Migranti troppi Italia sbaglia 4 volte: no scuola, no lavoro, no asilo, no fuori

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 10 Giugno 2015 - 14:16 OLTRE 6 MESI FA
Migranti in Italia: né studio, né lavoro. Nascosti sotto il tappeto

Migranti in Italia: né studio, né lavoro. Nascosti sotto il tappeto

ROMA – Non li facciamo lavorare, non li facciamo studiare e, in sostanza, l’unica strategia che adottiamo nei loro confronti è quella di ‘nasconderli sotto il tappeto’. Sono i migranti, le decine di migliaia di persone che arrivano sulle nostre coste, che chiedono asilo politico e che alimentano il dibattito nazionale tra chi li vuole accogliere e chi li cannoneggerebbe. Ma in verità, al netto delle posizioni puramente ideologiche, nell’accoglienza il nostro Paese infila una serie di errori pratici, rivelando la sua più profonda natura che i problemi, invece di affrontarli, preferisce nasconderseli.

“In autunno eravamo stati nel nord della Svezia a Östersund, per seguire la storia di Russom – raccontra Niccolò Zancan su La Stampa -, un ex militare eritreo sopravvissuto al naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013. Viveva in una casa in un bosco, in mezzo ai larici usati per costruire i mobili dell’Ikea. Divideva l’appartamento con cinque connazionali. Le stanze erano molto pulite. C’era un grande frigorifero in cucina e una piccola televisione in uno spazio comune. Russom aveva una tessera per girare gratuitamente sui mezzi pubblici e 90 dollari al mese per le spese personali. Ogni giorno, per cinque giorni alla settimana, doveva fare un’ora di pullman per andare a scuola. In caso di assenza non giustificata, la pratica per la richiesta di asilo politico sarebbe stata rigettata immediatamente”.

In Italia invece non funziona così, nessun obbligo di studio e solo qualche corso male organizzato e scarsamente frequentato. Ma non facciamo nemmeno lavorare i migranti che accogliamo, quelli che infatti non sono bollati come clandestini, quelli che non scappano per raggiungere altri paesi europei, quelli insomma che rimangono regolarmente sul territorio nazionale, in attesa di essere identificati o in attesa di un responso sulla loro richiesta di asilo, trascorrono il loro tempo a non far nulla. Chiusi e praticamente relegati in un dimenticatoio. Accolti, se la definizione è corretta, e ospitati in vecchi conventi, agriturismo e/o cascine di campagna organizzati per l’occasione, con la caratteristica comune di essere in luoghi sperduti o comunque lontano dalla vista. Perché lontani dagli occhi, anche per chi il nostro Paese governa e ha governato, vuol dire lontano dal cuore.

“Prendi dei ragazzi di vent’anni – racconta ancora Zancan -, mettili in un posto il più possibile scollegato dal resto del mondo: un albergo in disgrazia, un agriturismo in ristrutturazione, un ex convento di suore carmelitane. Cucina per loro ali di pollo e pasta al sugo rosso, tienili alla larga dalla vita vera. All’inizio, tutti pensano di avercela fatta: sono sopravvissuti, sono in Europa, hanno un posto per dormire. Poi scoprono che non possono andare da nessuna parte. Dall’Italia dovrebbero ricevere 2 euro e 50 al giorno, ma ci sono ritardi anche superiori ai quattro mesi. Maccheroni pranzo e cena. Isolamento. Un anno per avere la risposta dalla commissione che giudica le domande per diventare rifugiato politico, un altro anno per fare appello. Ragazzi di vent’anni senza ragazze, senza lavoro, senza neanche un pallone per allenarsi a calcio. A chi conviene?”

A chi conviene? Non conviene a nessuno: non conviene ai migranti che non imparano una lingua, non lavorano e non hanno nessuno strumento per integrarsi e, al contrario, seguono un percorso che somiglia più ad un processo di emarginazione che altro; e non serve ovviamente all’Italia che non accoglie così potenziali lavoratori, e cittadini che pagano le tasse, ma potenziali soggetti che difficilmente riusciranno a vivere se non ai margini della società.

Perdendosi dietro al dibattito ‘vanno accolti – vanno respinti’, nessuno, da Matteo Renzi a Matteo Salvini, sembra porsi il problema di come vanno gestiti i migranti una volta che sulle nostre coste sono arrivati. Per ora basta nasconderli, poi si vedrà…

Poi in effetti si vede: molti finiscono non accolti e non respinti, senza asilo e senza espulsione, finiscono quindi ai margini della legalità e all’illegalità. Nel frattempo, uno o due anni di frattempo, non gli facciamo imparare la lingua, non li costringiamo ad imparare, non li facciamo lavorare neanche gratis perché chissà mai sinistra non vuole anche se Caritas ci prova, li teniamo rinchiusi, più o meno. L’Italia è geograficamente sfortunata a dover assorbire il maggior impatto della migrazione ma i migranti sono altrettanto sfortunati nell’avere la gran confusione, il grande non saper cosa fare italiano come stazione più vicina della migrazione.