Pensioni partite Iva: bloccato aumento aliquota contributiva. 27% nel 2014

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Novembre 2013 - 10:14 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni partite Iva: bloccato aumento aliquota contributiva. 27% nel 2014

Pensioni partite Iva: bloccato aumento aliquota contributiva. 27% nel 2014

ROMA – Pensioni partite Iva: bloccato aumento aliquota contributiva. 27% nel 2014. Non ci sarà la “stangatina” programmata sui contributi pensionistici dei lavoratori a partita Iva. L’aumento dal 27 al 28% dell’aliquota, previsto dal 1° gennaio 2014 secondo la legge 92 del 2012, verrà sterilizzato attraverso un emendamento del Governo  alla Legge della Stabilità. Il consenso  per la sterilizzazione dell’aumento è bipartisan: la senatrice del Pd, Rita Ghedini (Pd) ha presentato un emendamento che proroga per il 2014 l’aliquota contributiva al 27% per i titolari di partita Iva iscritti alla gestione separata. D’accordo il presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano (che pensa a una sospensione per un riordino complessivo della contribuzione delle partite Iva) e dal presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, Pdl (che però invita a ragionare sul fatto che a una minore contribuzione corrisponderanno poi assegni più bassi).

Lo stop segna un cambiamento di rotta rispetto alla legge Fornero che indicava nel 2018  il traguardo progressivo per riallineare la contribuzione delle partite Iva a quelle da lavoro dipendente al 33%. La sospensione recepisce fra l’altro l’appello delle associazioni di categoria, secondo cui il temuto aumento avrebbe penalizzato “lavoratori e lavoratrici altamente professionalizzati che stanno prevalentemente fuori dai fenomeni di evasione fiscale, con scarsissime protezioni sociali e che, in questi anni di crisi, non hanno beneficiato di alcun ammortizzatore sociale”.

La platea interessata è di 200 mila lavoratori autonomi, professionisti che lavorano solo con la partita iva e guadagnano in media 18.836 mila euro lordi, 9.041 mila netti all’anno, pari a 753,44 al mese. Secondo i calcoli della Cgil, la cifra da stanziare nella legge di stabilità per bloccare una «misura iniqua» è di 26 milioni di euro.