I leghisti sloggiano dalla Puglia? Radio Padania deve liberare le frequenze in Salento

Pubblicato il 25 Gennaio 2011 - 13:14 OLTRE 6 MESI FA

ALESSANO (LECCE) – Basta con gli slogan leghisti nell’etere salentino: il ripetitore di Radio Padania montato ad Alessano “non è autorizzato” e dunque l’emittente non potrà più trasmettere, almeno per il momento, in territorio pugliese. L’altolà è arrivato dal ministero dello Sviluppo economico, che ha inviato una lettera per motivare il provvedimento: avrebbe coperto le frequenze già usate da una radio locale

La decisione del ministero è scaturita dopo che 3 settimane fa, come racconta su La Stampa Giuseppe Salvaggiulo, un’emittente salentina, Radio Nice, ha presentato un ricorso denunciando che le proprie frequenze erano state “occupate” da Radio Padania.

Radio Padania si è spinta fino al Tacco d’Italia senza problemi visto che viene riconosciuta dal 2001 (con una norma varata dal governo Berlusconi) come “radio a carattere comunitario”, una speciale categoria caratterizzata da “assenza dello scopo di lucro in nome di particolari istanze culturali, etniche, politiche e religiose”. In pratica, questa norma consente all’emittente leghista di occupare gratuitamente frequenze radio con una semplice certificazione al ministero.

L’avvocato Gianluigi Pellegrino, che si è occupato della questione, ha annunciato “un’azione civile per risarcimento danni”. Ma Radio Padania, come ha spiegato il suo amministratore, Cesare Bosetti, cercherà subito altre frequenze libere in quella zona, in modo da riuscire ancora a “parlare al Sud”.

La vicenda, ha sottolineato Salvaggiulo, presenta due aspetti: uno giuridico e uno politico. Dal punto di vista giuridico, grazie al suo status particolare, “Radio Padania può anche permutare le frequenze meridionali con altre necessarie a coprire tutto il Nord (attualmente, mancano ancora alcuni capoluoghi, tra cui Modena e Rovigo), risparmiando centinaia di migliaia di euro”. Per questo il sindaco di Alessano Gigi Nicolardi, che ha guidato la protesta, spiega: «La decisione del ministero non risolve l’anomalia»”.

Per quanto riguarda invece l’aspetto politico, la vicenda ha fatto avvicinare anche schieramenti contrapposti: “Nei giorni scorsi si sono svolte manifestazioni sotto il traliccio della discordia a cui hanno partecipato esponenti di Pd e Pdl, il Consiglio regionale inviava un appello al ministro Romani, si creavano comitati e gruppi su Facebook”.

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