Salva Berlusconi, di nuovo senatore e candidato: condono solo rinviato?

di Antonio Buttazzo
Pubblicato il 5 Gennaio 2015 - 13:18 OLTRE 6 MESI FA
Salva Berlusconi, effetto condono: di nuovo senatore e candidato

Berlusconi_ il suo speciale condono rinviato a dopo l’elezione delPresidente della Repubblica?

ROMA – Che effetti avrebbe avuto per la futura attività politica di Berlusconi e per la politica in Italia la norma inserita nel decreto fiscale battezzata “salva Berlusconi“? La norma è stata bloccata in extremis o meglio, bloccata ma solo fino a dopo la elezione del Presidente della Repubblica.

Quale sarebbe stato il suo effetto?  Sarebbe stato la sostanziale impunità di Berlusconi, questo è certo: Ecco cosa prevedeva la norma contestata, l’art. 15 dello “Schema di decreto legislativo recante disposizioni sulla certezza del diritto nei rapporti tra Fisco e contribuente”:

“La punibilità è comunque esclusa quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al tre per cento del reddito imponibile dichiarato o l’importo dell’imposta sul valore aggiunto evasa non è superiore al tre per cento dell’imposta sul valore aggiunto dichiarata”.

La depenalizzazione del reato comporta ex lege la cessazione degli effetti penali della condanna e, cosa più importante, anche delle pene accessorie. Nel caso di Berlusconi, dato che la pena principale Berlusconi l’ha sostanzialmente scontata con i servizi sociali, la depenalizzazione del reato avrebbe comportato anche la fine della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, quella per intenderci che ha determinato la decadenza per Berlusconi dal Senato e la sua futura incandidabilità e quindi la sua inagibilità politica.

Per capirci, sarebbe stato come se il Parlamento avesse deciso di depenalizzare l’omicidio colposo. Per chi avesse già scontato la pena, nulla da fare, per tutti gli altri colpevoli di omicidio colposo, in carcere o in attesa della condanna definitiva, fine della pena subito.

Passata quella norma, a tutti gli effetti un condono mascherato, Berlusconi sarebbe tornato di nuovo in sella e reclamare la restituzione del suo seggio di senatore. Inoltre Berlusconi avrebbe potuto guidare, non solo da dietro le quinte come capo partito ma anche come capolista, lo schieramento di destra.

È veramente difficile pensare che quanto accaduto alla vigilia di Natale con i decreti di riforma fiscale sia frutto solo di un pasticcio, quasi che la trasmigrazione di un provvedimento da un ufficio del Tesoro, nel Ministero dell’Economia, a Palazzo Chigi potesse essere soggetto a rimaneggiamenti senza che nessuno se ne accorgesse.

Se fosse cosi , ci sarebbe davvero da preoccuparsi, dato che l’attività legislativa potrebbe essere messa a rischio dall’estro e dalla capacità truffaldina di qualche funzionario capace di stravolgere le scelte politiche del Governo o, peggio, dal colpo di mano di qualche parlamentare esperto e in grado di intervenire sulle norme nei momenti più sensibili dell’iter legislativo e cioè, nel caso di specie, quando il testo della legge e è passato dalla commissione parlamentare al Ministero del Tesoro e da li a Palazzo Chigi.

Difficile insomma pensare che non ci sia stata una qualche volontà politica volta a favorire Silvio Berlusconi.

Che il tentativo facesse parte dei segretissimi patti del Nazareno, non possiamo dirlo con certezza.
Ma che l’esito sarebbe stata la sostanziale impunità dell’ex cavaliere questo è certo.

Berlusconi giura che non ne sapeva nulla e che anzi chi ha inserito quella norma ha sferrato un attacco al patto del Nazareno. Ma tutti sanno che quando Berlusconi dice una cosa pensa il contrario e quindi questa affermazione sembra confermare che il pasticcio di Natale non fosse casuale ma voluto.
Difficile dirlo.
Bisognerebbe sapere cosa contiene questo segretissimo patto.
Ma conoscerne il contenuto pare sia più difficile che sapere del terzo segreto di Fatima.