Rcs, le prime teste a cadere nel nuovo corso instaurato dalla gestione di Urbano Cairo, saranno quelle del presidente, Maurizio Costa e del consigliere delegato, Laura Cioli. Per Costa è un fatto quasi automatico, la Cioli, secondo il Sole 24 Ore, starebbe trattando la buonuscita. Mercoledì 3 agosto, è prevista la riunione del Consiglio di Amministrazione di Rcs, editore del Corriere della Sera, e quella potrebbe essere l’occasione per il cambio della guardia.
Subito dopo avere raggiunto la certezza del successo della sua opas, Cairo aveva manifestato chiare le sue intenzioni sulla gestione:
“Voglio avere tutte le deleghe e capire quando esce 1 euro, perché esce e come”.
Intanto, subito, Cairo vorrebbe le dimissioni di quattro consiglieri su 9. Se non si potesse arrivare a una intesa in armonia, tutti sanno che Urbano Cairo ha ormai già conseguito una maggioranza che gli permetterebbe di convocare un’assemblea per la revoca del cda.
Per nominare un nuovo consiglio con una regolare assemblea, ci vogliono per legge 40 giorni e Cairo non può aspettare, ha fretta. E poi si sa che in 40 giorni può capitare di tutto, mentre Cairo non può permettersi di distrarsi, al tavolo al quale si è seduto si gioca pesante e gli errori non li perdona nessuno.
Difficile azzardare un toto nomine. Si era parlato di Giovanni Bazoli come presidente, ma lui ha tagliato corto:
“No, penso che non sia opportuno. Per coerenza, dato che come presidente emerito [di Banca Intesa San Paolo] resto legato alla banca”, ha detto Bazoli al Foglio.
Urbano Cairo, che per ringraziare gli azionisti di Rcs che gli hanno dato fiducia, ha comprato un’intera pagina del Corriere della Sera per scrivere, sotto forma di pubblicità, molto all’americana:
“Cairo ringrazia gli azionisti di Rcs. Tutti quanti. Ops!”
prendendo un impegno preciso con i suoi soci, non nuovi perché Cairo era già azionista del Corriere ma anonimi nella maggior parte dei casi:
“Ve lo dico a parole, ve lo dimostrerò con l’impegno: lavorerò molto per rilanciare una grande azienda dal potenziale inespresso. Punterò ad aumentarne prestigio, ricavi e marginalità. Metterò in campo tutta la passione che ho per il mio mestiere, per veder fiorire un progetto in cui credo e in cui credete tutti voi”.
Per dare concretezza a queste parole, una prima promessa:
“Non andrò in vacanza, ho del lavoro da fare”.
Claudio Plazzotta, uno dei giornalisti meglio informati nel campo dell’editoria, nota: anche se Cairo tenderà ad accentrare a sé molte funzioni all’inizio della sua avventura in via Rizzoli, non per questo è detto che dirigenti di primo livello come il cfo Riccardo Taranto debbano per forza essere rimossi. O che si nomini un direttore delle relazioni esterne (carica vacante da mesi, dopo l’addio di Carlo Rossanigo, passato ad Allianz), tenuto conto del fatto che Cairo è abituato a parlare direttamente con i giornalisti, e che, su questo fronte, potrebbe avvalersi della competente consulenza in comunicazione di Barabino & partners, con cui collabora da tempo.
Anche in Spagna Antonio Galiano, al momento, sembra piuttosto saldo. Più a rischio la posizione di Raimondo Zanaboni, numero uno della concessionaria pubblicitaria di Rcs: quello è un mestiere che Cairo conosce bene, i numeri di Rcs, relativi al capitolo advertising, lo convincono poco, e si potrebbe cambiare un manager come Zanaboni, ancora relativamente giovane (58 anni) ma che occupa quel posto in Rcs da undici anni ed è già sopravvissuto a più di una rivoluzione.
Sarà da assegnare la poltrona di numero uno di Rcs sport (sistema Gazzetta e organizzazione eventi sportivi), occupata ad interim dall’a.d. Cioli. Da questo business Cairo si attende molto, in particolar modo dal Giro d’Italia, che dovrebbe passare in breve da 25 a 50 milioni di euro di ricavi.
Alessandro Bompieri verrà invece con tutta probabilità confermato ai vertici della divisione News Italy ovvero quella più strategica, e che comprende il sistema Corriere della Sera e i sistemi verticali dei periodici.
Cairo non toccherà neppure la pancia del gruppo, ovvero i quasi 1.500 giornalisti e i quasi 2 mila tra impiegati e dirigenti Rcs. Perché, come ama ripetere,
“nelle aziende in cui sono entrato i lavoratori son sempre migliori dei loro capi”.
Ciò di cui Plazzotta sembra certo, invece, è che Cairo inciderà su quelle pratiche che portano, per esempio, La Gazzetta dello Sport ad avere un vicedirettore vicario e quattro vicedirettori, con uno schema che si ripete al Corriere della Sera.
Basta guardare quanto ha fatto Ernesto Mauri, che per un po’ ha lavorato con Cairo guidando Cairo editore, quando è arrivato ai vertici del gruppo Mondadori: ha raso al suolo la pletora di condirettori e vicedirettori dei vari periodici, lasciando, a ciascuna testata, un direttore e un vicedirettore, e stop.
Cairo ha già detto che conferma alla direzione del Corsera Luciano Fontana (uomo non solo di continuità ma anche di grande qualità che, per di più, piace a Giovanni Bazoli e al mondo di Banca Intesa così importante per il successo di Cairo in Rcs), mentre sulla Gazzetta dello Sport, guidata da Andrea Monti (61 anni) è stato più freddino, liquidando la questione con un «vedremo». Il nuovo editore Cairo non ha mai nominato Amica: ma non si è dimenticato del mensile guidato da Emanuela Testori (62 anni). Non ne ha parlato semplicemente perché va bene e guadagna soldi. Così come le tv di Digicast (Lei, Dove, Caccia e pesca).
Nei prossimi giorni si completeranno anche le procedure dell’Opas lanciata da Cairo su Rcs il quale, venerdì 23 luglio, ha avuto la certezza di avere la maggioranza assoluta della Rizzoli raggiungendo con le adesioni il 50,13% del gruppo.
Sullo sfondo, nota Marigia Mangano del Sole 24 Ore, restano le azioni legali promosse dalla cordata Imh. Diego Della Valle, tra i promotori dell’esposto, presentato sia a titolo personale sia attraverso Imh di cui fa parte, ha attaccato con forza la Commissione per la scelta fatta di non sospendere l’Opas Cairo. E intende tra l’altro fare ricorso sulla decisione Consob, secondo quanto riportato dall’Ansa.