ROMA – Google non è tenuto a “dimenticare” i dati personali che trova su altri siti. Il motore di ricerca non è tenuto a far valere “il diritto all’oblio”, secondo l’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione europea. Se foto scomode o dati sensibili appaiono tra i risultati della ricerca di Google, la colpa non è di Moutain View e non sarà costretto a cancellarli. Google Spain vince così la battaglia contro l’Agenzia spagnola di protezione dati, aprendo ad un precedente. Chi non vorrà far trovare foto o informazioni su di sé, non potrà più rivolgersi al motore di ricerca.
Se quel trovate tra i risultati di Google non vi piace, non è detto che possiate prendervela con il colosso di Moutain View. Una cattiva notizia per quanti come Bettina Wulff, seconda moglie dell’ex presidente federale tedesco Christian Wulff, hanno querelato Google per quei risultati di ricerca non graditi. La Wulff aveva presentato una dichiarazione al tribunale di Amburgo perché in rete girava la voce di un suo presunto passato “a luci rosse” come escort. Voce smentita dalla Wulff, ma che dal web, gli rispose Google, era impossibile da estirpare. Se i propri dati personali, veri o falsi che siano, compaiono nel web Google non sempre ne è responsabile.
Il tribunale tedesco della corte federale locale aveva invitato Google a cancellare la funzione che suggerisce accostamenti di parole durante la ricerca, perché può essere lesiva dei diritti della persona. Invece l’avvocato generale della Corte Ue, che spiega: “I fornitori di servizi di motore di ricerca non sono responsabili, ai sensi della direttiva sulla protezione dei dati, del fatto che nelle pagine web che essi trattano compaiano dati personali. Pertanto Google non va considerato come responsabile del trattamento dei dati personali che compaiono nelle pagine web che tratta”.
Il motore di ricerca infatti “non implica alcun controllo sui contenuti presenti nelle pagine web di terzi e non mette neppure il fornitore del motore di ricerca in condizione di distinguere tra i dati personali secondo la direttiva (che si riferisce ad una persona fisica vivente e identificabile) e gli altri dati”.
Solo in alcuni casi Google può e deve proteggere i dati personali: “Un’autorità nazionale per la protezione dei dati non può imporre ad un fornitore di servizi di motore di ricerca su Internet di eliminare informazioni dal suo indice, tranne nei casi in cui tale fornitore non abbia rispettato i codici di esclusione o non si sia conformato ad una richiesta proveniente dal sito web concernente un aggiornamento della memoria cache”.
L’avvocato della Corte Ue, nel risparmiare Google dalle accuse dell’Agenzia protezione dati spagnola, sottolinea comunque che “la direttiva non istituisce un diritto all’oblio generalizzato. Questo non può pertanto essere fatto valere nei confronti di fornitori di servizi di motore di ricerca fondandosi sulla direttiva, neppure con un’interpretazione alla luce della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”.