Berlusconi fuori dalla politica, l’anno del poi il giorno del mai. Ancora mesi

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 21 Ottobre 2013 - 14:42 OLTRE 6 MESI FA

berlusconi (4)ROMA – Berlusconi fuori dalla politica”, titolava  il 20 ottobre La Repubblica. Titolo almeno intempestivo: prima che l’assunto diventi realtà passeranno, nel più veloce degli scenari, almeno 6 mesi. Fino a primavera di fatto niente inizio della pena, niente decadenza e niente interdizione. Mesi che però potrebbero perfino non bastare ad arrivare a quel “fuori dalla politica” perché, tra tempi tecnici e “meline” varie, il Cavaliere potrebbe riuscire a salvarsi anche questa volta. Fuori dalla politica quindi, ma l’anno del poi e il giorno del mai. Così suonerebbe più a modo il titolo in questione.

Come spiega Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera di domenica 20 ottobre, sono 3 ora i fronti giudiziari aperti per il Cavaliere relativamente alla sentenza Mediaset. E tutti e 3 impiegheranno mesi per venire al pettine. Il primo, quello riguardante la pena detentiva, Berlusconi è stato condannato in via definitiva a 4 anni, di cui 3 “scontati” dall’indulto del 2006, non diverrà realtà almeno siano alla prossima primavera. E questo in funzione dei tempi tecnici del tribunale di Milano.

Il secondo, quello che riguarda la decadenza da Senatore come la legge Severino, anche da Berlusconi votata, prescrive potrebbe in questo caso grazie alle lentezze della politica slittare a primavera prossima. E’ in corso il tentativo, non difficilissimo, di portare la data del voto in aula al Senato sulla decadenza a dicembre. Dicembre, mese in cui la questione dovrà cedere il passo alla discussione inderogabile sulla legge di stabilità. E quindi l’anno si scavalla e poi…

Il terzo infine, quello della pena accessoria stabilita sabato scorso in 2 anni di interdizione dai pubblici uffici, con un cronoprogramma da manuale impiegherebbe 2 mesi e mezzo a scattare. Ma è facile, conoscendo la realtà della giustizia italiana, che la stima sia per difetto. Ricorsi e procedure riportano il calendario reale alla primavera. E se il tempo aiuta a dimenticare potrebbe, in questo caso, il tempo finire col divenire alleato del Cavaliere che, alla fine, potrebbe salvarsi anche da questa “noia”.

“Tanto per cominciare dalla residua pena principale – scrive Ferrarella -, i 12 mesi del condannato Berlusconi, che in concreto gli verranno ulteriormente ridotti a 10 mesi e mezzo dal beneficio di 45 giorni di ‘liberazione anticipata’ di cui godono tutti coloro che espiano ogni segmento di 6 mesi di pena, saranno infatti decisi, e dunque scatteranno con il loro bagaglio di prescrizioni (non uscire di casa dalle 23 alle 6, non frequentare pregiudicati, non uscire dalla regione), soltanto quando il Tribunale di Sorveglianza di Milano avrà esaminato la pratica: cosa che, con i tempi medi di Milano per i condannati non detenuti, non avverrà prima della primavera. In Senato prosegue intanto la procedura che, a dispetto dell’avverbio ‘immediatamente’ che campeggia in teoria nella legge Severino, dovrebbe prima o poi sfociare nel voto dell’assemblea di Palazzo Madama sulla decadenza da parlamentare del senatore Berlusconi, il quale, sempre in base al testo votato anche dalla sua maggioranza all’epoca del governo Monti, da quel momento non potrebbe nemmeno più candidarsi alle elezioni per 6 anni. Le resistenze in seno al Pdl che sostiene la non applicabilità della legge a Berlusconi, combinate alle incognite dentro il Pd e alle tensioni che stanno scomponendo e ricomponendo il centro, potrebbero far slittare il voto ancora di altre settimane fino ad approdare alla terra promessa di dicembre, quando ad avere la priorità nelle sedute del Senato sarebbe per forza l’esame e l’approvazione della legge di Stabilità determinante per i conti del Paese.

“La sensazione è che per l’ennesima volta, dunque, la politica sia tentata dall’idea di frenare i tempi della propria autonomia sulla legge Severino per farsi raggiungere e superare dal fatto compiuto della magistratura, che le toglierebbe le castagne dal fuoco se facesse prima passare in giudicato penale i 2 anni di interdizione di Berlusconi dai pubblici uffici decisi ieri. Anche l’interdizione poi ha tempi non rapidi. Intanto, meno di due mesi non sarebbero materialmente possibili: i giudici d’Appello, infatti, hanno 15 giorni per depositare le motivazioni, poi i difensori avranno 30 giorni per fare ricorso in Cassazione, quindi i faldoni dovranno essere spediti a Roma, dove anche la più fulminea delle fissazioni in Cassazione dovrà rispettare un preavviso minimo di 30 giorni. Ma è irrealistico anche immaginare come orizzonte questi soli 2 mesi di tempi forzatamente tecnici, perché il carico delle varie sezioni di Cassazione fa fissare i procedimenti in media dopo circa altri 3/4 mesi; e diversamente dalla pena principale per le imputazioni di cui si discuteva nel processo, dove esisteva un problema di imminente prescrizione che determinò l’anticipazione a fine luglio del giudizio di Cassazione davanti alla sezione feriale, la pena accessoria della interdizione non presenta alcun rischio di prescrizione: insomma, anche in questo caso è improbabile che l’interdizione dai pubblici uffici divenga definitiva prima della primavera”.

Appuntamento a primavera quindi. Un margine di tempo che lascia evidentemente spazio di manovra al Cavaliere e che, in caso di elezioni anticipate, finirebbe col sovrapporsi ad una campagna elettorale in cui, la condizione di Berlusconi, finirebbe col divenire il tema principale.

E se invece si arrivasse a votare la decadenza di Berlusconi in aula al Senato prima di dicembre? In quel caso Berlusconi potrà contare sui voti contrari alla decadenza di Casini e Mauro e di altri senatori di Scelta Civica: forse dieci, nove, undici, otto. Non si sa ma qualcuno di certo. Di loro Monti ha detto con acredine ma con precisione: “Non credo che della decadenza di Berlusconi avranno parlato a pranzo Berlusconi, Alfano e Mauro”. Così il margine pro decadenza al Senato cala a circa 35/40 voti, margine che può essere eroso e cancellato in un voto segreto. Da parte di chi? Da parte di un po’ di Pd ultra governativo e di un po’ di M5S ultra machiavellico: per salvare Letta e per far esplodere il sistema qualcuno può pensare che salvar Berlusconi sia la via più diretta e radicale.