Pensioni prima ma a meno soldi, poi dal 2016 chi vorrà. Tito Boeri (Inps)

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Marzo 2015 - 09:08 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni. Tito Boeri (Inps): "Sì età flessibile e contributo da quelle più alte"

Pensioni. Tito Boeri (Inps): “Sì età flessibile e contributo da quelle più alte”

ROMA – Pensioni. Tito Boeri (Inps): “Sì a età flessibile e al contributo di solidarietà da quelle più alte”. “Reddito minimo per contrastare le situazioni di povertà” e “forme di flessibilità” sull’età di uscita anticipata dal lavoro, con pensioni proporzionalmente più leggere. Sono le due proposte lanciate dal neopresidente dell’Inps, Tito Boeri, in un’intervista ad Enrico Marro che apre oggi la prima pagina del Corriere della Sera.

Si immagina un percorso che, in deroga alla rigidità dell’uscita dal lavoro stabilita dalla riforma Fornero a 66 anni, l’anticipo a 62 anni possa scattare solo dopo il ricalcolo delle pensioni in pagamento con il sistema contributivo (non prima della prossima legge finanziaria) e solo per chi sarà intenzionato a farlo.

Lei da economista ha sostenuto l’opportunità e la praticabilità di un ricalcolo con il contributivo delle pensioni in pagamento e un contributo sugli assegni più elevati per ricavare circa 4 miliardi che potrebbero andare alle pensioni più basse. E’ sempre di quest’idea?

«Ci lavoreremo. Faremo anche qui un’operazione trasparenza: uno studio per categorie mettendo a confronto l’importo delle pensioni in pagamento con quello che si ottiene dal ricalcolo col metodo contributivo. Sulla base di questi dati potremo formulare proposte d’intervento. Si tratta di quel ruolo propositivo dell’Inps di cui parlavo all’inizio e che rivendico. L’istituto, grazie alle sue competenze e al ricco patrimonio di dati di cui dispone, può essere un consulente di qualità del governo, un po’ come Banca d’Italia».

Quando sarà pronto questo studio? Prima della prossima legge di Stabilità?

«Sì, mi piacerebbe riuscirci entro l’estate». (Enrico Marro, Corriere della Sera)

Due idee da accompagnare al taglio delle direzioni centrali, “che sono troppe, una cinquantina”, al cambio di governance dell’ Istituto, con un cda di tre membri e un Civ (consiglio di indirizzo e vigilanza) più “snello” e senza “funzioni di cogestione”, e a un’operazione trasparenza, con un ‘pin’ di accesso al proprio conto sul sito dell’Inps in modo che tutti possano conoscere la propria situazione: nel 2015 sarà una “possibilità” per tutti i dipendenti privati e nel 2016 per i parasubordinati (con la famosa busta arancione riservata a chi non ha un accesso internet).

Il neopresidente assicura che non c’è da preoccuparsi per il deficit da 6,7 miliardi ereditato dall’Inpdap: “Lo squilibrio verrà gradualmente riassorbito”. A suo giudizio è da avviare una riflessione sulle spese assistenziali, “per affrontare l’aumento della povertà che, in questi anni di crisi, ha colpito di più le fasce d’età prima del pensionamento”.

“Bisognerebbe insomma spendere meglio le risorse pubbliche – prosegue – prevedendo per esempio un reddito minimo per contrastare le situazioni di povertà, finanziato dalla fiscalità generale. Poi, dal lato della previdenza, è chiaro che, usando il calcolo contributivo, si potrebbero introdurre forme di flessibilità”. “Ma prima – precisa – bisogna convincere la Commissione europea perché purtroppo i conti pubblici vengono considerati nella loro dimensione annuale anziché sul medio-lungo periodo”.