Rai, Minzolini a giudizio. Nulla da festeggiare

Pubblicato il 8 Dicembre 2011 - 01:21 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – So di deludere “amici e compagni” come si usava dire un tempo, ma io non ho partecipato ai riti di festeggiamento per la quasi sicura rimozione del direttore del tg1 Minzolini. Non ho festeggiato perché non festeggio mai nè le condanne, nè i rinvii a giudizio. Non ho festeggiato perché i vertici della Rai avrebbero avuto il dovere di aprire bocca loro sul corretto utilizzo delle carte di credito aziendali e non di nascondersi dietro la toga del giudice.

Non volendo scontentare l’ex presidente del consiglio, e gran patron dell’Augusto direttore, hanno preferito stare alla finestra ed attendere il responso. Eppure avevano tutte le carte per poter decidere, le avevano non solo sulla carta di credito ma anche e soprattutto sulla “perdita di credibilità” e di ascolti di quello che un tempo era chiamato “l’ammiraglia” della Rai, ridotta ormai ad una sorta di vascello fantasma. Tanto meno mi è piaciuta la corsa della “corte aziendale” ad accogliere Mario Monti negli studi di Bruno Vespa.

Non mi piacevano le corti commosse che attendevano a via Teulada Silvio Berlusconi. Non mi piacciono, quelle più austere e sobrie, che ora attendono il nuovo presidente. Ancora meno condivido la idea che il nuovo direttore della ex ammiraglia debba essere una persona gradita al “governo dei professori”. Per il Tg 1 serve solo un direttore o una direttrice che abbia voglia di dare tutte le notizie e di anteporre l’interesse generale ai conflitti di interesse. Questa sì che sarebbe una bella discontinuità, a costo zero, senza carichi per la finanza pubblica, riuscirà Mario Monti a resistere ad ogni tentazione e ad invitare la Rai ad abbandonare i vecchi metodi e i servilismi, quelli richiesti e quelli non richiesti?