Sogin, 900 persone per smaltire il nucleare che non c’è. E sede a Mosca

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Maggio 2014 - 10:13 OLTRE 6 MESI FA
Sogin, 900 persone per smaltire il nucleare che non c'è. E sede a Mosca

Massimo Romano (Foto Lapresse)

ROMA – Quasi 900 dipendenti e costi stimati entro il 2020 per 4 miliardi e mezzo di euro, più di quanto sarebbe costato abolire l’Imu sulla prima casa. Sono alcune delle cifre di Sogin, la Società italiana di gestione degli impianti nucleari. Una società statale che, 26 anni dopo la chiusura delle centrali, macina soldi, come sottolinea Roberto Rizzo sul Corriere della Sera.

“Se c’è una cosa che alla Sogin non sono mai mancati, quelli sono i soldi. Soldi facili, per di più: arrivano in automatico. Trecento, anche quattrocento milioni l’anno da destinare allo smaltimento delle scorie delle vecchie centrali nucleari chiuse, prelevati direttamente dalle nostre bollette. Il che, se possibile, rende ancora più insopportabile il sospetto che tutto quel denaro possa aver alimentato un giro di tangenti gestito dai soliti noti”.

Secondo i magistrati, riferisce Rizzo, alcuni politici avrebbero esercitato “indicibili pressioni” perché venisse riconfermato l’amministratore delegato Giuseppe Nucci, scomodando, per raggiungere l’obiettivo, anche l’ex senatore di Forza Italia ed ex ministro della Difesa Cesare Previti. Anche se poi queste presunte pressioni non hanno raggiunto lo scopo, dal momento che al posto di Nucci oggi c’è Riccardo Casale. 

In Sogin, comunque, il connubio soldi-politica parrebbe essere stretto. Rizzo ricorda quando, nel novembre del 2003, durante un vertice italo-russo tra l’allora presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, e il presidente russo, Vladimir Putin, venne sottoscritto un accordo che prevedeva

“lo smaltimento di un certo numero di sommergibili atomici russi con l’assistenza dell’Italia. Costo: 360 milioni. E chi paga? I contribuenti italiani, ovviamente. Per essere più precisi, gli utenti. Il compito viene affidato infatti alla Sogin. Una fettina delle nostre bollette dovrebbe quindi servire a smantellare l’arsenale atomico sottomarino dei russi. Ma ovviamente anche a coprire gli altri costi che quell’operazione si porta dietro. Per dirne una, l’affitto di una sede faraonica a Mosca con una ventina di dipendenti supervip, fra cui la sorella del capo del personale. Tutti generosamente retribuiti e gratificati da una diaria di 300 euro al giorno”.

Sulla vicenda intervenne l’Autorità dell’energia, allora presieduta da Alessandro Ortis, che contestò i 4,8 milioni spesi per la sede di Mosca. Ma il presidente della Sogin, generale Carlo Jean, fece ricorso, già consigliere militare di Francesco Cossiga, fece ricorso, sostenendo che non erano stati usati soldi degli utenti.

Eppure di soldi in Sogin ne giravano tanti, evidenzia sempre il pezzo di Rizzo.

“Si assumono parenti di amici e dipendenti, fino a toccare numeri da capogiro: 600 persone. Per non parlare di alcuni investimenti pubblicitari piuttosto curiosi, per un’impresa pubblica che ha come ragione sociale lo smaltimento delle scorie nucleari. Tale è la partecipazione al primo Salone del Libro organizzato alla Fiera di Milano. Costo: 257 mila euro più Iva. Una iniziativa inspiegabile, se non forse rammentando che il patron del Salone era un certo Marcello Dell’Utri, bibliofilo già capo di Publitalia e fondatore di Forza Italia a cui la Cassazione ha confermato venerdì la condanna definitiva a 7 anni per i suoi rapporti con la mafia”.

A quel punto, però, il Tesoro, che detiene il 100% di Sogin, decide di mettere Nucci al posto dell’amministratore delegato Giancarlo Bolognini. 

“Viene dall’Enel e ha l’imprimatur del direttore del ministero Vittorio Grilli. Siccome di poltrone non ce ne sono abbastanza, c’è spazio anche per l’incredibile ampliamento da cinque a nove membri del consiglio di amministrazione. Con l’ingresso di un politico dell’Udc trombato alle regionali del 2005 che aveva protestato ferocemente contro la Sogin quando le scorie atomiche dovevano essere depositate a Scanzano Jonico. E che farà presto parlare di sé: Cosimo Mele verrà pizzicato due anni dopo da parlamentare con due prostitute in un albergo di Roma”.

Se con l’arrivo di Romano Prodi a Palazzo Chigi nel 2006 le cose cambiano un po’, con la nomina di Massimo Romano per “bonificare la baracca”, scrive Rizzo, nel 2008 torna Berlusconi e con lui Nucci.

Stipendio, 570.500 euro. Quando nell’autunno scorso Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni sostituiscono amministratore delegato e presidente i dipendenti della Sogin sfioravano quota 900. Ai successori spetta una bella rogna. Il piano di smaltimento dei nostri cadaveri atomici dovrebbe chiudersi per il 2020, con una spesa preventivata di 4,5 miliardi (…)”.

Il conto, nel frattempo, è aumentato:

“In una interrogazione i grillini hanno ricordato che si stima a tutt’oggi una spesa di 6,7 miliardi con un ritmo di avanzamento dei lavori dell’1% l’anno”.