Risorse per Roma: cena gaffe da 30mila euro, affari zero

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 14 Giugno 2012 - 13:12| Aggiornato il 27 Aprile 2016 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Cosa c’è di meglio di una bella, ricca serata accompagnata da una luculliana cena per attirare potenziali investitori? Ovviamente nulla, e anche, anzi soprattutto, in tempi di crisi per fare affari bisogna investire, secondo la logica del “chi non risica non rosica”. Animato da questi nobili propositi lo staff, numeroso e ben pagato, di Risorse per Roma si è quindi messo al lavoro ed ha organizzato una presentazione seguita da un “dinner fashion show”. Scopo della serata: promuovere il waterfront di Ostia (meglio noto come “lungomare”) ad una delegazione di Abu Dhabi.

Location scelta per l’evento la splendida Terrazza Caffarelli, catering extra lusso affidato a “Relais le jardin”, centotrenta invitati e conto di 30mila euro. Soldi sprecati? No, una serata così avrà certo gettato le basi per future collaborazioni e magari avrà fruttato già qualche contratto… E invece no, come racconta Ernesto Menicucci sul Corriere della Sera: “Affari conclusi? Zero”.

Gli arabi, i ricchissimi arabi “imbottiti” di pesanti petrodollari non hanno gradito il waterfront nostrano? Lo hanno giudicato non adatto ad investimenti? E chi lo sa. Il problema, prima ancora di parlare di affari, pare sia stato un altro e, paradossalmente, ancor più grave per una municipalizzata (Risorse per Roma appunto) che paga lauti stipendi per occuparsi, tra le altre cose, di relazioni esterne, immagine e promozione. La serata, il “dinner fashion show”, come lo avevano altisonantemente definito gli organizzatori, è stata in realtà la cena delle gaffe. Nonostante “waterfront” e “dinner fashion show”, alla presentazione e alla cena mancavano gli interpreti e, comprensibilmente, nessuno dei “romani” parlava arabo, ma nemmeno inglese, e quindi presentazione in italiano con gli arabi presumibilmente impegnati a far altro vista l’impossibilità di seguire quello che Valeria Mangani (vicepresidente di ‘Altaroma’ e responsabile delle Relazioni Esterne del sindaco Alemanno) diceva.

Vabbé, la presentazione non sarà stata seguita, poco male. In pochi seguono realmente le lunghe e noiose chiacchiere che animano questi eventi, gli affari veri si fanno “con le gambe sotto il tavolo” penserete voi. Vero, e infatti dopo l’incomprensibile (agli arabi) tirata della Mangani sono stati serviti deliziosi calici colmi di liquido rosso e giallo, alcolici. Sì, alcolici. Come a cena è stato servito dell’ottimo vino, bianco e rosso, per tutti i gusti. Tranne quelli degli arabi che sono, notoriamente, astemi, almeno in pubblico. La loro religione proibisce infatti di bere. Lo si apprende fin da bambino leggendo i fumetti o al cinema guardando qualunque film che degli arabi tratta e perfino talvolta in tv, ma il particolare è sfuggito ai molti organizzatori. Particolare che non è stato gradito dai potenziali investitori e che, se non ha causato un vero e proprio incidente diplomatico, (il vino è stato fatto sparire da tavola quando la gaffe è risultata evidente) ha comunque eliminato la possibilità di fare affari.

E sin qui ci sarebbe da ridere sull’italica idiozia di organizzare una serata per gli arabi a base di alcol, ma errare è umano e 30mila euro sono uno spreco, relativamente poca cosa, insomma spreco piccolo anche se esemplare. Se non fosse per quello che il Corriere racconta sulla struttura promotrice della serata: Risorse per Roma. Scrive Menicucci: “prima il centrodestra la voleva chiudere, ora l’ha trasformata in una vetrina per i ‘saldi di fine srtagione’. Inviti, feste, viaggi, assunzioni: tutto passa dalla società con sede all’Eur. Dalla super delegazione per la fiera dell’Eire a Milano (23 persone in tutto) ai contratti di alcuni dirigenti trasformati (o in procinto di esserlo) da tempo determinato ad indeterminato. Dopo quello dell’ex ad, ce ne sono altri tre, che verranno discussi nel prossimo Cda: Massimo Cherubini, ex assistente dell’assessore all’Urbanistica Marco Corsini, preso a ‘RxR’ con un contratto quinquennale da circa 100mila euro lordi l’anno; il segretario di Alemanno Giampiero Monti (anche lui cinque anni a centomila euro); il direttore corporate Giunio Faustini, 150 mila euro l’anno, che figura anche come consulente di una società della provincia. Per tutti e tre, a breve, il Cda potrebbe aprire le porte all’assunzione a tempo indeterminato: la proposta, bocciata già una volta, è stata ripresentata”. E magari finalmente le bottiglie fatte sparire da sotto gli occhi degli arabi serviranno per un bel brindisi…