Matteo Messina Denaro, nuovo identikit del boss di Cosa Nostra

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Marzo 2014 - 09:33 OLTRE 6 MESI FA

PALERMO – Fronte alta e stempiata, labbra sottili, occhi scuri, naso pronunciato e capelli scuri. Questo l’ultimo identikit del latitante Matteo Messina Denaro. Non una sua foto degli anni ’90 invecchiata al computer, ma un volto disegnato dalla descrizione di chi lo conosce e l’ha incontrato.

Messina Denaro è considerato boss di Cosa Nostra, latitante dal 1993 è il ricercato numero 1 in Italia. E se alcune fonti indicano all’estero il suo rifugio, il nuovo identikit e nuove testimonianze lo vorrebbero ancora in Sicilia, magari proprio nella sua Castelvetrano.

Attilio Bolzoni e Salvo Palazzolo su Repubblica, che ne mostra l’identikit in esclusiva, scrivono:

“È un identikit che probabilmente peserà sulla sua latitanza. È una traccia, una delle poche intorno a un boss considerato un fantasma. Da mesi e mesi i rumors annunciano «imminente » o addirittura «certa» la sua cattura, ma lui — che compirà 52 anni il prossimo 26 aprile e che è alla macchia dal 2 giugno 1993 come mandante ed esecutore per le bombe di Firenze, Roma e Milano — è sempre nascosto nel suo regno di Castelvetrano”.

Sulla testa di Messina Denaro pesa la taglia offerta da 1 milione e mezzo di euro e il nuovo identikit, frutto di descrizione diretta e non di una rielaborazione grafica al computer, potrebbe renderlo più visibile:

Da ragazzo andava in giro in Porsche ed esibiva Rolex, in età adulta — saranno le responsabilità di tenere in piedi l’organizzazione o più probabilmente le paure di essere acciuffato — non ha dato segni diretti di sé dal giorno che è diventato un latitante. Solo «pizzini», mandati in ogni angolo della Sicilia. Ma, anno dopo anno, è stata smantellata la sua catena di protezione. Centinaia di «sostenitori» fra Palermo, Trapani e soprattutto la sua Castelvetrano. Imprenditori che si erano intestati i suoi beni (lui risulta ufficialmente un coltivatore diretto), villaggi turistici, affari nelle energie pulite, calcestruzzi, grande distribuzione, commesse pubbliche, smaltimento rifiuti, aziende vinicole e di ristorazione, ospizi per anziani, case di cura, cantieri navali. E, alla fine, nella rete sono caduti anche familiari molto stretti”.

Beni sequestrati per milioni di euro e familiari arrestati, tra cui la sorella Patrizia Messina Denaro, che portava i pizzini di Matteo in giro, come rivelato dal prestanome Lorenzo Cimarosa, cugino acquisito di Messina Denaro:

“«Non sono un pentito — ha messo a verbale Cimarosa davanti ai sostituti Marzia Sabella e Paolo Guido e al procuratore aggiunto Teresa Principato — ma voglio parlare, perché sono esasperato, e non solo io, dai continui arresti, dalle perquisizioni, dai sequestri che fate per arrivare a Matteo Messina Denaro. Dopo l’arresto di mio cognato Giovanni Filardo, io mi sono occupato del sostentamento del latitante e della sua famiglia. Negli ultimi tempi gli ho fatto avere 60mila euro. A dicembre 8mila».

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(Rielaborazione al pc dell’identikit – Foto LaPresse)