Draghi senza appello: è l’ultima occasione per l’Italia e i suoi tecnici gestiranno i miliardi del Recovery fund

di Bruno Tucci
Pubblicato il 14 Febbraio 2021 - 08:16 OLTRE 6 MESI FA
Draghi senza appello: è l'ultima occasione per l'Italia e i suoi tecnici gestiranno i miliardi del Recovery fund

Draghi senza appello: è l’ultima occasione per l’Italia e i suoi tecnici gestiranno i miliardi del Recovery fund (Ansa)

Draghi e il suo Governo. Chi si aspettava una rivoluzione copernicana sarà deluso. Come non potrà fare i salti di gioia chi pensava che tutti i “Conte boys” sarebbero scomparsi dalla circolazione. Ha vinto, come sempre, l’arte del compromesso a cui nemmeno Super Mario ha potuto sottrarsi. Tanto a te, tanto a me e vivremo felici e contenti.

Un rullo compressore, al contrario, il premier ha voluto conservarlo per i ministeri economici. Non poteva essere altrimenti perché è lì che il nuovo esecutivo non potrà sbagliare.

Ci sono da spendere 209 miliardi, una cifra che forse mai più il nostro Paese vedrà. Si dimentichino i soldi a pioggia, i bonus, i premi a questo e a quello. Draghi sarà inflessibile, perché fa una netta distinzione fra la spesa buona e quella cattiva. Intendendo per quest’ultima la vecchia maniera di pensare all’oggi e non al domani. Per tacitare i più riottosi e accontentare i più ingordi.

E subito critiche spietate contro Draghi

Comunque sia, sono cominciate a piovere sull’esecutivo critiche spietate. Un giornale del mattino le compendia tutte con un titolo a caratteri cubitali: “Tutto qui?” . Giusto questo atteggiamento? Non saremo così drastici. Certo, si poteva fare di più, ma sarebbe stato difficile governare senza l’appoggio dei partiti politici. Un esecutivo essenzialmente tecnico non avrebbe avuto una lunga vita.

Invece, oggi in Italia non si può sbagliare e non si può perdere altro tempo a meno che non si voglia mandare allo sbaraglio il Paese. Se Draghi non avesse usato il bilancino avremmo assistito da qui a poche settimane alle solite liti da cortile con insulti e vituperi. Che hanno caratterizzato gli ultimi mesi dell’Italia di Giuseppe Conte.

Un sostantivo dovrebbe aiutarci per la rinascita: la pazienza. Nel senso che non si potrà cominciare a bisticciare dopo pochi giorni perché l’uno non è stato accontentato e l’altro, invece, si. Lasciamo a casa il potere e pensiamo all’interesse della collettività.

Mettersi al lavoro subito

“Bisogna metterci al lavoro subito”, ha dichiarato un esponente che non è entrato nella sfera del governo. Bisogna riconoscere che ha ragione al di là del colore che preferisce. C’è chi, poi, ha fatto i conti con la matematica che spesso non va a braccetto con la politica. “Ci sono pochi tecnici e molti politici. La differenza è di 15 a 8”, sostiene.

D’accordo, però quella “minoranza” dovrà gestire in maniera impeccabile i miliardi che pioveranno da Bruxelles sulla nostra penisola. Ancora: qualche commentatore (o commentatrice) se la prende perché sono state poco considerate le donne. “Colpa soprattutto del Pd”, si scrive. Se poi vai ad analizzare senza astio la squadra, ti accorgi che non è proprio così. Due nomi su tutti in ministeri chiave: gli Interni e la Giustizia affidate a persona di indubbia capacità, Luciana Lamorgese e Marta Cartabia.

Contenti e scontenti si dividono in un gioco molto diffuso in Italia. Forse è lo sport più popolare, riesce a far dimenticare il dio pallone. Ma non è questo il momento di scendere nell’arena e vedere chi vince e chi perde. Gli abitanti di Montecitorio e di Palazzo Madama tengano sempre a mente le parole pronunciate poco più di una settimana fa dal Capo dello Stato. Deluso dai risultati raggiunti dal presidente della Camera, Roberto Fico. Insomma, non si può più scherzare. Lo sappiano i parlamentari di qualunque colore essi siano.