Dal Mediterraneo all’Artico le rotte della guerra per gas e petrolio

Pubblicato il 25 Luglio 2011 - 21:24| Aggiornato il 26 Luglio 2011 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La battaglia per l’oro del ventunesimo secolo, cioè la coppia energetica gas-petrolio, si gioca sui mari. Secondo il quotidiano di Torino La Stampa, Dall’Artico al Mediterraneo, passando per le isole Curili e e le Senkaku (o Diaoyutai), a mediare in questo acquatico scacchiere energetico sono le Nazioni Unite.

L’Onu tenta di mediare tra Israele e Libano che si contendono riserve di gas nel Mediterraneo per cento miliardi di dollari, giacimenti scoperti negli ultimi dieci anni al largo di Haifa.

A cercare di mediare in Medio Oriente è andato Michael Williams, inviato speciale dell’Onu per il Libano. Motivo del contendere tra Beirut e Gerusalemme sono i due grandi giacimenti di gas naturale Tamar e Leviathan, scoperti dalla compagnia texana Noble Energy e da quella israeliana Delek.

Il Libano ha presentato all’Onu mappe con confini marittimi che includono parte dei giacimenti. Israele ha portato a News York quelle con i confini internazionali già esistenti. In questa contesa c’è Williams, inviato per evitare che la disputa origini una guerra per le risorse energetiche.

Magli orizzonti di Williams non si fermano lì. L’inviato dell’Onu deve infatti anche far leva su Cipro, con cui sia Beirut sia Gerusalemme hanno definito i propri confini marittimi.

Il mediatore ha suggerito a Beirut di sviluppare progetti di esplorazione a largo delle coste per rimediare a un ritardo di 7-8 anni nei confronti di Israele. La speranza è che nuove possibili scoperte sui fondali del Mediterraneo attenuino le tensioni.

A nord, a contendersi le dieci miliardi di tonnellate di petrolio e gas naturale dell’Artico sono Russia, Stati Uniti, Canada , Norvegia e Danimarca. Nonostante un accordo firmato nel 2011 la guerre sotterranea rimane.

Ad oriente Filippine, Malaysia, Brunei e Vietnam  hanno siglato con la Cina un accordo sulle linee guida per lo “sfruttamento pacifico” delle risorse nel Mare della Cina del Sud. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton, presente alla firma in Indonesia, ha parlato di “passo importante per la pace e la stabilità”.