Italia, che fine farà? Paolo Guerrieri scruta il futuro: “Partita a tre. Dove va l’economia del mondo” Italia, che fine farà? Paolo Guerrieri scruta il futuro: “Partita a tre. Dove va l’economia del mondo”

Italia, che fine farà? Paolo Guerrieri scruta il futuro: “Partita a tre. Dove va l’economia del mondo”

Italia, che fine farà? Paolo Guerrieri scruta il futuro. “Partita a tre” è una guida per orientarsi negli eventi che caratterizzano il quadro economico internazionale. Allontanate lo spettro di una lettura tecnica, fatta di teorie economiche, richiami impossibili da decifrare, ed abbracciate la possibilità di un libro afferrabile. Se vi interessa sapere dove va l’economia del mondo, questo è il saggio adatto.

Vi troverete a camminare lungo tracce precise, ben delineate, che non farete fatica a seguire. Sono le impronte degli anni della grande globalizzazione di fine ed inizio secolo. Del liberismo sfrenato e del capitalismo senza regole, del dominio della finanza. Della sbornia per i mercati e delle grandi crisi economiche.

Ma in questo saggio non c’è solo passato e presente. Anzi, semmai questa parte è propedeutica per entrare nel vivo di una riflessione che guarda al futuro.

Lo scrive nell’introduzione il suo autore, Paolo Guerrieri, già professore di Economia nelle Università di Roma e Berkeley. Nonché consulente della Commissione Europea, dell’Ocse e di Banca Mondiale. “Ho cercato di individuare le tendenze principali che definiscono la fase attuale dell’evoluzione economica mondiale. E della globalizzazione che ne ha segnato e continua a caratterizzarne in modo decisivo gli andamenti. Per poi arrivare a interrogarmi sui futuri possibili scenari”.

Dunque una triplice dimensione, passato, presente e futuro. Tre strade che confluiscono verso un unico centro. Lo snodo dove passano i destini dei protagonisti del libro. Stati Uniti, Europa e Cina-Asia, sono loro infatti, i “tre” della “partita” nella metafora del titolo. 

Un saggio in quattro parti

La struttura del saggio è di quelle solide che danno garanzia. Si divide in quattro parti. “La globalizzazione feliz”, “L’incerto futuro dell’economia del mondo”, “L’Europa sostenibile” e “Un’opportunità per l’Italia?”.

In apertura di testo arriva subito un condensato esatto e chiaro delle vicende economiche più importanti dal dopoguerra fino alla Grande crisi del 2008/09. È molto importante questo approccio iniziale. Perché consente al lettore di avere ben chiare le ragioni e le tappe che ci hanno portato nel mondo economico di oggi.

“Aver consentito una circolazione incontrollata dei capitali speculativi si rivelò un rischio eccessivo. Lo riconobbe, pur se anni dopo, lo stesso FMI. E un’altra conferma venne soprattutto dalle numerose crisi finanziarie scoppiate nell’ultimo decennio del secolo scorso, che assunsero dimensioni estese. Solo attraverso massicci interventi da parte dei governi, soprattutto di quello americano, si riuscì allora a evitare conseguenze ancora più disastrose. Ma senza scongiurare il rischio di una crisi ancora più estesa, di natura sistemica, e quindi tale da poter assumere dimensioni globali. E fu proprio ciò che avvenne qualche anno dopo con la Grande crisi finanziaria” (pagina 32).

Un possibile futuro per Stati Uniti e Cina-Asia

Ci si aspetterebbe un testo poco divulgativo. Invece, proprio una delle doti da evidenziare, è la sua capacità di essere fruibile senza perdere autorevolezza. Basta leggere tutta la seconda parte – che comincia dalla ripresa economica del 2010 e finisce con l’elaborazione di un possibile futuro per Stati Uniti e Cina-Asia – per averne concretezza. Eppure le questioni sono molte, alcune anche complicate da spiegare, ma tantè, in questo testo, vengono ben risolte.

“L’America di Biden si occuperà per un periodo iniziale, più o meno lungo, soprattutto di problemi domestici. Sul fronte esterno, è possibile prevedere che Washington tornerà ad avere un ruolo importante nel rilancio della cooperazione internazionale. Senza poter assicurare, tuttavia, una leadership globale come in passato. Molto dipenderà anche dalle scelte e dai comportamenti degli altri attori. In una economia mondiale che appare sempre più frammentata e multipolare, con la presenza ingombrante di una nuova superpotenza come la Cina” (pagina 121).

