Ucraina come Cuba, 60 anni dopo: dai missili russi alla Nato, il grande gioco fra Mediterraneo e Mar Nero

di Pino Nicotri
Pubblicato il 13 Febbraio 2022 - 17:37| Aggiornato il 21 Febbraio 2022 OLTRE 6 MESI FA
Ucraina come Cuba, 60 anni dopo: dai missili russi alla Nato, il grande gioco fra Mediterraneo e Mar Nero

Ucraina come Cuba, 60 anni dopo: dai missili russi alla Nato, il grande gioco fra Mediterraneo e Mar Nero

Ucraina, la storia che si ripete, ribaltata. La mancanza di memoria gioca brutti scherzi. E può provocare anche disastri.

Strano che nessuno noti che gli Stati Uniti – e la Nato – stanno facendo con l’Ucraina quello che a suo tempo l’allora Unione Sovietica, cioè di fatto la Russia, stava facendo con Cuba nell’ottobre del 1962.

Gli Stati Uniti infatti vogliono portare l’Ucraina nella Nato in modo da poter piazzare le proprie armi, missili con bombe atomiche comprese, a ridosso del confine con la Russia. Così come a suo tempo Mosca voleva portare i propri missili, capaci di trasportare bombe atomiche, a Cuba. Cioè a 150 chilometri dalla Florida. Con New York e Washington a portata di tiro.

Tocca alla Ucraina: non basta che nella NATO siano entrati vari Stati ex membri dell’Unione Sovietica

Dalle tre repubbliche baltiche alla Polonia, Ungheria, Romania, Repubblica Ceca e Slovacchia.

E anche se Mosca non aveva pensato neppure per un momento di inserire Cuba nell’allora esistente Patto di Varsavia, l’equivalente sovietico della Nato, tanto bastò perché il presidente John Kennedy ordinasse il blocco totale di Cuba.

Gli USA  schierarono le navi militari  perché bloccassero a tutti i costi – rischio di terza guerra mondiale compreso – i mercantili sovietici diretti a L’Avana per scaricarvi i missili spediti da Mosca. 

E la guerra venne evitata solo perché i russi il 27 di quell’ottobre invertendo la rotta e tornandosene a casa scelsero di evitarla.

L’uso dei due pesi e due misure da parte degli USA, della Nato e quindi dell’Europa, è smaccatamente sfacciato. Vogliono imporre a Mosca il divieto di fare ciò che loro hanno invece già fatto a suo tempo.

Che si tratti di pura prepotenza politico militare per mantenere l’egemonia planetaria minacciando sempre più da vicino la Russia è chiarissimo.

Ma non se ne accorge nessuno…. O meglio: nessuno lo fa rilevare che in Ucraina… 

E a proposito di Cuba, non si capisce con che faccia ammoniscano la Russia minacciando sfracelli se invade l’Ucraina. Gli stessi Stati Uniti che a suo tempo, nell’aprile del ’61, hanno fatto invadere Cuba da esuli cubani da loro finanziati, addestrati e armati. Per far tornare quell’isola sotto il tallone dei feroci dittatori militari.

Feroci, ma graditi a Washington anche perché permettevano che Cuba fosse il bordello e il casinò dei ricchi “yankee”. Il tentativo cubano di dotarsi di missili sovietici nel ’62 fu una conseguenza di quel tentativo di invasione dell’anno prima. Un modo per scongiurare in modo radicale eventuali nuove invasioni direttamente con forze armate USA anziché con esuli cubani da loro organizzati.

La crisi ucraina e l’accelerazione dell’ingresso nella NATO di Paesi ex comunisti ha avuto inizio con il referendum del 16 marzo 2014. Con esso gli abitanti  della penisola di Crimea, essendo russi hanno deciso con un referendum di tornare a far parte della Russia.

Sono poco meno di due milioni di abitanti su una superficie poco più grande della Lombardia.

Staccandosi così dall’Ucraina alla quale la Crimea il 19 febbraio di 60 anni prima era stata annessa, cioè regalata, dall’Unione Sovietica presieduta da Nikita Krushev. Regalata all’Ucraina dalla quale il parlamento crimeano l’11 marzo dello stesso 2014 aveva deciso la secessione per fare della penisola uno Stato sovrano.

