Buongiorno Italia, c’è la guerra. Buongiorno signora, buongiorno signore, buongiorno ragazzi, c’è la guerra stamani. La prima e la più diffusa reazione al sai che c’è stamattina è una specie di cruccio d’ordinanza, una preoccupazione per così dire d’ufficio. Non falsa o simulata ma tenue e tenuamente predisposta ad essere spazzata via dalla ben più vera vita reale, quella che viviamo ogni giorno. Sì, c’è la guerra, mi dispiace, davvero. Ma adesso il caffè mi esce dalla moka sul fuoco e aspetto una telefonata dal veterinario, poi la spesa, il parrucchiere, riprenderli da scuola, la palestra…C’è la guerra, spiacente. Io comunque mi scanso, la mia vita mi scansa dalla guerra. Una volta andava la barzelletta scioccherella ed esigua di Pierino tema in classe sul treno che passa. Tema “passa il treno”. Svolgimento: “E io mi scanso”. Più o meno siamo là e non c’è nulla da ridere.
Oppure protesto, magari un sit in, un flash mob…
Oppure c’è la guerra e io protesto. Contro quelli che vogliono la guerra, contro la guerra come principio e parola. Sì, ma concretamente contro chi? Contro ogni azione di guerra, ogni pensiero di guerra. Sì, cioè? Cioè le guerre vanno abolite, la guerra non la vogliono i cittadini, la guerra è un’invenzione maligna. Giaculatorie, scongiuri, esorcismi laici e auto assoluzioni preventive lustratina alla coscienza civile immaginaria. Le guerre non le ha abolite nessuno nella storia, tanto meno qui e adesso, le guerre hanno sempre ampio sostegno da parte dei popoli fino a che non sono guerre perse e in molti casi il sostegno permane anche dopo la sconfitta e della sconfitta si nutre e la guerra non è un’invenzione del maligno ma dell’uomo organizzato in società. Quindi alla fine perché protesti? Perché la guerra ti rompe le scatole? E con chi protesti? Eppure la protesta contro la guerra è un must della politicamente corretto molto moltissimo low cost sul piano della responsabilità e dell’etica civile. Un contro la guerra costa nulla, fa fine un po’ e impegna nulla.
Oppure ci piazzo un blocco stradale
C’è la guerra, basta che non mi tocchi. E, se la guerra in qualche modo mi tocca, qualcuno mi risarcisca. C’è la guerra ma che mi frega di quella in Europa. L’unica guerra che conta ed è guerra santa è quella per il mio lavoro, i miei soldi, in queste ore il mio Tir. Molti autotrasportatori in queste ore bloccano a singhiozzo autostrade e porti. Il carburante costa loro troppo, non ce la fanno più. Vogliono essere esentati subito e in toto dalle conseguenze economiche della guerra. Non aiutati, alleviati. No, proprio esentati. Oggi tocca agli autotrasportatori gridare e pretendere il “Prima io, io prima” qualunque cosa accada paghi qualcun altro. Ieri, l’altro ieri e domani l’hanno gridato e preteso i ristoranti, i bar, le discoteche, i pubblici dipendenti, gli stabilimenti balneari, i prof e il personale della scuola, gli autisti dei bus e delle metro, i tassisti, gli attori, i cantanti, le squadre e società di calcio…C’è la guerra, qualunque guerra ci sia la mai categoria, gruppo deve essere esentata-risarcita. Buongiorno, c’è la guerra. Ah, sì…peccato. Comunque io mi scanso, me ne lavo le mani e sia chiaro che non costi nulla alla mia tasca.