Sprechi. 2 mld annui in consulenze spesso inutili: velisti, sciatori…

Pubblicato il 28 Febbraio 2012 - 11:00 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dimmi quante consulenze hai e ti dirò quanto sprechi: la Corte dei Conti fa il suo lavoro e denuncia il costo sproporzionato, spesso inutile, dei quasi due miliardi di euro (1 mld e 738 milioni e 626 euro) che ogni anno sindaci e governatori, presidenti di provincia e direttori di aziende sanitarie, rettori di università e manager delle società partecipate spendono per affidare incarichi a 250 mila professionisti di ogni campo. Se vogliamo considerare professionisti anche il suonatore di piano bar, il velista amatore, l’organista dei matrimoni, lo sciatore, cui il generoso governatore della Sicilia ha affidato contratti di consulenza per la ricostruzione delle zone alluvionate intorno a Messina. In Emilia Romagna c’è il dipendente pubblico miracolato da un contratto di consulente elargito dallo stesso ente che gli versa ogni mese lo stipendio.

Secondo il ministero dell’Innovazione, dal 2006 al 2010 la spesa per le consulenze è salita di 400 milioni di euro. Considerando il totale sembra fuori controllo. La Corte dei Conti ha rilevato che tanti incarichi sono assegnati “in assenza di requisiti professionali adeguati”. Peggio, sono assegnati senza nemmeno controllare se, casomai, tra i dipendenti stipendiati ci sia qualcuno in grado di svolgere lo steso lavoro. “Previa verifica dell’esistenza di professionalità interne” dicono i magistrati contabili. Ma i danni erariali, quelli che vengono denunciati, non giungono mai  a sentenza: a fronte di un miliardo e 800 milioni di spesa per consulenze esterne, le condanne per consulenze illecite hanno accertato danni erariali per un valore di miseri tre milioni tre.

Un male endemico, lo giudica il magistrato siciliano Luciano Pagliaro. Un sistema, un altro modo per spiegare la presa della politica su un fiume di denaro pubblico. Le regioni più ricche sono ovviamente quelle che spendono di più in consulenze. Prima la Lombardia, con 300 milioni annui. Il campionario di consulenze facili esposto dai magistrati contabili comprende il segretario comunale assurto a direttore generale come il consulente che “espletava le sue funzioni al telefono”. Comicità involontaria del burocratese: a furia di “espletare funzioni”, con l’ex sindaco Moratti e grazie a un disinvolto ricorso allo spoil system c’era caso di diventare manager.

Seconda l’Emilia Romagna, con 231 milioni: qui la Guardia di Finanza ha scovato diversi doppiolavoristi in nero, come il prof universitario contemporaneamente amministratore delegato di una società. Danno erariale, 22 milioni, sperando che si arrivi a una condanna. Il Lazio è quarto, dopo il Veneto, con 144 milioni: qui le spese della Rai per trovare consulenti legali che dichiarassero legittima la nomina dell’innominabile (in termini legali) l’ex direttore generale Meocci, ha fatto epoca. IL capo dell’ufficio legale Rai, responsabile della spesa dovrà rifondare gli inutili costi sostenuti.

Non è raro, infine, incontrare la consulenza fotocopia, stesso progetto, doppia paga. E’ successo in Liguria dove è stato accertato come un ex assessore regionale e un dirigente avessero gonfiato le spese: nel 2001 affidano l’incarico di un progetto di sviluppo organizzativo a 72.500 euro, nel 2007 nuova consulenza sullo stesso progetto, che il professore copia e incolla, senza peraltro plagiare altri da se stesso.