Elezioni politiche a settembre? Mai, forse, non si sa. E non si può

di Bruno Tucci
Pubblicato il 6 Luglio 2020 - 12:08 OLTRE 6 MESI FA
Elezioni politiche a settembre? Mai, forse, non si sa. E non si può. Nella foto: Berlusconi

Elezioni politiche a settembre? Mai, forse, non si sa. E non si può. Nella foto: Berlusconi

“Più che delle certezze, questo è il governo delle incertezze” tuonano dal centro destra.

Matteo Salvini torna alla carica: A settembre, insieme con le regionali, è urgente votare per le politiche”. Lo urla sabato a Roma, in piazza del Popolo e insiste con forza anche in una domenica di campagna elettorale. C’è questa possibilità o quella del leader della Lega è solo un sogno? In effetti, almeno per il momento, andare alle urne per cambiare (o no) il volto della politica italiana, sembra assai difficile.

Il Quirinale ha detto e ripetuto più volte che è contrario ad una crisi di governo quando ancora viviamo sotto l’incubo di una ripresa del virus. Tra il Pd e il Movimento 5Stelle si continua a litigare, ma lor signori sanno che se cade questo esecutivo molti degli attuali abitanti del Parlamento se ne andranno a casa.

Quindi? Si comportano con prudenza e tirano la corda, però non ci pensano nemmeno a farla spezzare. L’altro partito della maggioranza, Italia Viva di Renzi, sfoglia la margherita ed ha paura solo di una nuova legge elettorale che potrebbe metterlo fuori gioco.

Le opposizioni come la vedono questa situazione? Non dovrebbero esserci dubbi sulla unanimità dell’azione, ma non è così. Berlusconi, al contrario di Salvini e la Meloni, ha un’idea diversa sull’europeismo. Dunque, crisi si, ma a certe condizioni, altrimenti è meglio flirtare con Renzi per creare un nuovo patto del Nazareno. E cercare di inserirsi in un Gabinetto dove i due possano contare qualcosa.

Allora, è da escludersi al cento per cento una votazione politica in autunno? Nemmeno per sogno. Tra i due partiti più forti della maggioranza, l’intesa è una chimera. Non si va d’accordo sulla Tav, sul Mes, sulla semplificazione, ma soprattutto su quel che dovrebbe rappresentare un traguardo imperdibile per entrambi, e cioè il patto di andare alle elezioni regionali uniti a tutti i costi.

Così non è e le divisioni sono assai evidenti anche se si cerca di mascherarle. La destra gongola e Matteo Salvini replica: “Si può gestire un Paese quando chi è al potere non sa che pesci prendere?”. Il trio di Piazza del Popolo si frega le mani e difronte ad una simile situazione ha il gioco facile.

“Libereremo l’Italia”, gridano in coro. Ma Dario Franceschini, esponente di spicco del Pd, gli risponde a tono: “Conte e la maggioranza non si toccano”. Questa dichiarazione è importante perché viene da un probabile candidato alla successione del premier.

Difesa per il presidente del Consiglio o manovra astuta per dire che lui è estraneo a qualsiasi manovra sottobanco? Comunque sia, le probabilità che a settembre le elezioni riguardino regioni e Parlamento non sono molte, ma esistono.

Forza Italia discute se è più conveniente un azzeramento totale oppure se è meglio optare per un semplice cambio della guardia a Palazzo Chigi. Un rimpasto, insomma, che darebbe più peso ai seguaci del Cavaliere.

In questa situazione di incertezza prende la parola pure il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, consapevole del momento di sbandamento in cui versa non solo il suo Movimento, ma l’intero governo: “Basta tensioni o si va a sbattere”, sostiene.

Apre un piccolo spiraglio per il Mes, ritiene che se il Pd cambierà strada un accordo di sostanza lo si può trovare, non rifiuta un ritorno alla legge Fornero. Ci verrebbe da commentare: che cosa non si fa per rimanere a galla!

Navigare a vista: questo è per ora il verbo della maggioranza che fa dire a Ignazio La Russa, un uomo forte di Fratelli d’Italia: “Sembra il ventennio, si procede a colpi di decreti senza la minima informazione per il Parlamento”.

Detta da lui una frase simile, non può rendere allegri gli italiani. Se poi l’opinione pubblica è sconcertata e non crede più alla politica di chi è la colpa?