Redditometro 2013: come funziona e come fare per difendersi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Luglio 2013 - 16:13 OLTRE 6 MESI FA
Redditometro 2013: come funziona e come fare per difendersi

Redditometro 2013: come funziona e come fare per difendersi

ROMA – Come fare a difendersi dal nuovo redditometro? Già da marzo è entrato a pieno regime lo strumento col quale il Fisco, l’Agenzia delle Entrate, controllano le spese degli italiani e verificano se sono congrue con il reddito dichiarato. A ottobre poi gli 007 delle tasse, con il Sid e l’anagrafe tributaria entreranno nei nostri conti correnti. Libero, come già in precedenza il Sole 24 Ore, ha consigliato alcune mosse per evitare rogne col redditometro.

Ma prima bisogna capire come funziona, il redditometro. Spiega Francesco De Dominicis su Libero:

“Già da marzo scorso, comunque, i funzionari del fisco controllano in modo automatico lo stile di vita degli italiani incrociando le spese sostenute con i redditi disponibili. Lo fanno in due modi: accedendo a 128 banche dati che registrano le spese di ognuno e, per i consumi più comuni (cibo, divertimenti, vestiario…) con le spese presunte di una famiglia media rilevate dall’Istat. Se le spese superano di oltre il 20% la media Istat, il contribuente può essere chiamato dal fisco a rendere conto dei motivi del suo comportamento «anomalo» e, se non è «convincente », parte l’accertamento fiscale vero e proprio. I controlli sono retroattivi, cioè riguardano le spese sostenute dal 2009 fino al 2012. Le prime richieste di verifica sono già arrivate a casa dei contribuenti.

I contribuenti che entreranno nel mirino dello strumento di accertamento saranno chiamati a giustificarsi anche prima dell’emanazione dell’atto di accertamento nel corso dei vari incontri obbligatori con il fisco. In caso di incongruenze, infatti, tra i dati in possesso dell’amministrazione finanziaria e il reddito dichiarato, il diretto interessato sarà invitato presso l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate per fornire ulteriori dati e notizie utili sulla sua situazione reddituale. Nel caso poi in cui il fisco le ritenesse insufficienti, il contribuente sarà nuovamente chiamato in contraddittorio per l’accertamento con adesione”.

Una volta capito come funziona il redditometro, la domanda seguente è come fare a difendersi dal redditometro, come evitare di ritrovarsi in un ufficio dell’Agenzia delle entrate a dover rendere conto del proprio tenore di vita.

1. Conservare gli scontrini, le fatture, le ricevute. Ci dovremo trasformare tutti in piccoli archivisti. Ovviamente lo scontrino del caffè potremo anche buttarlo, ma sarà meglio conservare quello dell’acquisto di un televisore, le ricevute delle spese condominiali, le fatture della benzina (per chi per lavoro si deve spostare), il bollo dell’auto, i premi di assicurazione per responsabilità civile, l’iscrizione a club o a circoli. Se avremo comprato una casa o una macchina, sarà importante provare tutte le spese fatte per il mantenimento della casa o dell’auto: così il Fisco potrà capire se siamo noi o è qualcun altro il reale usufruttuario di quel bene.

2. Preferire i pagamenti tracciabili. Evitare di pagare in contanti, soprattutto quando si tratta di spese grosse. Pagare con carta di credito, bancomat o bonifico facilita il lavoro del redditometro, rendendo tracciabile chi paga e chi usufruisce di beni e servizi. Se le spese per ristrutturare una casa sono state pagate con un bonifico che parte dal nostro conto corrente, il Fisco avrà la certezza che siamo noi e non altri quelli che stanno godendo del bene-casa.

Se non abbiamo attuato queste semplici misure di prevenzione, oppure se il Redditometro si è insospettito ingiustamente riguardo al nostro tenore di vita, potremo ancora difenderci durante la fase dell’accertamento e del contraddittorio. Spiega De Dominicis su Libero:

“Una volta chiamato in contraddittorio, comunque, il contribuente potrà eventualmente contestare il ricorso alla ricostruzione sintetica perché […]
alcuni beni considerati dall’ufficio sono di fatto nella disponibilità di terzi, i quali, in tutto o in parte, ne sostengono le relative spese
o perché alcuni beni o servizi, in realtà, sono destinati all’attività d’impresa.

Se, invece, l’accertamento sintetico appare utilizzabile, il contribuente potrà dimostrare che
il finanziamento della spesa o la capacità contributiva desunta dal redditometro derivano da risparmi di annualità precedenti, redditi esenti (rendite per invalidità permanente o per morte, borse di studio, pensioni di guerra),
redditi assoggetti a tassazione alla fonte mediante ritenuta (interessi su conti correnti bancari e postali),
o da altri accadimenti, quali donazioni dirette e indirette, estranei alla determinazione del reddito imponibile.

Il contribuente potrà, inoltre, dimostrare che
le spese sono state sostenute in conseguenza di smobilizzi patrimoniali o che in realtà sono state sostenute da terzi.
Per farlo, però, dovrà presentare – come precisato dalla giurisprudenza sul vecchio redditometro – una copia degli assegni circolari emessi in favore dei venditori e gli estratti conto intestati a coloro che hanno sostenuto la spesa.

Per gli incrementi patrimoniali, non vi sarà più, dal 2009 in poi, la presunzione di formazione del reddito per quote costanti. Pertanto sarà necessario giustificare che
il bene è stato acquistato grazie a denaro elargito da altri soggetti
 (familiari, istituti di credito)
o mediante risparmi che sono stati accumulati nel corso degli anni. In riferimento a quest’ultimo caso, può essere opportuno accantonare annualmente (o con cadenza minore) somme per l’acquisto futuro per esempio di un immobile
e che lo faccia in modo da poter sempre dimostrare la causalità tra risparmio e acquisto effettuato.
Se l’immobile fosse acquistato grazie a denaro proveniente da terzi (per esempio familiari),
è consigliabile evidenziarlo in via cautelativa nell’atto di acquisto”