Inciuci chi? Renzi: più governo che partiti. Gli altri: più partiti che governo

Inciuci chi? Renzi: più governo che partiti. Gli altri: più partiti che governo
Matteo Renzi (LaPresse)

ROMA – Uno legge, se legge, di collegi piccoli e/o liste corte, oppure di collegi grandi, oppure di secondo turno di coalizione e/o di lista, di spagnolo o di francese, entrambi corretti all’italiana. Uno sente, se sente, dell’accordo sulla nuova legge elettorale che va trovato prima nella maggioranza di governo e poi, semmai, esteso agli altri, oppure di accordo sulle regole del gioco che va trovato tra tutti giocatori e non si vede perché prima con quelli che stanno dando le carte. Un italiano normale, anzi attento più della norma, legge e ascolta, se pur ci riesce, e sanamente decide che è roba astratta, astrusa che non lo tocca e con la quale è impossibile identificarsi. Pro o contro? Pro o contro che? Uno legge, ascolta e gira pagina e spegne l’orecchio.

Eppure è semplice, maledettamente semplice e diretto: da una parte c’è Renzi, dall’altra un po’ tutti gli altri. Renzi e gli altri? Il duellare con Letta, l’inciuciare o il farsi fregare da Berlusconi, l’incartare o il venir incartato da Grillo, l’acchiapparella con Alfano? Nonostante dovrebbero essere queste le modalità di racconto perché la gente capisca, sia appassioni, partecipi e si schieri, siamo ancora dentro il regno del chi se ne frega. Sanamente, saggiamente se ne fregano della politica a fumetti i 57 milioni che non sognano un giorno di essere invitati come pubblico o ospiti ad un talk-show televisivo.

Eppure è chiaro, maledettamente concreto e alternativo: o tanto e tanti partiti e poco e niente governo, oppure tanto governo e meno, molto meno partiti. Sul primo treno, quello del poco governo e tanto partiti, stanno più o meno agganciati i vagoni Grillo, Berlusconi, Alfano, Casini e anche…D’Alema e quella che si è auto battezzata la sinistra Pd. Sulla seconda carrozza, quella del tanto governo e meno partiti, viaggia più o meno solitario Matteo Renzi.

Lo spiega con efficacia Curzio Maltese su La Repubblica di venerdì 17 marzo: “Monta una gran voglia di proporzionale nel ceto politico vecchio e nuovo…che facciano un atto di onestà i tifosi del proporzionale. La verità, per favore”. La “verità”, più modestamente la realtà è che andare alle prossime elezioni con una legge proporzionale è quel che vuole Grillo. Grillo che almeno lo ha detto chiaro. Grillo e M5S che se si vota con il proporzionale fino a che non raccoglie il 51% dei voti e avendo come dogma quello del rifiutare alleanze con chiunque altro, ottiene un sacco di piccioni. Con la fava del proporzionale Grillo evita il trauma per M5S di dover governare e ottiene di poter bollare come “inciucio” qualunque alleanza di governo gli altri faranno senza di lui. Una pensione, un vitalizio politico, una rendita del valore ben superiore alle decine di milioni(finora circa 40) che lodevolmente M5S rifiuta come pubblico finanziamento.

La realtà è che Alfano e il suo Ncd e Casini con la sua Udc e quel che resta di Scelta Civica e Fratelli d’Italia e il redivivo Msi se rinasce con Storace e in fondo anche Sel di Vendola e la Lega alla Le Pen di Salvini e insomma tutti i partiti piccoli passati, presenti e futuri d’Italia vogliono votare con il sistema proporzionale. Mal che vada, organizzeranno granello per granello intere corone e rosari di casini politici e parlamentari. Ben che vada, saranno nella coalizione di governo e lì dentro faranno vedere i sorci verdi al partito più grande alleato, magari in nome della “visibilità”.

La realtà è che anche a Forza Italia di Berlusconi oggi sta bene per l’immediato domani il proporzionale. La destra intorno a Berlusconi è arcipelago che si federa elettoralmente solo come somma e non più come sintesi. Berlusconi da solo non fa maggioranza anche se senza Berlusconi in Italia oggi non c’è destra. Quindi proporzionale per Forza Italia, magari si perde ma si ha in tasca il 30 per cento abbondante del parlamento. Magari si pareggia e si continua a realizzare il vero capolavoro politico di Berlusconi: stare al governo che impone le tasse e condannare il governo e le tasse che impone. L’opinione pubblica italiana e il sistema proporzionale glielo consentono.

La realtà e che anche la sinistra del Pd, D’Alema, Cuperlo, Fassina in fondo al proporzionale ci stanno. magari non in prima fila ma ci stanno. Così Renzi non diventa l’uomo solo al comando, così il Pd resta un condominio per quote, così per quote si continua a governare il paese (metodo Letta). Oddio, governare è una parola grossa. Meglio dire che si continua ad amministrare il paese.

E’ infatti da una trentina di anni che l’idea e la pratica del decidere, scegliere, governare e assumersi la responsabilità e l’onore e l’onore della scelta sono sistematicamente battute e in minoranza nella storia politica e sociale italiane. Troppo lungo il perché e il per come, è andata così e va così. A voler una legge elettorale nella quale stanno stretti e scomodi i piccoli partiti, non si finisce a governi sinistra-centro-destra se non in caso di asteroidi finanziari sulla penisola e poi chi vince e governa se la gioca ma non a nascondino, c’è più o meno solo Renzi.

Non perché sia il “buono” e gli altri “cattivi”. Forse solo perché si illude e si gasa da solo. Forse perché non ha mai provato ad andare davvero al governo in quel singolare posto che sia chiama Italia. Forse solo perché è un sempliciotto che si è montato la testa, come direbbe l’astuto D’Alema: governare da soli su base maggioritaria in un paese dove, solo per stare alle ultime ore, i sindaci della Calabria inventano la “guerra civile in regione” perché il governo autorizza il trasbordo di container con sostanze nocive, cosa che avviene in media quattro volte al giorno ma questa volta è finita in tv e allora sindaci e governatore fanno sceneggiata? Governare da soli e su base maggioritaria in un paese dove le pubbliche amministrazioni e società ti inviano bollettini sbagliati per pagare le tasse?

In un paese così il meglio ce si può fare è quel poco che si fa, insomma il modello Letta e Letta glielo spiega e rispiega a quel testone di Renzi. Ma Renzi non capisce. Noi abbiamo capito di che si tratta?

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