Le figurine Bersani: Petrini, Don Ciotti…Fanno album più che governo

di Lucio Fero
Pubblicato il 18 Marzo 2013 - 14:02| Aggiornato il 15 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Pierluigi Bersani e il Pd ne hanno indovinato una, la mossa è andata a buon fine con successo anche di critica e di pubblico: davvero una breaking news, una notizia che spezza la sequenza della routine, una notizia inattesa. Tanta “roba” quella di Laura Boldrini e Pietro Grasso alle presidenze delle Camere, così tanta che Bersani vuole estendere, applicare il “metodo Grasso” niente meno che anche al governo. Quale governo? Il suo, quello di Bersani, quello che Napolitano lo incaricherà di tentare.

Tra il tentare e il fare…c’è di mezzo il Parlamento che dovrebbe dare la fiducia o almeno la non fiducia a questo ipotetico governo. Parlamento vasto come e più del mare del proverbio, Parlamento dove il governo Bersani non ha i numeri per vivere e dove, dovesse nascere, nascerebbe morto. A meno di quel che La Repubblica chiama “il miracolo” attribuendo il termine allo stesso Bersani-circle. E come propiziare, officiare, indurre, suscitare il miracolo? Riempiendo il costituendo governo di nomi “modello Grasso”. Carlin Petrini all’Agricoltura (al fondatore di Slow Food aveva pensato anche Michele Santoro, Bersani arriva secondo). Milena Gabanelli non si sa dove ma da qualche parte. Anche qui il copyright è di Santoro. Fabrizio barca e Don Ciotti, Stefano Rodotà e Giuseppe De Rita….

La Repubblica nel raccontare si lascia prendere dall’entusiasmo e lo battezza “dream team” di governo. La mossa vincente sarebbe quella della impossibilità da parte di Grillo di dire no a questi nomi, a questo “dream team”. Ed in effetti un governo scritto a quattro mani tra Bersani e Santoro, un elenco di ministre e ministri che copra tutto l’immaginario della “critica al sistema” da sinistra e anche no, qualche problema a Grillo lo porrebbe. Infatti Grillo si affretta ad avvertire i suoi: Grasso è stata la prima “trappola”, altre più grandi e insidiose verranno, siete avvertiti, vanno tutte respinte.

Però qualche problema si porrebbe anche se l’elenco diventasse davvero un governo. Un governo così sarebbe fatto, assemblato con la logica delle “figurine”. Sì, proprio quelle dell’album calciatori: si prende il più noto, il più amato da ciascuna tifoseria e quella è la “figurina” che vale di più. Tante figurine fanno appunto album. Ma il governo-album finirebbe per contenere al suo interno di tutto, di più e anche di meno. Personalità egregie che hanno idea e cultura per nulla riformiste e comunque incompatibili con quel che il Pd va dicendo in  Europa di se stesso e dell’Italia. Personalità rispettabili ma inserite nell’album solo per evidente ed esclusiva spinta mediatica. Un governo album di figurine Bersani costruito come una specie di galleria in cui far sfilare i migliori modelli e modelle di ogni segmento sociale più o meno “alternativo”. Questo dovrebbe sedurre Grillo.

Insieme all’antica e consolidata non tanta voglia di tornare a votare da parte di chi, bene o male, un seggio parlamentare lo ha avuto. Su questo mastice e su quella seduzione Bersani prova ad evocare il suo “miracolo”. A propiziarlo con nomi magici. Miracolo…lo dice la parola stessa. Miracolo che non sai se succede davvero e stavolta non sai nemmeno, qualora dovesse accadere, se sia miracolo per cui ringraziare o maledire il cielo che lo dovesse mandare.