Padre nostro pregano 2,5 miliardi di cristiani, antica preghiera ebraica

Padre nostro pregano due miliardi e mezzo di cristiani, antica preghiera ebraica, radici millenarie di una religione nata a Babilonia

a cura di Sergio Carpi
Pubblicato il 3 Marzo 2024 - 06:38
Padre nostro pregano due miliardi e mezzo di cristiani, antica preghiera ebraica, radici millenarie di una religione nata a Babilonia.

Padre nostro pregano due miliardi e mezzo di cristiani, antica preghiera ebraica, radici millenarie

Padre nostro pregano e invocano due miliardi e mezzo di cristiani nel mondo, ogni domenica, ogni giorno. La preghiera, Pater Noster, ufficialmente ha duemila anni, in realtà ne ha molti di più, affondando le sue radici nella tradizione ebraica, a sua volta indebitata con la cultura religiosa babilonese e mediorientale.

Questo legame millenario dovrebbe scaldare il cuore, perché ti fa sentire parte di una spinta che nasce con le origini della civiltà e forse ancora più indietro. Non piace alla Chiesa di Roma in nome della sua pretesa unicità e della asserita originalità dell’insegnamento di Gesù Cristo.

Ci dà una versione del Padre Nostro, come quella che si recita nella Messa, il Vangelo di Matteo. Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così.


Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome, 
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti 
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.


Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Quanto questa traduzione, come forse altre, sia attendibile è materia di fede. Insospettisce che, nel testo reperibile online e quindi costantemente aggiornabile, compaiano le parole “non abbandonarci alla tentazione”, nuovissima invenzione vaticana che non amava più l’originale “non ci indurre in tentazione”, “ne nos inducas in tentationem”. 

Sono parole che riconoscono un ruolo quantomeno non neutro di Dio nel male oltre che nel bene. D’altra parte il diavolo, prima di iniziare a tormentare il povero Giobbe (storia presa pari pari da Babilonia) chiede il permesso a Javhe. Il che ha autorizzato la teoria non disprezzabile (se Dio è onnipotente non può esistere una forza alternativa ma solo e comunque subordinata; quando vedono Gesù i demoni scappano senza nemmeno provare a resistere) che il demonio sia in realtà una specie di agente segreto del Padreterno.