E’ Ratzinger che vuole spostare la tomba di De Pedis da S. Apollinare

di Pino Nicotri
Pubblicato il 13 Ottobre 2011 - 13:07 OLTRE 6 MESI FA

“Pentiti” le cui dichiarazioni sono quasi sempre prive di riscontri e spesso anche bollati come bugiardi dai magistrati che se ne sono occupati. Sui pentiti io non ho certo pregiudizi, visto che una quindicina di anni fa ho pubblicato la storia di un pentito di mafia – Carmelo Mutoli – in un libro intitolato “Mafioso per caso”, ma so bene che anche le affermazioni dei pentiti vanno verificate, non scambiate per sentenze giudiziarie definitive. Altrimenti ha ragione Berlusconi: è inutile non solo fare le intercettazioni, ma anche gli stessi processi…

Purtroppo, però, terminata la presentazione del libro, non c’è stato dibattito. Si è voluto evitare che dal pubblico, 40-50 persone, si potessero porre domande. Ci fosse stato il dibattito, avrei fatto notare ai presenti, Veltroni in testa, una serie di cose piuttosto imbarazzanti, che esporrò in questo articolo. Ma prima veniamo alla ennesima “notizia” – o “rivelazione” – riguardo le asserite irregolarità della sepoltura di De Pedis nella cripta della basilica di S. Apollinare. Già nel 1995, cioè ben 16 anni fa, il magistrato romano Andrea De Gasperis, ha dovuto occuparsi della faccenda concludendo che non c’è nulla di irregolare e tanto meno di misterioso. Però nel 2005 il programma di Raitre “Chi l’ha visto?” ha voluto rilanciare il “mistero” grazie alla ormai famosa telefonata anonima che insinuava addirittura che De Pedis avesse a che fare con la scomparsa, avvenuta nel giugno 1983, della giovane cittadina del Vaticano Emanuela Orlandi e che la sepoltura in S. Apollinare fosse la ricompensa della Chiesa per avere tolto di mezzo Emanuela. Dopodiché, della “misteriosa” sepoltura, ha dovuto occuparsene anche il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, che indaga sul caso Orlandi. Neppure Capaldo ha trovato alcunché di strano, tanto che nonostante i mille squilli di tromba che annunciavano ogni volta la “imminente apertura della bara” questa non è mai stata disturbata e Capaldo, di recente ha spiegato a Veltroni che è tutto in regola. Eppure, nonostante tutto, adesso arrivano gli squilli di tromba anche dell’Antimafia…. Scrivono infatti alcuni giornali:

– “L’Antimafia, in base agli accertamenti effettuati, ha verificato che la questione è ben più complessa dato che il semplice certificato sanitario basta per lo spostamento di una salma da un cimitero a un’altro. Per le “tumulazioni privilegiate” serve una vera e propria inchiesta, il parere motivato del sindaco, quello, altrettanto motivato, del Prefetto, verifiche tecniche dell’Ufficiale sanitario, il nulla osta del vescovo, la “biografia” dell’estinto corredata da ogni possibile materiale illustrativo dei meriti per cui si chiede la tumulazione fuori dal cimitero (opuscoli, libri, ritagli di giornali e testimonianze varie). Elemento non secondario, in questo caso, è il certificato di morte e della causa della morte”.

– “Detta tumulazione può essere concessa per speciale onoranza alla memoria di chi ha acquisito in vita eccezionali benemerenze. La questione quindi delle reali motivazioni della sepoltura di De Pedis rimangono non chiariti e documentalmente infondate come ha accertato l’Antimafia”.

Tutti possono capire che se davvero De Pedis avesse a che vedere con la sparizione della Orlandi mai più avrebbe scelto di essere sepolto proprio nella basilica adiacente al conservatorio musicale da lei frequentato, perché una tale vistosa tomba ovviamente sarebbe equivalsa a un cartello appeso con su scritto “Emanuela l’ho fatta sparire proprio io”. Fermo restando comunque il fatto che, contrariamente a quanto si insiste a scrivere, la scelta di seppellire De Pedis in S. Apollinare, trasferendolo dal cimitero del Verano, non è stata sua, ma della moglie Carla. La confusione e i sospetti che si insiste a seminare ormai con sprezzo del ridicolo sono dovuti a un equivoco di fondo: quella di S. Apollinare NON è una chiesa, bensì una basilica. Pare una differenza da poco, o da niente, invece si tratta di una differenza sostanziale: le chiese fanno parte del territorio italiano e sono quindi soggette alle leggi italiane, le basiliche invece sono proprietà e spesso territorio del Vaticano, motivo per cui sono soggette alle leggi vaticane e non a quelle italiane. Su questo punto l’articolo 16 del Concordato è molto chiaro fin dal 1929. A suo tempo, primi anni ’70, io mi sono sposato non in una chiesa, ma in una basilica, per l’esattezza in quella di S. Maria della Salute a Venezia, con una trafila speciale. Da allora conosco perfettamente la differenza tra una chiesa e una basilica. E le differenze non sono solo il fatto che le chiese hanno il parroco mentre le basiliche hanno il rettore.