Sos Istat: Pil italiano in calo dell’1%, e 6,7 milioni di italiani senza soldi

Pubblicato il 11 Marzo 2013 - 11:49 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Calo del Prodotto interno lordo italiano e segnali d’allarme per il 2013. Secondo i dati Istat, durante gli ultimi dodici mesi, il Pil è calato del 2,4%, con una performance del -0,9% nel quarto trimestre (-2,8% nel raffronto con il periodo ottobre-dicembre del 2011, considerando che c’è stata una giornata lavorativa in meno del trimestre precedente e una in più rispetto al quarto trimestre del 2011). Ma il dato preoccupante è dato dal -1% acquisito per il 2013.

Sempre secondo l’Istat, aumenta la quota di italiani che vivono in gravi condizioni di difficoltà (+4,2%). Se nel 2010 la percentuale di famiglie in tale condizione si attestava al 6,9%, nel 2011 la percentuale è schizzata all’11,1%. Tra il 2010 e il 2011, inoltre, l’indicatore della “grave deprivazione” sale dal 6,9% all’11,1%: ciò significa che 6,7 milioni di persone sono in difficoltà economiche, con un rialzo di 2,5 milioni in un anno. Cresce anche il livello di disuguaglianza, quello misurato attraverso il rapporto tra il reddito posseduto dal 20% più ricco della popolazione e il 20% più povero. Si va dal 5,2% del biennio 2008-2010 al 5,6% del 2011 (il che significa che il 20% più ricco delle popolazione percepisce un ammontare di reddito più elevato del 5,6% rispetto al 20% più povero).

L’Istituto di statistica spiega che nell’ultimo trimestre del 2012, rispetto ai tre mesi precedenti, i principali aggregati della domanda interna hanno registrato diminuzioni significative, con cali dello 0,5% per i consumi finali nazionali e dell’1,2% per gli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono diminuite dello 0,9% e le esportazioni sono aumentate dello 0,3%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,6 punti percentuali alla crescita del Pil, con contributi di -0,4 punti dei consumi delle famiglie e di -0,2 punti degli investimenti fissi lordi.

La variazione delle scorte ha contribuito negativamente alla variazione del Pil per 0,7 punti percentuali. Meglio invece sul versante estero, con la domanda che ha avuto un apporto positivo al Pil del Paese per lo 0,4%. Il valore aggiunto ha registrato variazioni congiunturali negative per l’industria (-2,2%) e per i servizi (-0,3%), mentre è aumentato dello 0,6% nell’agricoltura. In termini tendenziali, il valore aggiunto è calato in tutti i settori: -7,3% l’agricoltura, -6,3% le costruzioni, -4,1% l’industria in senso stretto e -1,6% i servizi.