Nonostante la Carta dell’Onu preveda il diritto di autodeterminazione dei popoli, il risultato del referendum non è piaciuto né agli Usa né all’Unione Europea. Chiacchiere a parte, per capire il perché dell’opposizione USA all’autonomia filorussa della Crimea basta guardare la carta geografica. La penisola di Crimea forma col territorio russo, la cui città più vicina è Krasnodar, uno stretto: lo Stretto di  Kerč. Attraverso il quale le navi russe possono passare dal Mare d’Azov al Mar Nero. Inoltre fa parte della Crimea la grande base navale di Sebastopoli, alla quale fa capo la notevole flotta militare russa del Mar Nero. Flotta le cui navi – come anche le navi commerciali – possono arrivare nel Mediterraneo  passando prima per lo Stretto del Bosforo, poi per lo Stretto dei Dardanelli, l’antico Ellesponto, e sfociare infine nel mare di Marmara e nell’Egeo, cioè  nel Mediterraneo.

Se la Russia perde la Crimea, russa dal 1802, perde la possibilità che le sue navi arrivino nel Mediterraneo con un tragitto breve anziché con quelli lunghissimi che partono dai mari del nord o dell’estremo oriente. Di fatto, una batosta proibitiva per il commercio con i Paesi del Mediterraneo e i Paesi europei, africani e mediorientali con essi confinanti. 

Di fatto, si tratta di impedire che i russi possano essere presenti con facilità, commercialmente e militarmente, nel Mediterraneo senza dover fare un lunghissimo giro partendo dai loro porti nei mari freddi.

Così come in Siria uno dei fini della “rivoluzione democratica”, che di democratico e rivoluzionario ha poco o nulla, è quello di sloggiare i russi dalla piccola base navale di Tartus. Essa fu concessa loro in affitto per 50 anni, rinnovabili, da Damasco.

Base che i russi stanno ingrandendo velocemente, grazie anche a vari accordi commerciali, industriali e finanziari con il governo di Damasco.

Questa “rivoluzione” fu finanziata dall’Arabia Saudita, la stessa che a suo tempo ha finanziato i talebani in Afghanistan, e da Stati Occidentali.

Ci sarà la guerra in Ucraina?

Miei amici in Ucraina mi dicono che la guerra non ci sarà: “Ormai a questo allarmismo ci abbiamo fatto il callo. Di guerra con la Russia se ne parla spesso e volentieri, ma poi non succede nulla. Anche se la parte orientale dell’Ucraina chiamata Donbass è molto più russa che ucraina, cosa che ha scatenato una guerra intestina per fortuna a carattere limitato”.

Il presidente Biden con la crisi ucraina tenta una rimonta. Mostrando i muscoli militari cerca di far dimenticare il disastroso ritiro dall’Afghanistan. Ma anche il ridimensionamento dei grandi piani di ammodernamento degli USA, le cui infrastrutture hanno una media di 40 anni di vita: un po’ vecchiotte.

E una rimonta la tenta anche la Nato, che proprio in Afghanistan ha dimostrato con la sua lunga presenza di non servire poi a molto. Le crisi periodiche e annessi pericoli di guerra ricorrenti servono più che altro a giustificare la sua costosa esistenza.

Se si guarda la carta geografica si nota che la Nato da nord a sud si è spinta sempre più vicina ai confini occidentali della Russia. La quale si troverebbe ancor più minacciata da ovest se nella Nato, dove a sud c’è già la Turchia, entrasse anche l’Ucraina.

A proposito di memoria, varrebbe la pena ricordare che negli ultimi secoli ad essere invasa è stata la Russia. Invasa da noi europei:  prima dalla Francia di Napoleone e poi dalla Germania di Hitler in compagnia dell’Italia di Mussolini.

Se la Russia s’è trovata ad avere il controllo politico militare di Stati europei – Polonia,  Ungheria, mezza Germania – è stato per i patti di Yalta con i quali si è conclusa la seconda guerra mondiale scatenata dalla Germania con l’invasione della Russia. Guerra che ha avuto oltre 20 milioni di morti e portato distruzioni immani anche in Ucraina.