Streaming illegale: chiusi oltre 5mila siti e canali Telegram. Cosa rischiano i clienti del pezzotto Streaming illegale: chiusi oltre 5mila siti e canali Telegram. Cosa rischiano i clienti del pezzotto

Streaming illegale: chiusi oltre 5mila siti e canali Telegram. Cosa rischiano i clienti

Oltre 5mila siti di streaming illegale e canali Telegram devono chiudere: anche i clienti rischiano maxi sanzioni.

Oscurati oltre 5.500 siti illegali di live streaming e canali Telegram. Trasmettevano illegalmente contenuti protetti in tutto il mondo. Questo l’esito di un’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia di Stato a tutela del diritto d’autore in 19 Paesi. Nel mirino è finito il popolo del cosiddetto “pezzotto“. Cioè il metodo che consente a milioni di persone di accedere a contenuti criptati in modo illegale.

I siti di streaming illegale pagati in criptovalute

In termini di valore la confisca all’organizzazione criminale, fanno sapere gli inquirenti, è di oltre 10 milioni di euro. I pagamenti degli abbonamenti avvenivano anche tramite criptovalute. Quindici degli indagati, pur lucrando ingenti somme dalla propria attività illecita, percepivano il reddito di cittadinanza.

Cosa rischiano i clienti

“Con l’operazione The Perfect Storm per ora abbiamo colpito la ‘cupola’ dell’organizzazione che vendeva contenuti Iptv illegali e la rete dei re-sellers ma anche i clienti rischiano dai 6 mesi ai 3 anni di reclusione e una multa da 2.500 a 25.800 euro”. Lo ha sottolineato il tenente colonnello della Guardia di finanza, Gian Luca Berruti, nel corso di una conferenza stampa in modalità streaming.

“Molte persone – ha spiegato Berruti – pensano solo alla convenienza economica e non credono di commettere alcunchè di male: in realtà il semplice possesso del device usato per ricevere il segnale, quello che in gergo viene definito ‘pezzotto’, costituisce un reato penale. E’ uno dei motivi per cui, quando abbiamo oscurato i siti, abbiamo reindirizzato gli utenti ad una pagina che li avvertiva di che cosa vanno incontro”.

“Noi abbiamo acquisito traccia – ha aggiunto il sostituto procuratore di Napoli Valeria Sico – di tutti gli indirizzi Ip di chi ha utilizzato il servizio utilizzando una linea fissa o una linea mobile. Nei prossimi mesi si valuterà come procedere nei confronti di queste persone. Parliamo di 5 milioni di utenti”. (Fonti: Ansa e Agi e Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev)

 

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