Padre e madre, numero sulla maglia come i giocatori

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 18 Settembre 2013 - 10:00 OLTRE 6 MESI FA
Padre e madre, numero sulla maglia come i giocatori

Padre e madre, numero sulla maglia come i giocatori (foto Lapresse)

ROMA – L’Europa dei diritti arriva a Bologna: padre e madre, nei documenti ufficiali, saranno “genitore” e “l’altro genitore”. Può darsi che, come spesso succede con l’avanzare degli anni, anch’io stia diventando un normale reazionario. Ma questa di annullare l’identità sessuale dei genitori mi riesce strana da capire. Non trovo risposta alla domanda: perché no “padre” e “madre”? Potrei rispondermi “perché no?”, ma francamente mi sembra una risposta del cavolo.

Ora non v’è dubbio che la novità numeraria ci avvicini all’Europa più evoluta dei diritti individuali. Non v’è nemmeno dubbio che questo faciliti la soluzione del dare un nome a due genitori dello stesso sesso. Ma basta questo escamotage a risolvere la contraddizione? E poi è giusto che la stragrande maggioranza dei padri e delle madri si vedano scivolare nell’anonimato, contro la loro volontà, perché la pubblica autorità ha così deciso?

Può darsi che la vecchia Europa abbia deciso di liberarsi della sua impronta originaria, quel Cristianesimo che l’ha plasmata così com’era fino a ieri. Può darsi che viva quell’impronta come la ragione della sua decadenza di oggi. Ma non pare che togliere identità ai genitori, annullare la differenza maschio-femmina sia l’inizio di un nuovo Secolo dei Lumi:

Sarà banale e reazionario, ma ci vuole fantasia a sostenere che quella dell’orrida differenza sessuale sia oggi il problema della gente comune. Con una crisi economica devastante, una crisi demografica secolare, con lo stravolgimento dei sistemi di produzione, con la finanza che ha cambiato il volto all’Occidente già cristiano, sarebbe gioco facile sorridere sulla confusione sessuale messa in cima ai nostri pensieri.

Con tutto il rispetto delle altrui idee, questa del genitore 1 e del genitore 2, come il portiere e il terzino destro di una volta, pare veramente un modo di parlare d’altro mentre scivoliamo nel baratro