Pd targato Schlein perde pezzi: cresce nei sondaggi, ma la fuga dei moderati è cominciata

“La fuga è cominciata e non finirà qui”, sostiene chi non vede di buon occhio la prima donna del Pd. In effetti se ne sono andati tre uomini di spicco dei dem: Andrea Marcucci, Beppe Fioroni ed ora Enrico Borghi.

di Bruno Tucci
Pubblicato il 27 Aprile 2023 - 13:34 OLTRE 6 MESI FA
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Elly Schlein (Ansa)

Il Pd targato Schlein perde pezzi. All’apparenza, Elly Schlein è soddisfatta e a chi nutre dubbi sul futuro del partito mostra i sondaggi. In effetti, i numeri le danno ragione. Da quando lei è diventata la segretaria di Via del Nazareno, i dem sono cresciuti di quasi due punti distanziando i 5Stelle il cui obiettivo era quello di diventare la prima frorza della sinistra italiana.

Pd targato Schlein perde pezzi, la fuga dei moderati è appena cominciata

Tutto bene allora? Forse no, se sfogliamo le notizie delle ultime settimane. “La fuga è cominciata e non finirà qui”, sostiene chi non vede di buon occhio la prima donna del Pd. In effetti, se ne sono andati tre uomini di spicco dei dem: Andrea Marcucci, Beppe Fioroni (il primo a sbattere la porta) e da qualche giorno anche Enrico Borghi, una voce autorevolissima nel partito.

Perché? La brusca sterzata a sinistra della Schlein non è stata digerita dai moderati e chi ha avuto più coraggio ha detto “Ciao” alla segretaria. Marcucci e Fioroni in attesa di tempi migliori, Borghi, invece, ha scelto Renzi e con lui ha in animo di costruire quella famosa terza forza con i centristi per tornare ad essere i padroni del vapore. Dalla loro, avranno pure un giornale, “Il Riformista” che sarà lo stesso Matteo a dirigere. “Non ne potevo più”, ammette Borghi. Ormai del partito di una volta non esiste più nulla a cominciare dalla composizione della segreteria. “Tutti a braccetto a sinistra”, è il commento. “Tanti Bersanini o Speranzini. Insomma il vecchio articolo 1 ha cambiato indirizzo. Oggi la sua sede è in via del Nazareno.”

I vertici del Pd negano che ci sia una fuga 

Non è tutto rose e fiori il futuro della Schlein perché non sono pochi quelli che se ne andranno. “Sciocchezze”, risponde il vertice dei dem. “Fandonie sostenute dai media che hanno sposato l’attuale maggioranza, pronti a salire sul carro del vincitore”. A dire il vero, però, gli ostacoli che dovrà superare la Schlein non sono di poco conto. In primo luogo, l’accordo con i 5Stelle si allontana. Malgrado nelle ultime elezioni a Udine, il patto sia servito a scalzare la destra dalla poltrona del primo cittadino, oggi l’abbraccio non è più così saldo come si era previsto.

Giuseppe Conte è il re dei retromarcia, nessuno può comprendere le sue mosse, l’ultima delle quali ha per protagonista il premier. Si, proprio lei, Giorgia Meloni, di cui il presidente grillino dice un gran bene per la lettera scritta al Corriere della Sera nel giorno della Liberazione.

Con chi allearsi? 

Con chi allearsi, dunque? E’ questo il grande interrogativo che affligge il Pd. Perchè da solo non riuscirà mai a vincere una consultazione, però amici con cui camminare in attesa di tempi migliori non se ne vedono all’orizzonte. La Schlein, comunque, non si sente turbata. Va avanti a testa alta e anche nelle interviste con i giornali stranieri si dice ottimista. “Abbiamo ridato un volto al Pd che si era quasi perso. La svolta giovanile è stata determinante e chi non vuole ammettere che questo sarà il partito del futuro dovrà rassegnarsi”.

Parole dure che non ammettono repliche. All’apparenza, però, perché quando analizza la situazione coni suoi più stretti collaboratori, il ritornello è diverso. Innanzitutto, la infastidisce la fuga dei moderati. Questa è una grande preoccupazione perché in cuor suo Elly pensava che, dopo qualche mugugno, tutto sarebbe rientrato nell’alveo giusto. Cioè, tutti d’accordo a sostenere il nuovo Pd. Ma coloro che sono contrari ad una svolta così drastica non si danno per vinti e continuano la loro battaglia anche a costo di lasciare la loro vecchia creatura che oggi ha sembianze diverse.

Molto dipenderà dai cattolici e dai vecchi democristiani

Molto dipenderà da quello che hanno in animo i cattolici e i vecchi democristiani. Se davvero si vuole tentare di ricostruire un grande centro (di cui molti italiani sentono il bisogno) allora la “rivoluzione” nel quadro politico italiano cambierà di molto. Oltre ai delusi del Pd, questa nuova-vecchia idea avrà dalla sua Matteo Renzi e, perché no, una cospicua parte di Forza Italia. La potremo chiamare come più ci aggrada. Ma in effetti avrà i lineamenti della Dc di una volta.