Vendite smartphone nel 2022: è record negativo. Le ragioni del crollo

di Luca Viscardi
Pubblicato il 12 Febbraio 2023 - 14:28 OLTRE 6 MESI FA
vendite smartphone

Foto Ansa

Il 2022 è stato un anno complesso per il mondo tecnologico e in particolare per le aziende produttrici di smartphone. Diversi fattori hanno portato ad un crollo delle vendite, che hanno raggiunto livelli record in senso negativo. Sono molteplici le ragioni della crisi, ma probabilmente il mercato si sarebbe fermato, o avrebbe comunque rallentato, anche senza la crisi congiunturale che stiamo vivendo, perché è evidente che ci troviamo di fronte ad un settore ormai maturo, in cui le aziende dovranno consolidare i risultati, senza avere lo spazio per crescite verticali.

I dati di vendita

Canalys, società leader nell’analisi del mercato tecnologico, ha pubblicato i dati relativi alla vendita di smartphone nell’anno 2022. I numeri dimostrano un crollo nelle vendite dell’11% rispetto all’anno precedente, per un totale di circa 1,2 miliardi di pezzi venduti. Un momento negativo che nemmeno il quarto trimestre dell’anno, solitamente “amico” delle vendite grazie alla presenza delle feste di Natale e del Black Friday di novembre, è stato in grado di risollevare. I numeri restituiscono infatti una riduzione degli acquisti del -17% rispetto ai tre mesi conclusivi dell’anno 2021. Si tratta del peggior risultato registrato negli ultimi 10 anni.

Concentrando l’attenzione sulle performance dei singoli brand, solo Apple e Samsung concludono l’anno solare con risultati positivi. La compagnia americana e quella coreana hanno infatti rispettivamente mantenuto una quota di mercato del 19 e del 22%, confermandosi ancora una volta stabilmente in vetta alla classifica dei brand più diffusi. Meno positivi i dati relativi alle varie aziende cinesi Xiaomi, Oppo e Vivo, che hanno conosciuto invece un lieve calo delle proprie quote di mercato. L’ultimo trimestre dell’anno ha confermato queste tendenze, con Apple che ha addirittura scavalcato Samsung, grazie al recente lancio sul mercato della famiglia iPhone 14, ottenendo il 25% delle quote di vendita, mentre Samsung si è dovuta accontentare del 20%.

Perché sono calate le vendite

Sono diverse le cause che hanno portato a questa apparente crisi. In primis problematiche come il complicato momento geopolitico e la difficile situazione macroeconomica a livello planetario, che hanno portato ad una riduzione del potere d’acquisto, ad un rapido aumento dei prezzi, ma anche ad una difficoltà di reperimento delle materie prime per la produzione dei device. In secondo luogo sono venuti a mancare una serie di aspetti legati all’innovazione tecnologica, da qualche tempo non più davvero presente nei nuovi modelli offerti dal mercato, portando così gli utenti a sentire meno l’esigenza di cambiare i rispettivi smartphone.

Il grande calo in Cina

Il mercato cinese, che negli ultimi anni è stato uno dei più attivi in assoluto, è quello che ha dato i peggiori segnali, con una flessione complessiva intorno al 15%, che è risultata anche peggiore nell’ultimo trimestre dell’anno. In un contesto così negativo, i singoli attori hanno fatto anche peggio, in particolare OPPO che ha perso il 27%, seguita da Vivo, in flessione del 23% e da Xiaomi che ha incassato un -19%. Apple, che ha perso il 3% rispetto all’anno precedente, ha fatto comunque meglio dei concorrenti ed è salita al secondo posto.

Sempre secondo CounterPoint Research, Apple nell’ultimo trimestre è tornata al primo posto su scala globale, grazie alle vendite dell’ultimo iPhone, ma in un mercato che ha perso il 9% anche nel valore dei cellulari venduti. Nell’arco di 12 mesi, sono stati spediti 1.2 miliardi di cellulari, la quota più bassa dal 2013 ad oggi, eppure Apple ha raggiunto i migliori risultati di sempre per spedizioni, incassi e margini di guadagno.

Il futuro del mercato

Il futuro per ora non offre grandi certezze. Gli esperti di Canalys prevedono un graduale miglioramento nelle vendite grazie soprattutto alla ormai prossima riapertura del mondo cinese. Questo però non può assicurare un immediato ritorno ai numeri del passato: i primi effetti si manifesteranno solamente a partire dalla seconda metà dell’anno e non saranno sufficienti per riassestare la situazione.