Coronavirus e affari. La faccenda di Fontana indagato, per la storia dei camici di famiglia, ha aggiunto benzina al fuoco della polemica politica.
L’azione dei magistrati non cambia di molto lo schema solito della discussione. Attilio Fontana è leghista, dunque per il centrodestra è innocente. Anzi il vero obiettivo dell’indagine è Matteo Salvini. A darci la notizia è lo stesso primo segretario della Lega. È dunque evidente che i giudici lavorano per la sinistra.
Naturalmente la sinistra più intransigente non ha dubbi sull’affaire. Fontana non è degno di fare il governatore, si deve dimettere. Stesso modo di ragionare ritroviamo, salvo rare eccezioni, sui giornali fiancheggiatori.
Ora, pare evidente che il governatore della Lombardia ha pasticciato un po’ con la storia dei camici antiCovid-19; e con la commessa affidata dalla Regione direttamente a suo cognato che è socio della moglie del Fontana medesimo.
Un lavoro da 500mila euro non è un colpo milionario. Ma, trattandosi di danaro pubblico, la regola dell’appalto vale anche per un euro e per il cognato. Succede che la storiella venga all’orecchio di quei rompiballe di Report…
Ci sta che il governatore dalla faccia anonima abbia avuto un sussulto resipiscente. E abbia cercato di metterci una pezza. Quale migliore colore della generosità nell’Italia sconvolta dalla pandemia e dalla montagna di morti?
Il cognato che aveva già fatturato si è dovuto mangiare la fattura, come gli imputati che ingoiano il corpo del reato. E che, costretto poi alla beneficienza dal Cognato presidente, abbia reagito con un banale “e a me chi mi paga adesso?”
Il governatore, a quel punto, ha deciso di punirsi da solo. Al cognato sono arrivati 250mila euro dal conto svizzero del Cognato capo. Il danno diviso a metà. E, in fondo, l’orgoglio della beneficenza (tardiva) alla Regione.
Ma il conto svizzero ha titillato la curiosità dei pm. La faccenda ha preso strade larghe. I milioni del conto, eredità della mamma, dice Fontana. Ma la storia sembra pensata per ingarbugliarsi. Il topolino partorisce la montagna….
Un raccontino plausibile. Ma la magistratura vede la gatta che ci cova. Le sinistre ci vedono la furbata per derubricare il reato. Salvini ci vede “quelli di Palamara” che vogliono fargli perdere le imminenti elezioni in Veneto, Toscana, Marche, Puglia.
Insomma la solita Italia che pasticcia negli affari di famiglia col danaro pubblico. Che emette sentenze prima dei processi. Che la butta in politica per non rispondere delle proprie azioni. Dov’è la novità?