Genoa e Samp a picco: non è solo colpa della Macaja

di Franco Manzitti
Pubblicato il 12 Gennaio 2012 - 08:51 OLTRE 6 MESI FA

Mettere sullo stesso piano Genoa e Samp a Genova è un po’ come bestemmiare, ma oggi con i rossoblù, patetici in seria A e i blucerchiati che rischiano la C, l’accosto è quasi automatico, a discapito sopratutto della sponda genoana che vive, dopo una quindicina di anni appunto, la situazione opposta a quella in cui si è macerata e cioè la superiorità di categoria, la abissale differenza del parco giocatori, una prevalenza tecnica che negli ultimi derby si è quasi sempre manifestata in modo anche clamoroso.

Eppure la due crisi, che stanno diventando un tormentone genovese, alimentato da tensioni quotidiane forti, sopratutto intorno ai campi di allenamento delle due squadre, a Bogliasco e a Pegli, dove i tifosi assediano, contestano e nel caso SAMP coprono anche di sputi i giocatori, sono oramai parallele e molto simili e strisciano in una città che ha i suoi guai gravi al di fuori del calcio: la crisi della Fincantieri, l’ultima grande fabbrica che costruì navi come il Rex e oggi le grandi ammiraglie della flotta crocieristica con tremila posti di lavoro che ballano, l’Amt, azienda dei trasporti sull’orlo del patatrac finale, l’alluvione del novembre 2011, che ha lasciato prospettive pesanti nell’assetto idrogeologico di una città con le colline cementificate.

Prima ci si consolava con il calcio, con il Genoa di Preziosi e Gasperini, l’allenatore spedito via un anno e due mesi fa e con il quale il ciclo d’oro è finito e con la Samp prima di Mantovani e Vialli e Mancini, poi di Garrone con , appunto, Cassano e Pazzini, a furoreggiare per conto loro. Oggi non c’è più quella distrazione. Il Genoa sembra come spinto da chissà chi e che cosa da una “coazione a cambiare”, così l’ha definita Mario Sconcerti uno dei giornalisti guru del calcio tv, a non stare mai fermo, a vendere i suoi gioielli andando a caccia di altri con minore fortuna, a giganteggiare nel mercato ma sempre meno sul campo. Dopo i colpi clamorosi di Milito, che stava sparendo nella serie B spagnola con il Real Saragozza e di Thiago Motta, affossato nelle riserve senza speranza del Barcellona, che Preziosi, allora quasi un Re Mida, materializzò nel campionato italiano, dopo le scoperte di nuovi astri del nostro calcio come Criscito, Ranocchia, Bonucci, Bocchetti o di campioni venuti da più lontano, come l’argentino Rodrigo Palacio, il Genoa si sta ubriacando di acquisti, di ingaggi e cessioni, in un tourbillon senza fine.

Appunto la coazione a cambiare: il caso più clamoroso è quello dei centroavanti, che il Joker ha comprato e venduto con una progressione senza fine in un paio di campionati.

Tra il 2009 e il 2011 hanno indossato la maglia rossoblù una serie impressionante di famosi bomber, che però hanno avuto prevalentemente fortuna e sopratutto gol, prima e dopo il Genoa. C’è da divertirsi con i nomi: da Di Vaio, Figueroa, Borriello, Milito (i due unici baciati dalla fortuna rossoblù), Floccari, Crespo, Acquafresca, Oliveira, il mitico Luca Toni mundial, Suazo, Boselli, Destro, mica gente qualsiasi, ma anche star mondiali in ogni Continente come l’argentino Herman Crespo, promesse italiane come Floccari e Acquafresca, maturi cannonieri come Marco Di Vaio, revenant come Toni, e gente che oggi tutti vorrebbero nelle proprie fila come Mattia Destro o come il cosidetto faraone El Shaarawy, oggi al Milan , un egizio-savonese con cresta in testa e piede al fulnicotone. E che, invece, il Genoa si è flippato via dopo pochi mesi questi bomber inespressi, deludenti o infortunati o, magari, incazzati perchè l’allenatore di turno non li schierava.