Giuseppe Zuccatelli senza mascherina ha beccato il covid: profilo di un manager sanitario

di Antonello Piroso *
Pubblicato il 10 Novembre 2020 - 11:22 OLTRE 6 MESI FA
Giuseppe Zuccatelli senza mascherina ha beccato il covid: profilo sanitario

Giuseppe Zuccatelli senza mascherina ha beccato il covid: profilo sanitario

Giuseppe Zuccatelli è la classica toppa che si rivela peggiore del buco. E ne fa le spese la sanità pubblica in Calabria.

Giuseppe Zuccatelli, nuovo commissario alla sanità in Calabria. Il profilo, tracciato da Antonello Piroso, è stato pubblicato dal quotidiano La Verità. Giuseppe Zuccatelli è stato nominato per sostituire Saverio Cotticelli. Il quale -come si sa- ha rimediato una figura di menta colossale a favore di telecamere). Come commissario straordinario alla sanità della regione Calabria, non ha fatto nemmeno in tempo a pronunciare la formula di rito: “Sono onorato dell’incarico ricevuto”. Che si è ritrovato bombardato da una shitstorm da far impallidire il ricordo delle V2 naziste su Londra durante la seconda guerra mondiale.

Le perle di Zuccatelli

Infatti nel giro di poche ore si sono apprese le seguenti “perle”.

1. Giuseppe Zuccatelli, che deve fronteggiare l’espandersi del Covid, è un “no mask”. Non nega cioè che il virus esista. Ma sostiene -come una Sara Cunial qualsiasi, la parlamentare ex M5s ora gruppo misto- che le mascherine siano inutili.

Anche lui in video, infatti, si lascia andare alle seguenti, dotte considerazioni: “La mascherina non serve a un ca…” . E “Per beccarti il virus, se io fossi positivo, tu devi stare con me e baciarmi per 15 minuti con la lingua in bocca, altrimenti non te lo becchi”.

Ovviamente, è arrivata puntuale la rettifica: “Le mie affermazioni errate, estrapolate impropriamente da una conversazione privata, risalgono al primo periodo della diffusione del contagio” (manco per niente: le immagini sono del 27 maggio, a primo lockdown archiviato).

2. Zuccatelli è arrivato in Calabria l’anno scorso – sempre su nomina governativa – per guidare l’Asp di Cosenza (una delle aziende sanitarie più grandi d’Italia, con un miliardo di euro di bilancio). E poi le due realtà sanitarie di Catanzaro. L’ospedale Pugliese Ciaccio. E la citata azienda ospedaliera universitaria Mater Domini, con risultati a dir poco controversi.

Un reparto depotenziato

3. Zuccatelli, che deve combattere il coronavirus, in Calabria -per dirne un’altra- “ha depotenziato il reparto di malattie infettive dell’ospedale catanzarese Mater Domini, declassandolo! In tutto il mondo sono state potenziate! Sono perplesso!”, ha scritto su Twitter sabato sera Raffaele Bruno, primario cosentino del reparto malattie infettive del San Matteo di Pavia.

4. Zuccatelli nel frattempo il Covid l’ha preso. E si trova in isolamento, asintomatico (a lui i più sinceri auguri). I social-spietati si sono scatenati: “Con chi avrà fatto lingua in bocca per esserselo beccato?” “Piuttosto: chi avrà avuto il coraggio di limonare con lui?” “Per Zuccatelli il virus si becca solo baciandosi con la lingua per 15 minuti. Calabria passa da zona rossa a zona a luci rosse”, e via infierendo.

5. Zuccatelli sarà pure un tecnico, ma di sicuro è immerso mani e piedi nel sistema lottizzatorio che è la costante di ogni Repubblica (la prima, la seconda e pure la terza). Ex presidente dell’Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ha avuto incarichi da commissario e subcommissario alla sanità in Campania e Abruzzo. Anche (o soprattutto?) in quanto bersaniano storico.

6. Nel 2018 è stato infatti candidato alla Camera con il movimento di sinistra-sinistra Liberi e Uguali, nel collegio Emilia Romagna 2, rimediando poco più di 5 mila voti (il collegio è andato a Simona Vietina di Forza Italia).

All’ombra di Bersani

7. Ma a Cesena, dove sta trascorrendo la quarantena, Zuccatelli è stato prima consigliere comunale Pd. Per poi formare nel marzo 2017 uno dei primi gruppi consiliari d’Italia di Articolo 1. Formazione nata dalla scissione nel Pd con la fuoriuscita di Pierluigi Bersani, poi confluita appunto in LeU.

8. Zuccatelli era già stato protagonista di uno svarione alla Cotticelli, davanti alle telecamere di Report, ma per sua fortuna la “carica virale” sul piano mediatico non c’era stata. Come se nulla fosse, spiegò al microfono che l’individuazione come centro Covid dell’ospedale calabrese di Castrovillari, all’epoca sguarnito di tutto (per capirci: non c’erano nè il reparto né i medici per curare polmoni e polmoniti), era una fake news. Una “classica invenzione della stampa, mai nessuno ha indicato Castrovillari come presidio Covid”. Peccato che la delibera in tal senso fosse stata firmata da…lui medesimo, nel pieno del carosello delle multi-reggenze!

Si dirà: vabbe’, è che sarà mai? La Calabria è solo sfortunata, passando -per investitura del governo centrale- dal lottizzato M5S Cotticelli a quello Leu Zuccatelli.

In realtà, ci sarebbe poi da parlare del caso di Domenico Maria Pallaria: dal 2013 a oggi -passando quindi attraverso giunte regionali di colore opposto- un superdirigente “reggente” del Dipartimento infrastrutture e lavori pubblici, responsabile unico del procedimento per la realizzazione dei nuovi ospedali di Sibari, Gioia Tauro e Vibo Valentia.

Cui viene affidato anche, scrive il sito ilfattodiCalabria.it, l’onere di controllare l’emergenza pandemica e requisire attrezzatture sanitarie. E lui, serafico: “Non mi sono mai occupato di sanità e di apparecchiature. Non so neanche cosa sia un ventilatore polmonare né dove trovarlo…”.

  • Antonello Piroso per La Verità