Alluvioni e sicurezza: sindaci inadeguati, la gente invece pure

Mino Fuccillo
Pubblicato il 7 Novembre 2011 - 14:48 OLTRE 6 MESI FA

L'alluvione a Genova (Lapresse)

ROMA – Regaliamoci una goccia di verità: se il sindaco di Napoli, Milano, Torino, Bologna, Roma, Palermo o di ogni altra città dirama una sera un’ordinanza a non usare l’auto l’indomani per “allerta meteo”, cosa fa la stragrande maggioranza degli abitanti di quelle città il mattino dopo l’ordinanza? Scende da casa, apre la portiera, infila la chiave e parte con l’auto. In nome del principio del, direbbero a Roma, “ma che davvero?”. In osservanza all’idea che l’ordinanza c’è ma non può valere e contare di più degli individuali e inderogabili impegni. A conferma del nazionale costume e certezza secondo cui “tanto io me la cavo” e “quelli meno si impicciano dei fatti miei e meglio è”. Così è e con i fatti non si dovrebbe polemizzare, la goccia di verità attesta che i sindaci sono inadeguati ma la cittadinanza, la gente, invece pure.

Lo abbiamo visto a Genova il giorno dopo e a Torino sul lungo fiume: allerta e divieti e tanti, tantissimi in strada. Inadeguato è un sindaco, come Marta Vincenzi a Genova, che per timore di essere troppo seria non chiude le scuole. E che il giorno dopo, qualunque sia la sua pregressa responsabilità, non si assume la responsabilità di dire con le sue dimissioni che le istituzioni, anche fossero innocenti, comunque si fanno carico del danno collettivo. Inadeguati sono i sindaci che quando piove forte a Roma invocano a scusante la “pioggia terremoto”, come ha fatto Gianni Alemanno. Inadeguata è la pedagogia sociale che emana dalle istituzioni il cui primo comandamento ed esempio è non andare contro pelo agli umori della pubblica opinione e quindi non rischiare il sedere “spaventando” i cittadini.

Ma inadeguato ad un vivere collettivo e ad una collettiva sicurezza è il “chi se ne frega” con cui l’opinione pubblica difende la sua presunta invulnerabile individualità. In altri paesi in caso di pericolo si invita, si ordina di stare a casa e si evacua d’autorità. Non solo per la sicurezza di chi viene limitato negli spostamenti o spostato d’autorità ma anche per non mettere a rischio chi lo soccorre. In Italia un’ordinanza di sgombero sarebbe accolta a proteste e pernacchie insieme agli uomini che dovrebbero farla eseguire. Salvo poi gridare allo “Stato che ci ha lasciati soli” se arriva la disgrazia vera.

Certo, lo Stato in tutte le sue accezioni e declinazioni ha perso credibilità e se una qualunque autorità emana ordinanze la prima reazione di massa è diffidarne. Certo, questa specie di alibi e di attenuante c’è. Ma nessuna comunità si protegge e si salva se non è appunto comunità. La rabbia verso i politici e gli amministratori inadeguati dovrebbe continuare ed estendersi. Diventare rabbia verso chi costruisce dove è pericoloso farlo, rabbia verso chi usa gli invasi e i letti dei fiumi come discarica. Invece, passata la piena, questo tipo di rabbia evapora subito e torna forte la pressione per allargare la cubatura, ottenere la concessione, evitare i fastidi e le multe della “burocrazia”. Sindaci e  cittadinanza inadeguati stanno simmetricamente l’uno all’altra, purtroppo, due volte purtroppo.