Busi torna su Dalla: “Essere gay non dichiarato è come evadere le tasse”

Pubblicato il 6 Marzo 2012 - 18:57 OLTRE 6 MESI FA

Aldo Busi (Lapresse)

ROMA – “L’omosessuale non dichiarato sta a quello dichiarato come l’evasore fiscale sta al contribuente totale”. Così Aldo Busi torna alla carica sulla querelle nata dopo il funerale cattolico del cantante Lucio Dalla. Nel suo spazio sul sito Dagospia, lo scrittore se la prende con Lucio Dalla perché avrebbe goduto dei piaceri di una condotta privata senza pagare lo scotto di una posizione pubblica. Non mettendoci la faccia e non combattendo le battaglie per i diritti civili degli omosessuali Dalla, secondo Aldo Busi, è da considerare al pari di un evasore fiscale e pertanto meriterebbe addiritura di “andare in giro con la gogna al collo”.

“Evadere le tasse e godere proditoriamente dei servizi sociali pagati da chi le tasse le paga è un crimine esattamente come lo è fare gli etero benedetti dalla Chiesa di giorno e gli omo maledetti dalla Chiesa di notte mentre altri- prosegue Busi – veri eroi e martiri perché controvoglia, fanno anche la parte dei vigliacchi succhia-sangue profittatori di beni civili e politici ed economici rubati”.

Insomma per Aldo Busi, non c’è privacy che tenga o sacra intimità che salvi gli omosessuali più riservati dall’accusa di parassitismo della lotta contro l’omofobia.

E anzi arriva furente l’affondo, quando si spinge fino ad osare un paragone ancor più infelice del precedente:

“L’ho già detto e lo ripeto: un gay cattolico che cerca il dialogo con la Chiesa e addirittura il suo perdono è come un ebreo che tiene sul comodino la foto di Hitler, entrambi i pervertiti sono ammalati della sindrome di Stoccarda, secondo la quale il rapito finisce per innamorarsi del suo rapitore e individua quale vero nemico chi tenta di liberarlo”.