Esodati, 11 aprile giorno della verità: soluzione Aspi per i più anziani

Pubblicato il 10 Aprile 2012 - 10:01 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Per gli esodati giovedì 11 aprile potrebbe essere il giorno della verità. Un giorno prima della manifestazione indetta dai sindacati il governo proporrà una risposta che circoscriva il fenomeno, dopo il censimento dei soggetti che non hanno i requisiti per la pensione. Dalla riunione al tavolo tecnico permanente fra ministero del Lavoro, Inps e Ragioneria dello Stato uscirà la proposta, ancora non ufficializzata, del ricorso all’Aspi (assicurazione sociale per l’impiego) come  soluzione ponte per chi rischia di rimanere senza stipendio e senza assegno previdenziale.

Il piano punterebbe a ad assicurare con una norma transitoria il passaggio dall’indennità di disoccupazione (o dalla mobilità) al nuovo ammortizzatore sociale, l’Aspi appunto. In condizioni normali l’Aspi è un’indennità che dura 18 mesi con un tetto di 1119 euro. L’Aspi verrebbe messo a disposizione nel corso del 2013: con ulteriori 18 mesi di copertura una grossa fetta di esodati riuscirebbe a raggiungere la pensione con i  nuovi requisiti introdotti dalla Riforma Fornero (214/2011, articolo 24).

La soluzione Aspi riguarderebbe i lavoratori più anziani, cioè la platea di interessati che nell’arco del 2013 si troverebbero a non più di due anni dal raggiungimento dei requisiti di pensionamento. Resta il problema, domani si saprà meglio, se il dettaglio di tutte le posizioni anagrafiche e contributive sarà stato effettuato, un lavoro complicatissimo affidato agli esperti attuari dell’Inps. Due le obiezioni dei sindacati che vorrebbero come unica soluzione lo scivolo verso la pensione per tutti con le vecchie regole. Primo, quei lavoratori cui spetterebbe l’Aspi, verrebbe assicurato un ammortizzatore sociale che al massimo arriva a 1119 euro, mentre il sussidio attuale può arrivare fino all’80% dello stipendio. Altra obiezione: l’Aspi decurta anche l’assegno previdenziale, perché i contributi figurativi sarebbero legati al sussidio stesso e non all’ultima busta paga.