Ibernazione, in coda per risorgere nell’azoto liquido a -196 gradi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Dicembre 2014 - 09:56 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Italiani che non si arrendono alla morte e nemmeno si affidano alla fede, ma alla scienza. E per continuare a vivere si danno allibernazione. Sono duemila i nostri connazionali in coda per essere appesi a testa in giù nell‘azoto liquido, conservati come cetrioli a 196 gradi sotto zero. Pronti a pagare, per questo, fino a 150mila euro.

Al momento in quelle cisterne chiamate tewar ci sono già duecento corpi compreso quello di un italiano. La crionica, ovvero la preservazione a basse temperature di esseri umani morti con la speranza di ripristinare in futuro le loro funzioni vitali, è un fenomeno che riguarda anche l’Italia. Qui una decina di persone ha già sottoscritto un documento per chiedere che il proprio corpo venga criopreservato. E hanno pagato tariffe che variano dai 28mila ai 150mila euro.

Oltre alle due società che già esistono da anni negli Stati Uniti, la Alcor ed il Cryonic Institute, ne è nata anche una in Russia, la Cryorus. In Europa il Regno Unito e la Germania sono tra i Paesi con il maggiore seguito di ‘crionicisti’. E il fenomeno è in espansione.

Il tutto in attesa che “la scienza della rianimazione tra 50 o 100 anni sarà molto più avanzata di oggi”, perché secondo Max More, capo della Alcor, le persone “che oggi soccombono ad una condizione fatale sono in effetti recuperabili. L’obiettivo è riuscire a preservarli per il futuro, quando una tecnologia più avanzata sarà in grado di riportarli in vita”.

Le sacche di ghiaccio come un sudario, poi l’iniezione del crioprotettore al posto del sangue. Infine il lungo viaggio nell’azoto liquido a 196 gradi sotto lo zero. E colui che per il senso comune è un morto, qui diventa “paziente”.

A sfidare la morte affidandosi alla scienza c’è anche un italiano: Aldo Fusciardi, un imprenditore morto a 75 anni nel 2012, e da allora conservato nell’azoto liquido. Un suo amico, Giovanni Ranzo, ha fatto la stessa scelta ed ha firmato nel 2006 un contratto con il Cryonic Institute. “L’idea dell’ibernazione per me è una scommessa, l’unica alternativa all’estinzione”, spiega Ranzo, insegnante romano di 55 anni.

Alternativa pagata a caro prezzo, però. “La crionica viene ancora gestita in termini economici, molto più che in ricerca”, spiega Bruno Lenzi, che si occupa di estensione della vita. Lenzi critica anche “l’assenza di uno specifico testamento biologico”. E alla mancanza di dati a livello scientifico si aggiungono altri dubbi.

Man mano che ci si allontana dalle strutture, i tempi per il trasporto verso la criopreservazione diventano più approssimativi. Tanto che qualche anno fa partì un progetto di residence pre-morte per i clienti, vicino alle strutture. Inoltre, non ci sono garanzie sulla solidità finanziaria delle stesse società. Alcune, vere e proprie fondazioni, ricevono finanziamenti volontari oltre alle entrate che arrivano dalla sottoscrizione dei contratti. Nel caso di un fallimento economico, i corpi potrebbero finire dall’azoto liquido al terreno.

(Foto Ansa)