Italia e assetto tripolare

Non c’è bisogno di arrivare alla fine del libro per capire che Guerrieri sviluppa la sua riflessione da un’idea di assetto tripolare come futuro possibile. Stati Uniti, Europa e Cina-Asia hanno nella loro storia economica, ma anche politica, le ragioni del mondo che potrà venire. Ma esistono altre variabili, trasversali alle grandi aree economiche, con un tasso di ingovernabilità molto alto, che determineranno gli eventi.

Stanno ad esempio in questo ragionamento l’emergenza Covid, la drammatica crisi ambientale, oppure le crescenti sfide sul piano commerciale e diplomatico; ma soprattutto c’è il tema delle tecnologie digitali. Su questo Guerrieri è molto chiaro. La leadership mondiale sarà contesa da coloro che meglio riusciranno ad innovare.

“Non si tratta però di un classico confronto tra Stati, come si è visto altre volte in passato. Altri protagonisti di primo piano sono i Big Tech americani (Amazon, Apple, Google, Facebook e Microsoft) e cinesi (Alibaba, Tencent, JD.com, Xiaomi e Meituan). Ovvero i grandi gruppi oligopolistici che dominano la maggioranza dei comparti digitali a livelli globali” (pagina 122).

In questo mutevole quadro, che ruolo avranno Europa e Italia? 

La terza parte prova ad elaborare una risposta.  

L’incipit di questa porzione del saggio congela il sangue nelle vene. “Le radicali trasformazioni dell’economia globale nel corso degli anni Novanta e fino ai primi anni del nuovo secolo, descritte nelle pagine precedenti, hanno avuto in Europa risposte in larga misura insoddisfacenti” (pagina 135).

Le pagine che seguono sono anche peggiori.

Si deve arrivare al 2012, con il varo da parte della BCE di un nuovo piano di acquisti di titoli sovrani, per avere un po’ di sano ottimismo. L’umore migliora più avanti, quando si parla del “Next Generation EU”, il “Piano per la ripresa dell’Europa”. 

“Il Next Generation EU, rappresenta, non vi è dubbio, un enorme passo avanti compiuto dall’UE, una vera e propria svolta epocale, in termini di strumenti comuni di politica economica” (pagina 177). 

Comunque è chiaro. L’Europa deve sviluppare una nuova “autonomia strategica” (pagina 191). Ma non è detto che saremo capaci di farlo. “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” (Ungaretti).

L’ultima parte, la quarta, è tutta roba di casa nostra: “Un’opportunità per l’Italia?”

C’è poco da dire. Guerrieri fa il suo lavoro e fotografa la realtà, senza sbavature, per come è. Declino economico, prolungato ristagno, debito pubblico alle stelle, debole struttura produttiva, infrastrutture inadeguate, eccessiva burocrazia amministrativa, bassa istruzione, inefficiente sistema giudiziario, insufficiente internazionalizzazione, poca innovazione, ecc, ecc, ecc, ecc… Non ci facciamo mancare niente. 

“L’Italia beneficia di grandi aiuti europei, ma in cambio deve assicurare una stagione di investimenti e riforme, che sono ben noti proprio perché non abbiamo saputo o voluto affrontarli da svariati decenni. Scelte fondamentali si pongono dunque oggi per il futuro del nostro paese. Un nostro fallimento potrebbe compromettere il successo del Next Generation EU e, di qui, rimettere seriamente in discussione lo stesso processo di integrazione della UE. Per il nostro paese vorrebbe dire sprecare un’opportunità unica, che difficilmente si ripresenterà di qui a molti anni a venire, condannandoci a rimanere in quel prolungato declino che caratterizza ormai da troppo tempo l’economia e la società del nostro paese.” (pagina 243).

Next Generation EU, salvaci tu. 

Trent’anni di economia globale in 256 pagine futuro compreso. Saggio concreto, da tenere sempre a portata di mano. 

“Partita a tre. Dove va l’economia del mondo”, di Paolo Guerrieri, il Mulino, pp.256, formato cartaceo € 16,00, formato digitale € 11,99.

 

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