ROMA – Hai presente le bolle di sapone? Le soffi, le vedi ma se provi a toccarle svaniscono, dentro non c’è niente. Hai presente lo scoppio che fa un sacchetto di carta quando, dopo averci soffiato dentro l’aria, con una mano lo chiudi davanti e con l’altra gli dai una botta a mano aperta? Sembra quasi una piccola detonazione, ma è solo aria compressa e spinta. Hai presente gli sbrigativi, assertivi ma improbabili racconti che si fanno ai bambini, e anche ai vecchi, quando non si ha tempo, voglia e capacità di spiegare? E non si spiega perché non si sa, però quel bambino o quel vecchio bisogna comunque muoverlo o tacitarlo? Certo che avete tutti presente e di bolle di sapone, sacchetti di carta col botto e chiacchiere sbrigative per bambini e vecchi è sempre più spesso fatta la comunicazione quotidiana, che a chiamarla informazione fa un certo effetto…di esagerazione.
Solo due esempi, i più freschi di giornata. Primo: Silvio Berlusconi insieme ad un trust di cervelli tra cui Denis Verdini, Marcello Dell’Utri e Volpe Pasini (chi sia quest’ultimo si vedrà tra un attimo) ha elaborato un piano segretissimo, talmente segreto da essere pubblicato su L’Espresso e su tutti i giornali della Repubblica. E’ il piano “Rosa Tricolore”. Consiste nel nascondere Forza e Italie e il Pdl, anzi tutta la destra italiana in una grande lista civica guidata da Matteo Renzi, sindaco Pd di Firenze che passa a fare il capo del governo mentre Berlusconi va a fare il presidente della Repubblica. Indizi fondati: Renzo e Bersani si stanno antipatici. E Volpe Pasini? La Repubblica quotidiano lo qualifica “imprenditore”. Il Corriere della Sera fornisce l’ulteriore informazione secondo cui Volpe Pasini è stato consigliere comunale ad Udine. “La Zanzara” trasmissione radiofonica ospite la confessione-rivendicazione di Volpe (nome non a caso): “sono io l’autore del piano, Verdini non ci ha messo becco, Berlusconi non ne sa nulla e Renzi non è mai stato interpellato”. Ma La Repubblica non titola: il piano dell’ex consigliere comunale di Udine, titola invece: “Il piano di Berlusconi: Renzi premier”.
Secondo esempio, più inquietante ma fatto della stessa trama di acqua saponata e aria sparata. Il quotidiano Il Fatto pubblica da giorni intercettazioni di conversazioni telefoniche tra l’ex presidente del Senato ed ex ministro degli Interni Nicola Mancino e Loris D’Ambrosio consigliere giuridico di Napolitano. Intercettazioni che certamente arrivano al giornale da una delle Procure, sono tre, che indagano sulla trattativa Stato-mafia che negli anni ’90 avrebbe barattato la fine degli attentati con il carcere meno duro per i mafiosi. Tre Procure e tre ipotesi diverse: una non ci crede, l’altra sì, la terza ni. Mancino al telefono un po’ vuole sapere come va a finire e un po’ chiede che le tre Procure si mettano d’accordo. D’Ambrosio ne parla con napolitano e Napolitano pubblicamente, con atto scritto e pubblico, invita la magistratura a coordinarsi, infatti il capo dello Stato è anche alla testa del Csm, lu può e lo deve fare. Ma Il Fatto e Di Pietro vedono nella vicenda un trattamento di favore, se non la copertura di un possibile colpevole e gridano allo scandalo come non mai. La politica si divide tra gli astuti che pensano sia attacco a Napolitano per colpire Monti e i furbi che non si compromettono perché a parlar male di un potente si guadagna sempre e a difenderlo ci si rimette al giorno d’oggi, infatti Grillo si allinea al Fatto e a Di Pietro.
Sia nel primo che nel secondo esempio non c’è al lavoro nessuna grande e occulta strategia, né per attaccare né per difendersi. Non c’è una “centrale” che vuole sputtanare Renzi o il Pd e neanche un trust di cervelli Pdl che vuole infiltrarsi l’elettorato proprio in quello altrui. C’è solo un ex consigliere comunale di Udine troppo ascoltato e pompato da un giornale e da una radio. E nel secondo caso non c’è una “centrale” che copre gli eterni misteri d’Italia, cela la “trattativa Stato-Mafia” che fa tanto titolo, e neanche c’è una manovra politica anti Napolitano…C’è solo una Procura che ha usato il canale diretto con un giornale per sponsorizzare un po’ la sua tesi investigativa e un paio di politici, Di Pietro e Grillo, che ci fanno sopra un po’ di comizi.
Ma sia nel primo che nel secondo esempio si vede al lavoro una grande forza, d’inerzia e di movimento. La forza della comunicazione che sostituisce e rimpiazza e in fondo liquida l’informazione. L’inerzia del rumore e dell’immagine come quella evanescente ma brillante delle bolle di sapone, come il botto dei sacchetti d’aria. Sia la bufala di Berlusconi travestito da Renzi e viceversa, sia la maxi chiacchiera gassosa su Napolitano-Mancino e i misteri tra Mafia e Stato hanno ricevuto i più alti indici di successo sul web politicizzato e in quei segmenti di pubblica opinione che vanno in deliquio all’idea della democrazia diretta via web. Vorrà pur dire qualcosa, infatti non è un caso e neanche sono due coincidenze. Succede sempre, che vorrà dire?