Funerale Casamonica. Pompe funebri Cesarano: “Che polverone”

di Pino Nicotri
Pubblicato il 27 Agosto 2015 - 12:10 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – “Guardi, io tutto ‘sto casino per il funerale col carro funebre di Vittorio Casamonica proprio non lo capisco. Per carità, per noi è stata una pubblicità gigantesca, tutta gratis, ma proprio non lo capisco. Noi abbiamo carri funebri trainati rispettivamente da 6, 8 e 10 cavalli, tutti di razza olandese, e con questo tipo di carrozza funebre abbiamo fatto funerali a Milano, Taranto, Ancona, Pescara, ecc., di recente anche a Tivoli per il funerale di una rom, cioè come si usa dire di “una zingara”. Quando andiamo in trasferta, per motivi di praticità usiamo il tiro a soli 6 cavalli, come per Casamonica”.

A parlare è Alfonso Cesarano, stesso nome del nonno che nel 1890 ha fondato l’impresa di pompe funebri di famiglia finita impietosamente sotto i riflettori  della ribalta per il contestatissimo funerale che, assurdo ma vero, tiene banco ormai da troppi giorni e lo terrà chissà per quanto tempo ancora, tra polemiche di tutti i tipi.

“La nostra agenzia di pompe funebri”, spiega Cesarano con orgoglio, “vanta:

– 2 sedi e 1 ufficio, dislocati in vari comuni della Regione Campania (Castellammare di Stabia, Scafati, Vico Equense);

– un call enter, 24h su 24h per tutto l’anno, per ogni sede, ognuno con un “un responsabile capace di consigliare nelle scelte più appropriate ed in grado di risolvere qualsiasi problema, con discrezione e professionalità”;

– 15 carri funebri di ultima generazione, Mercedes, Craisler, ecc.;

– 5 carri funebri monumentali con decorazioni artistiche in legno trainati da cavalli olandesi;

– 10 autovetture e 4 scooter di servizio;

– 9 direttori tecnici e 40 dipendenti dislocati nelle varie sedi;

– 1 tanatoprattore”.

Cos’è un tanatoprattore? Lo spiega bene per esempio il sito di un’altra agenzia di pompe funebri. In sostanza, si tratta di chi con apposite iniezioni e altri accorgimenti si occupa della conservazione in buono stato dei cadaveri, professione che si chiama tanatoprassi, termine inventato in Francia nel 1960, e che viene così definita:

“Tanatoprassi e il metodo che ha lo scopo di ritardare la tanatomorfosi. E’ un trattamento “post-mortem” e consiste nella cura igienica di conservazione del corpo dopo la morte, ma è soprattutto un trattamento che ha lo scopo di realizzare un processo altamente igienico nel settore funerario e cimiteriale. Il corpo nelle ore successive alla morte, subisce una veloce trasformazione, vi è la fuori uscita di liquidi organici e la presenza di vapori nauseanti, che rendono la veglia funebre più traumatica e potenzialmente pericolosa. Con la tanatoprassi, si possono perciò evitare queste spiacevoli situazioni, ciò è possibile tramite un’iniezione nel sistema arterioso di un fluido conservante e da una serie di cure estetiche che consentono di conservare un’immagine integra della persona cara, eliminando cosi’ per alcune settimane il processo di decomposizione”.

Tutto ciò ha dei vantaggi non solo per così dire estetici e relativi alla sola veglia funebre e annesso funerale. Infatti, nella definizione di tanatoprassi si legge anche che

“Cosa molto importante è che con la tanatoprassi, viene garantito il naturale ritorno in polvere del corpo in un tempo massimo di 10 anni, mentre per un corpo che non ha subito nessun trattamento ci vogliono circa 40 anni, in alcuni casi anche 80. La tanatoprassi, presenta i suoi vantaggi anche nell’ambito della medicina legale, infatti fermando la decomposizione della salma, si fissano i tessuti e le lesioni come in una preparazione istologica, consentendo così di eseguire le indagini più facilmente. Sarà possibile in questo modo, studiare meglio la traiettoria di un proiettile ed avere un apporto ai metodi di identificazione medico-legale. In caso di una riesumazione, resa necessaria da indagini giudiziarie, si avranno sicuramente risultati migliori su un cadavere trattato, rispetto a un cadavere in decomposizione”.

Cesarano ci fa sapere che

“per chi ne volesse sapere di più in fatto di carri funebri trainati da cavalli c’è l’apposito museo di Barcellona  e per esempio un video per il tiro a sei cavalli  diventato di colpo famoso in questi giorni”.

Alfonso Cesarano nell’industria del caro estinto è una figura di primo piano:

– vicepresidente nazionale della Federazione Nazionale Imprese Onoranze Funebri;
– segretario e presidente onorario dell’Associazione Campana Imprese di Trasporto e Onoranze Funebri.

Tornando al funerale di Casamonica, Cesarano ci tiene ad aggiungere:

“l’unica nota stonata, un po’ eccessiva, era il grande manifesto fuori la chiesa con una foto del defunto e del Colosseo. Per il resto, era tutto talmente preordinato con serietà e senso di responsabilità che, oltre ad avere annunciato alle varie autorità tutto quello che c’era di annunciare, le 3-400 persone che hanno partecipato alle esequie erano seguire da un camion della spazzatura che raccoglieva la carta dei manifestini, degli annunci funebri, giornali, bottiglie di plastica vuote e quant’altro eventualmente gettato man mano a terra dai partecipanti e dai curiosi”.

Dopo una pausa di riflessione, Cesarano conclude:

“Io tutto ‘sto casino davvero non lo capisco!”.

Non è il solo.