Emanuela Orlandi, perché è stato condannato Maurizio Giorgetti, supertestimone di Chi l’ha visto?

di Pino Nicotri
Pubblicato il 27 Febbraio 2019 - 08:40| Aggiornato il 16 Agosto 2019 OLTRE 6 MESI FA

Emanuela Orlandi, nella foto Ansa alcuni dei protagonisti del caso

Seconda condanna giudiziaria per maniaci del mistero Orlandi colpevoli di avere rifilato rivelazioni fasulle a televisioni, giornali, magistrati e carabinieri. Dopo la condanna del finto 007 Luigi Gastrini, che nel giugno 2011 “rivelò” la detenzione di Emanuela in un “manicomio nel centro di Londra” e che fuggì all’estero per evitarsi l’eventuale galera, ecco la condanna  di Maurizio Giorgetti, che a partire dal settembre 2010 di rivelazioni fasulle ne ha fatte a iosa: fino a tormentare i carabinieri del suo paese, Soriano del Cimino, con raffiche di telefonate e blitz a sorpresa in caserma perché raccogliessero altre sue “rivelazioni” e denunce a getto continuo.

Per la sua insistenza coi carabinieri, che raggiungeva in caserma nonostante fosse agli arresti domiciliari per altri reati, nel giugno dell’anno scorso Giorgetti è stato condannato a otto mesi e 10 giorni di detenzione, ma la sentenza e le annesse motivazioni sono state tenute accuratamente nascoste dai mass media che lo avevano coccolato, avvalorato e reso famoso. 

Era settembre del 2010 quando Giorgetti  è andato da Federica Sciarelli, conduttrice di “Chi l’ha visto?”, promettendo rivelazioni ovviamente clamorose. E il 6 ottobre, pochi giorni dopo lo “scoopone” concesso in esclusiva alla trasmissione, denunciò di essere stato vittima di una rapina in casa sua e che i ladri si erano impossessati anche delle tre agende contenenti le prove del collegamento tra il rapimento della Orlandi e la banda della Magliana.

Erano le tre agende che il fantasioso Giorgetti aveva promesso di consegnare alla Procura di Roma il giorno dopo.
Non avendo in realtà nessuna agenda da consegnare, il “supertestimone” arrivò a bluffare accusando  come aggressori per conto della immancabile banda della Magliana la sua  stessa figlia e il fidanzato, che vennero arrestati, si fecero la galera per essere infine assolti nell’aprile 2014. In aula il pubblico ministero Massimiliano Siddi aveva puntato il dito non contro di loro, ma contro Giorgetti, denunciandone a chiare lettere  

“la capacità del personaggio di evocare massimi sistemi, misteri, criminalità, terrorismo, segreti d’Italia”.

Tutte balle ghiottamente raccolte non solo da “Chi l’ha visto?”. Tutti si sono ben guardati dallo smentirle quando è stato assodato, anche con sentenza, che si trattava solo ed esclusivamente di balle. Guarda caso, i video di quelle “clamorose rivelazioni” sono diventati introvabili, Google gira a vuoto. Ecco cosa ha detto al processo che ha visto condannare Giorgetti il comandante della locale stazione dei carabinieri Paolo Lonero

“Veniva e telefonava tutti i giorni, delle vere e proprie azioni persecutorie, da mattina a sera. Volava di palo in frasca, minacciava denunce, voleva parlare di Emanuela Orlandi. Ci sono almeno una ventina di annotazioni di polizia giudiziaria [….]. Giorgetti, per un periodo, è stato seguito dalla DDA di Roma, poi non più, allora si è rivolto alla Cassazione, alla Procura di Perugia, un martellamento continuo. Ha anche minacciato un brigadiere in strada, salvo chiedere scusa e dire che lo stava invitando ad andare a funghi”. 

Un altro carabiniere ha descritto così le fissazioni del “supertestimone” diventato imputato: 

“Appena apriva la caserma, alle otto del mattino, telefonava per rappresentare situazioni fantascientifiche, voleva denunciare il presidente della corte d’appello di Roma e simili. A un certo punto voleva denunciare anche il comandante della stazione e il nostro colonnello di Viterbo”. 

Oltre che contro la figlia Giorgetti se l’era presa anche con l’ex compagna. Era arrivato arrivato a minacciare lo sciopero della fame per essere ascoltato dai magistrati perché costringessero la sua ex convivente, Annamaria Lucia Vero, a restituirgli le foto che gli avrebbe rubato e che “ritraggono Emanuela Orlandi davanti a una vera di pozzo tipica dei monasteri della Turchia”.

Giorgetti aveva già fatto uno sciopero della fame per poter spiegare ai malcapitati carabinieri che “una volta riottenute le foto si potrebbe fare una ricerca nell’archivio delle Belle Arti e risalire così al monastero che ha quel pozzo”. Foto che a suo dire sarebbero state scattate negli anni ’90 e gli sarebbero state consegnate come “foto della Orlandi” da uno degli immancabili “boss della banda della Magliana”, tale Domenico Zumpano. Il quale, guarda caso, era morto ben 14 anni prima di queste “rivelazioni”, motivo per cui non poteva né confermare né smentire… 

CONCLUSIONE – Ormai è assodato in modo inconfutabile che il mistero Orlandi non trova soluzione con PROVE certe. Anzi, il caso provoca e colleziona bidoni incredibili e grotteschi e anche protagonismi e fissazioni davvero patologiche, quacuno ci sia ammala anche e per davvero, colpito dal morbo che potremmo definire “orlandite acuta”. L’abbondanza di protagonisti, fissati, mestatori e malati di orlante acuta è stata sintetizzata come “ una pletora «di mitomani, visionari, radioestesisti, sensitivi, medium, vegi, trgentuffatori, sciacalli, detenuti e latitanti” già nella requisitoria del sostituto procuratore generale Giovanni Malerba nell’ormai lontano ’97.

Da quella requisitoria sono passati 22 anni: nel frattempo l’elenco è cresciuto ancora. Almeno finora e in attesa dei prossimi i casi più clamorosi dopo quello multiplo di Alì Agca, ribattezzato  Alì Agca-cha-cha-cha per le sue verità ballerine, sono senza dubbio quelli di Sabrina Minardi, Marco Fassoni Accetti , il già citato 007 fasullo Luigi Gastrini e la buonanima dello scrittore portoghese Luis Miguel Rocha, arrivato a inventarsi e dichiarare in pubblico che lui Emanuela l’ha incontrata e ci anche parlato:

 “ho percepito nei suoi occhi l’angoscia di un’anima che ha vissuto un’esistenza terribile”..

Cinque “testimoni” e “supertestimoni” uno più fasullo dell’altro, che hanno solo provocato depistaggi, cioè danni alle indagini, e fatto perder tempo ai magistrati e danaro al contribuente italiano (per i costi di indagini e verifiche tanto lunghe quanto inutili). In compenso hanno fatto la fortuna di audience televisive, vendite di giornali e vendite di pubblicità oltre che di libri e sceneggiature disinvolte a base di chiacchiere e fumo.

“E’ lo spirito dei tempi”, direbbe il direttore di Rai2 Carlo Freccero. Piuttosto bui, si direbbe.