Roma l’ottavo colle, il monte dei “buffi”: affitti al Comune non pagati per 1 miliardo

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 27 Ottobre 2021 - 08:31 OLTRE 6 MESI FA
Roma l'ottavo colle, il monte dei "buffi": affitti al Comune non pagati per 1 miliardo

Roma l’ottavo colle, il monte dei “buffi”: affitti al Comune non pagati per 1 miliardo FOTO ANSA

A Roma è cresciuto un ottavo colle: il monte dei “buffi”, o dei crediti a seconda della prospettiva da cui lo si osserva. Un colle alto un miliardo di euro, tanto grande quanto le entrate dovute al Comune e dal Comune mai riscosse per gli affitti di case, appartamenti e beni immobili della Città Eterna. Un monte in crescita, tra l’altro, perché nessuno fa nulla: chi non ha mai pagato continua a non farlo e le case occupate da chi non ha diritto restano tali.

Cosa si potrebbe fare con un miliardo di euro?

Le risposte sono tante, diverse e ancor più numerose in una città come Roma che certo non gode del suo miglior momento di forma. Si potrebbe investire nel ciclo dei rifiuti, si potrebbe implementare il sistema di trasporto pubblico, si potrebbero costruire scuole, alloggi popolari e perché no anche uno stadio. Il gioco sembra divertente, ma non lo è. Non lo è perché, del miliardo di euro di crediti che il Comune di Roma ha, la metà sono inesigibili. Si tratta di 481 milioni che esistono su carta ma mai si tradurranno in entrate per le pubbliche casse.

Questo perché i primi atti interruttivi della prescrizione sono stati inviati solo a febbraio 2011. Prima di quella data nessuno aveva fatto nulla per mettere in sicurezza i crediti. Per la gioia dei morosi. Come si fa a mettere insieme un credito da 1 miliardo di euro non è cosa semplice nemmeno per un colosso della burocrazia come il Comune di Roma. Ci vuole applicazione, ingegno e anche una spruzzata di colpa. Per questo al corpo dell’ottavo colle concorrono diversi fattori e altrettanti attori.

Quelli che non pagano

Ci sono i morosi: gli inquilini che mai o comunque da tempo immemorabile semplicemente non pagano il canone d’affitto, e non lo pagano anche avendone le possibilità. Succede, ad esempio, a pochi passi dalla Basilica di San Giovanni in Laterano dove un’inquilina, che pur guadagnando 68mila euro l’anno, da più di trent’anni ha deciso di non pagare.

Ci sono poi gli inquilini che possiamo definire impropri: quelli cioè che abitano in un alloggio popolare o ad un canone ultra concordato pur non avendone diritto, almeno dal punto di vista del reddito. Categoria in cui compaiono parrucchieri di quello che una volta si chiamava jet-set, proprietari di alberghi a Capri e sulle Alpi, titolari di catene di supermercati e contribuenti con redditi dichiarati oltre i 100mila euro.

Ci sono poi gli abusivi nudi e crudi 

Quelli cioè che la casa popolare la abitano perché sono entrati con la forza, letteralmente buttando giù la porta di un immobile lasciato colpevolmente vuoto dal Comune nonostante le 13mila richieste ferme in lista d’attesa. Una realtà in cui domina la criminalità organizzata che gestisce il racket delle occupazioni e un sistema di assegnazioni alternativo a quello legale da cui trae autorità e controllo del territorio.

E ci sono poi, infine, i colpi di genio della a volte mostruosa cosa pubblica: le case, gli appartamenti dati in affitto a poche decine di euro al mese al Colosseo, a Piazza Navona e nel cuore di Roma. Immobili che sul mercato frutterebbero ognuno decine di migliaia di euro l’anno, soldi che potrebbero essere spesi per realizzare residenze e ospitare molte più persone in difficoltà di quelle che, a canone improbabile, vivono dentro la storia.