Mps, crollo continuo in Borsa. Monti: “Non abbiamo nulla da nascondere”

Pubblicato il 24 Gennaio 2013 - 19:00| Aggiornato il 6 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Terza giornata da incubo per Monte dei Paschi di Siena: anche giovedì in Borsa ha perso l’8%, segnando un nuovo record negli scambi, pari a 821 milioni, il 7% del capitale. Lo scandalo derivati e il “salvataggio con Monti bond travolgono anche la campagna elettorale, o quanto meno ci provano. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, rispedisce al mittente le accuse del Pdl: gli introiti dell’Imu non vanno a finanziare il salvataggio di Mps, dice Monti, sono solo “fantasie elettorali”. Ma il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, avverte: “E’ una questione grave”. E allo stesso tempo specifica: “Ho piena fiducia nella banca d’Italia”.

Proprio Palazzo Koch è uno dei bersagli delle critiche del centrodestra berlusconiano, insieme al Pd, tirato in ballo per i legami decennali del partito (prima Ds, prima ancora Pci) con la banca senese.

L’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, accusa Mario Draghi di scarsa vigilanza, ma anche il suo successore, Vittorio Grilli, non si fa scappare una sibillina reprimenda: “Non è un fulmine a ciel sereno, sappiamo da un anno che la banca è in una situazione problematica. Non ho evidenza di problemi simili in altre banche. Sui controlli dico soltanto che spettano a Banca d’Italia”.

Proprio a Grilli toccherà riferire in Parlamento. A chiamarlo  il presidente della Camera Gianfranco Fini e Tremonti. Lo stesso che ha accusato il governo Monti di aver “nascosto” la verità su Mps al Parlamento.

Ma lo scontro non è solo tra centro e centrodestra ma anche, ovviamente, tra centrodestra e centrosinistra. Angelino Alfano chiede che nel Pd “non facciano i marziani. La vicenda Monte Paschi di Siena è gravissima e scandalosa. Quattro miliardi sono stati dati a questa banca prendendoli dalle tasche dei cittadini anche attraverso l’Imu”, è la sua tesi. “Il Monte dei Paschi è vicino al crack, è stato governato di fatto e di diritto della sinistra. Questo è l’esempio di come la sinistra governerebbe il Paese”.

Pier Luigi Bersani smarca il partito dagli attacchi: “Il Pd non c’entra un tubo di niente. Perché il Pd fa il Pd e le banche fanno le banche”. E Massimo D’Alema chiosa: “Il sindaco di Siena non è il Pd”.

Ormai, però, la questione Mps è tema da campagna elettorale. Gli Italiani, più concretamente, si domandano se devono temere per i loro conti correnti e i (pochi) soldi che ci sono dentro. La finanza si trova a fare i conti ancora con le scatole cinesi dei derivati. Ma la polvere sotto il tappetto prima o poi da qualche parte doveva venire fuori.