Lodo Alfano, scommessa sulla Corte: non sarà un No allo scudo per Berlusconi

di Lucio Fero
Pubblicato il 6 Ottobre 2009 - 18:48| Aggiornato il 13 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Scommessa sulla Corte, scommessa e niente più. Al massimo calcolo e ragionamento. Ma calcolo e ragionamento fanno un pronostico, non un risultato. La scommessa sulla decisione della Corte Costituzionale relativa al cosiddetto lodo Alfano è che la Consulta non respingerà il lodo, cioè la legge, come norma contraria, contraddittoria ed estranea alla Costituzione. I costituzionalisti hanno fior di argomenti pro e contro questa scommessa. La scommessa che non sarà un No ha un solo argomento che non è costituzionale ma logico e, se volete, realistico.

La Corte non dirà No non tanto e non solo per le pressioni politiche e non tanto e non solo perchè il principio della protezione della funzione governante non è estraneo alla Costituzione italiana e a quelle di altri paesi. Altrove la protezione esiste ma è limitata nel tempo e circoscritta ai reati commessi nell’esercizio delle funzioni di Stato. Il lodo Alfano è molto più estensivo, protegge di fatto Berlusconi per il suo passato e per ogni sua azione. Non stanno qui le ragioni per non dire No al lodo Alfano. Stanno nelle conseguenze, inevitabili e in qualche misura già annunciate dell’eventuale No. Il Pdl ritiene la legittimità che deriva dal voto elettorale prima e superiore ad ogni altra fonte di legge. Quindi, anche se la cosa non appartiene alla “costituzione” delle democrazie liberali e occidentali, di fronte ad un No alla sua legge reagirà con atti che ritiene legittimi anche se forzano la legalità. Berlusconi e il Pdl subito dopo il No della Corte convocherebbero le Camere e farebbero votare in gran fretta un “lodo ter”, la terza versione dello scudo per Berlusconi dopo quello detto “Schifani” e quindi Alfano.

Sarebbe un atto di aperta contraddizione con il potere della Corte e tale da mettere in irresolubile “imbarazzo istituzionale” il capo dello Stato. A quel punto la Corte dovrebbe platealmente piegarsi, distorcendo l’impianto costituzionale, oppure dichiarare il premier operante fuori dal recinto della Costituzione. In entrambi i casi la Costituzione ne verrebbe non ferita ma spezzata. Quindi la scommessa dice: non sarà un No al lodo. E probabilmente neanche un Sì pieno. Rimodulato, reso formalmente compatibile con la Carta, il lodo verrà accettato. Questo dice la scommessa. Che, come ogni scommessa, comporta il rischio di essere perdente.