Tombe profanate, quella foto gaffe di Sassoli su Facebook: "Ebrei!", ma erano islamici Tombe profanate, quella foto gaffe di Sassoli su Facebook: "Ebrei!", ma erano islamici

Tombe profanate, quella foto gaffe di Sassoli: “Ebrei!”, ma erano islamici

Tombe profanate, quella foto gaffe di Sassoli su Facebook: "Ebrei!", ma erano islamici
La foto pubblicata su Facebook da David Sassoli sulle tombe profanate in Francia

Visto che si parla molto di tombe, grazie all’apertura di due sepolture nel cimitero teutonico del Vaticano, mi viene in mente un episodio riguardante altre tombe che non c’entrano nulla col mistero Orlandi e che riguardano invece il neo eletto presidente del Parlamento europeo, David Sassoli

Dopo l’elezione sono piovute le congratulazioni e anche noi siamo contenti per lui. Vorremmo però sperare che non affronti i problemi, i dossier e le varie questioni del parlamento – e quindi dell’Europa – con la stessa superficialità con la quale alle ore 19:26 del 18 febbraio del 2015, quando era vicepresidente dello stesso Parlamento, nella sua pagina ufficiale su Facebook ha preso una clamorosa cantonata: con un post assai stringato, dieci parole, scambiando i musulmani con gli ebrei, ha dato una notizia non solo falsa, ma anche fuorviante: “Il cimitero ebraico profanato dai nazisti in Francia. Che schifo”.

E per sottolineare il suo schifo l’ha corredato con la foto di quello che a suo dire sarebbe dovuto essere il cimitero ebraico profanato dai neonazisti: che hanno avuto cura di disegnare su ogni tomba con vernice rossa un bel po’ di svastiche, noto simbolo del nazismo comprese le famigerate SS di ieri e i gruppi neonazisti di oggi.

Peccato però che le tombe NON fossero ebraiche e neppure il cimitero: la foto ritraeva infatti la porzione islamica del cimitero militare di Notre Dame de Lorette, vicino ad Arras (Pas de Calais). Oltretutto la presenza nella foto di uomini in maniche di camicia, due dei quali a maniche corte, dimostrava in modo incontrovertibile che si trattava di una foto scattata d’estate e non a febbraio, mese che in generale in Francia è più freddo che in Italia essendo più a nord, specie ad Arras che è poco distante dal canale della Manica.

La foto è stata tratta da un articolo di “20 Minutes” pubblicato ben 7 anni prima, per l’esattezza l’8 dicembre 2008, per denunciare come i profanatori di tombe musulmane fossero stati attivi in Francia più d’una volta. 

Erano infatti già entrati in azione il 21 ottobre 2003, il 5 aprile, il 14 e il 24 giugno, e il 6 ottobre 2004, il 18-19 aprile 2007, il 5-6 aprile e il 7-8 ottobre 2008. Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2008 in sfregio della grande festa musulmana dell’Aïd el-Kébir sul totale di 576 tombe musulmane, tutte orientate verso La Mecca, ne sono state profanate con la svastica più di 500. 

E’ francamente un mistero, non glorioso, come una foto vecchia di anni possa essere finita nella pagina Facebook di Sassoli – già all’epoca, ripetiamo, vicepresidente del Parlamento europeo – a corredo di una notizia basata su un episodio vecchio di ben 7 anni e interpretato in modo sbagliato.

All’epoca alcuni lettori si sono accorti dell’errore e lo hanno fatto rilevare in vari commenti, indicando anche la località del cimitero della foto. Niente da fare: la foto è rimasta per chissà quanto inspiegabilmente al suo posto. Tant’è che un lettore ha perso la pazienza e ha denunciato la gaffe direttamente alle autorità francesi:

“Di fronte alla disinformazione ed al silenzio inspiegabile del sig. Sassoli riguardo la foto della profanazione di un cimitero di guerra di soldati musulmani morti per la Francia, spacciata per cimitero ebraico, una copia del seguente post con lettera di protesta è stata inoltrata per informazione all’Union Nationale des Anciens Combattants Français Musulmans e al Ministère des Anciens Combattants Français”.

Chissà se le due organizzazzioni francesi di ex combattenti sono intervenute e chissà se almeno dopo tale eventuale intervento Sassoli ha provveduto o no a eliminare il brutto svarione. Speriamo solo che come presidente del parlamento europeo non ne ripeta di nuovo, per giunta evitando di eliminarli. 

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