Allarme attentato a Fini: annullata l’assoluzione per Belpietro

Pubblicato il 24 Maggio 2012 - 09:37 OLTRE 6 MESI FA
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Maurizio Belpietro (Lapresse)

ROMA – La Cassazione ha annullato l’assoluzione del direttore del quotidiano “Libero”, Maurizio Belpietro, dall’accusa di “procurato allarme” pronunciata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano il 16 maggio 2011. Secondo la Corte, riferisce l’Ansa,  il giornalista aveva il dovere di controllare la veridicità della notizia su un presunto progetto di attentato al presidente della Camera Gianfranco Fini, prima di veicolare questa informazione nell’editoriale a sua firma, pubblicato il 27 dicembre 2010, in mancanza di precisi riscontri al riguardo.

Il gip invece, aveva condannato Emanuele Catino, l’uomo che raccontò del presunto attentato a Belpietro. I supremi giudici – con la sentenza 19367 depositata oggi e relativa all’udienza svoltasi lo scorso 20 aprile – hanno accolto il ricorso della Procura di Milano contro il proscioglimento di Belpietro.

Secondo il gip, Belpietro aveva ”prudentemente espresso dubbi sulla veridicità, o meno, di quanto appreso, dicendo espressamente di non essere in grado di dire se la notizia avesse un fondamento o fosse stata inventata”. Invece, per la Cassazione, ”nel caso in esame la colpa è del tutto evidente, poiche’ il giornalista, prima di pubblicare una notizia, ha l’obbligo professionale di accertare la veridicita’ della stessa, tanto piu’ se la notizia e’ di particolare gravita’ e idonea a suscitare allarme non solo nella pubblica opinione, ma anche nelle autorita’ preposte alla tutela dell’ordine pubblico”.

”Del tutto illogica – ad avviso della Suprema Corte – risulta la giustificazione che l’imputato non sarebbe stato in grado di compiere alcuna verifica sulla fondatezza della notizia ricevuta, poiché è di tutta evidenza che una notizia non verificabile, soprattutto se idonea a suscitare allarme presso l’autorità, non deve essere pubblicata”. A seguito dell’allarme sul presunto attentato, si misero a lavoro le Procure di Milano, Bari ed Andria, disponendo ”plurime attività di indagini”. Belpietro aveva pubblicato l’editoriale senza avvertire le autorita’ di pubblica sicurezza o l’autorità giudiziaria – ricorda la sentenza – di quanto appreso da Catino. Secondo il suo racconto ci sarebbe stato ”un progetto di attentato che doveva essere compiuto ai danni di Fini da persone collegate alla criminalita’ pugliese, al fine di farne ricadere la responsabilita’ sull’allora premier Silvio Berlusconi’