa. 236 milioni sono stati stanziati per creare una rete informatica militare sperimentale, detta Defence Information Infrastructure (Dii). Infine 200 milioni andranno all’AgustaWestland di Finmeccanica per l’acquisto di dieci nuovi elicotteri Aw-139.

Infine è bene ricordare che la storia, scoppiata venerdì mattina con le perquisizioni da parte della Guardia di Finanza, non è nuova. Tanto è vero che di fondi neri e frodi fiscali in Finmeccanica ed Enav già ne aveva parlato Guido Ruotolo sulla Stampa il 28 maggio di quest’anno. Si parlava di tre inchieste, degli appalti “pilotati”, si faceva il nome di Marina Grossi. Poi venivano riportate alcune intercettazioni di Gennaro Mokbel, indagato nell’inchiesta Fastweb-Telecom. “In una conversazione Mokbel afferma – si leggeva nell’articolo di Ruotolo – ‘Io ieri sera sono stato a cena con uno dei capoccioni di Finmeccanica, uno dei tre che comandano. Lui vive a Washington, ha firmato l’accordo da sei miliardi… sugli aerei… Tramite l’avvocato Nicola (il senatore Di Girolamo?, ndr) ci hanno offerto di aprire un’agenzia per tutto il centro Asia, per la vendita di prodotti di sicurezza… e prodotti militari… elicotteri Agusta. Ci abbiamo una riunione lunedì’. Quando queste intercettazioni sono diventate pubbliche, Finmeccanica ha smentito che Mokbel o comunque qualcuno della sua banda sia mai stato ricevuto dai vertici della holding. Il direttore generale di Finmeccanica, Giorgio Zappa, sollecitato dai giornalisti, nel giorno della retata Mokbel si limitò a commentare con un «no comment» i rapporti che emergevano tra la banda e Finmeccanica”.