Mastella, Tortora, Cucchi. Tu chiamale, se vuoi, esagerazioni…

Pubblicato il 3 Dicembre 2009 - 15:56| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Sandra Lonardo e Clemente Mastella

Tu chiamale, se vuoi, esagerazioni…La prima è di natura “comico-tragica”. Il portavoce di Sandra Lonardo Mastella ha letteralmente annunciato al paese: «Non vorremmo assistere ad un nuovo caso Tortora». Caso Tortora? Il presentatore televisivo ingiustamente accusato e incarcerato per rapporti con la camorra che non c’erano. L’uomo ne uscì distrutto, nella mente e nel fisico.

La signora Mastella come Tortora? Sandra Mastella è stata male e si è ipotizzato un suo ricovero in ospedale. Dispiace per la sua salute. Ma la pena cui è stata sottoposta non è certo quella della detenzione. Deve per disposizione dei magistrati momentaneamente vivere a Roma e non a Ceppaloni o in Campania. Non sembra una pena afflittiva al punto da ingenerare direttamente danno alla salute. A Roma ci vivono senza per questo definirsi “nuovi casi Tortora” circa tre milioni di italiani e un altro paio di milioni ci soggiorna saltuariamente. Piano con le parole dunque, per non esagerare fino al ridicolo. E auguri alla signora di Mastella di pronta guarigione, a Roma si può guarire, non è la Caienna. E un po’ di camomilla al “portavoce” chiaramente esagitato.

La seconda… esagerazione è di natura “tragico comica”. Stefano Cucchi, ricordate? Morto carcerato in ospedale dopo sei giorni dall’arresto con sul corpo molti danni che qualcuno gli ha inflitto. Un’indagine interna dei Carabinieri ha escluso siano stati i Carabinieri. Un’indagine interna del Dipartimento degli Agenti penitenziari ha escluso siano stati gli agenti carcerari. Un’indagine interna della Asl numero due di Roma ha escluso che i medici che hanno avuto tra le mani Cucchi abbiano qualsiasi responsabilità.

Restano dunque le seguenti possibilità: Cucchi si è inferto da solo percosse e fratture e le ha nascoste abilmente ai medici. Oppure a pestarlo sono stati i detenuti che poi subdolamente raccontano di averlo visto pestare o di aver sentito i suoi lamenti. Detenuti che poi, con diabolica abilità, hanno confuso i medici, forse con l’ipnosi a distanza.