Salvini: “Il salva-casa non è un condono per le ville in spiaggia”. Cosa prevede la norma

di redazione economia
Pubblicato il 6 Aprile 2024 - 13:55
norma salva casa ansa

Foto d’archivio Ansa

A margine di un appuntamento della Lega a Torino, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini rispondendo ha risposto così a chi gli chiedeva se il centrodestra riuscirà a trovare una sintesi sul testo del piano salva-casa: “Assolutamente sì, appena il testo sarà definito verrà presentato a tutti, e penso sarà un guadagno per tutti”. Salvini spiega: “Sulla casa stiamo lavorando non per condonare abusi esterni, ma per aiutare milioni di famiglie che non riescono a comprare o a vendere casa loro. È un problema che riguarda la maggior parte delle case italiane e sta bloccando gli uffici comunali. Per quanto mi riguarda va regolarizzato: il cittadino paga, il Comune incassa, e il mercato riparte”.

Salvini spiega che non sarebbe un condono: “Mi sembra una cosa assolutamente ragionevole, che ovviamente non riguarda le zone sismiche, archeologiche o le ville abusive sulle spiagge. Bisogna fare velocemente, siamo alla quinta riunione con decine di soggetti, stiamo costruendo il provvedimento insieme agli ingegneri, agli architetti, ai geometri, ai notai, alle cooperative, alle imprese, ai proprietari”.

Cosa verrà regolarizzato nella norma salva-casa 

Sono tre tipi di difformità quelle su cui interverrà la norma. Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, si tratta di difformità di natura formale, come il disallineamento tra il progetto e quanto materialmente realizzato in cantiere. Difformità interne, come le modifiche stratificate nei decenni, ad esempio con gli spostamenti di tramezzi e le aperture di porte. Infine “difformità più pesanti, non sanabili per effetto del regime della doppia conformità, che richiede il rispetto di un incrocio di verifiche difficile da superare per moltissimi interventi”. Si tratta dunque di “tre livelli crescenti di irregolarità”. Sanarle consentirebbe di legittimare lavori ormai consolidati negli anni su singoli elementi, come muri, soppalchi, finestre, nicchie, cornicioni, porte o balconi, che oggi bloccano la circolazione e la ristrutturazione degli immobili, ingolfando peraltro i cassetti degli uffici comunali.

Il quotidiano spiega innanzitutto che per i lavori realizzati prima del 1977 (anno della legge Bucalossi) non esisteva la possibilità di effettuare varianti in corso d’opera, quindi queste modifiche, anche se rientravano in varianti definite “leggere” o non essenziali, non venivano corrette e oggi creano le difformità. Ad esempio una finestra che era sul progetto e poi non è stata realizzata o un cornicione che era di 30 centimetri ma che nella realtà è di mezzo metro. Il secondo caso riguarda le difformità interne non semplicemente formali. Prima del 1977 quando si faceva il progetto di un edificio non si presentavano le planimetrie di tutto, ma bastava un “piano tipo”. Ma in fase di realizzazione degli immobili, alcuni elementi potevano essere modificati, magari con un bagno in più, o con lo spostamento di un tramezzo o con la divisione di una stanza. Modifiche che oggi sono considerate difformità.

C’è, poi, il terzo livello: quello delle difformità che potevano essere sanate al momento della realizzazione dell’intervento ma che adesso non sono più regolarizzabili per effetto del meccanismo della doppia conformità. In base al Testo unico edilizia, spiega il Sole, oggi possono essere sanati solo gli elementi conformi alle regole del momento di realizzazione degli elementi e del momento di richiesta della sanatoria. È un doppio paletto che il decreto Salvini intende eliminare.