Renzi, monta il maelstorm per il basso servizio al principe Salman: si squaglia l’appoggio a destra

Matteo Renzi è afflitto da un male quasi incurabile: il protagonismo. Soffre se non vede il suo nome sulle prime pagine dei giornali o se il suo volto non appare in tv. Nel bene e nel male vuole a tutti i costi primeggiare. Se gli chiedete il perché sorride e fa finta di non capire.

Ora, sono mesi e mesi che si parla ogni giorno di lui. Ricordiamo brevemente l’iter che lo ha portato alla ribalta. Non dimentichiamo che se nacque il governo giallorosso lo si deve esclusivamente a Renzi.

Renzi infatti riuscì a mettere insieme Pd e 5Stelle, un partito e un Movimento che fino ad allora non avevano una sola idea in comune. Tanto da arrivare persino agli insulti. Il “ragazzone toscano”, moderno San Gennaro, fece il miracolo e nacque il nuovo esecutivo. Con Giuseppe Conte sempre assiso sulla poltrona di Palazzo Chigi.

Un anno, poco più o poco meno, di tranquillità. Poi, il suo desiderio di tornare alla ribalta ebbe il sopravvento. Non gli piacevano alcune scelte della maggioranza di cui faceva parte. Storse diverse volte la bocca, mettendo in guardia il premier.

Così, non si poteva andare avanti: troppo immobilismo. Il governo navigava a vista senza la minima programmazione per il futuro. Scricchiolii, avvertimenti, poi lo strappo con il ritiro di due ministri e di un sottosegretario. In parole semplici la crisi che nemmeno il presidente della Camera, Roberto Fico, riuscì a dipanare.

Il Capo dello Stato perse le staffe e convocò Mario Draghi come ultima spiaggia. Fino ad oggi, non ci sono stati altri scossoni nell’esecutivo. Solo qualche screzio che non ha prodotto danni. Ma nemmeno, con le acque tornate finalmente calme, Renzi è potuto uscire dalla buriana.

Rimanere nell’ombra costa caro a Renzi

Che fa allora, il buon Matteo? Si organizza un viaggio in Arabia Saudita, invitato dal principe ereditario Mohammed Bin Salman. Una visita di un paio di giorni, un incontro filmato in tv che arriva in tutto il mondo ed ecco il patatrac. Stavolta Renzi è nell’occhio del ciclone. Lo investe una bufera che nemmeno lui si aspettava. Un breve “break” per la fiducia al nuovo governo Draghi, poi lo tsunami che lo travolge.

Ci si mette pure la CIA a dargli una forte spinta. In un comunicato che varca l’Oceano è scritto a chiare lettere che l’Arabia Saudita è coinvolta nell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Renzi para i colpi, cerca di difendersi affermando che quel Paese rappresenta un baluardo contro l’estremismo islamico. “Anzi, è addirittura un alleato dell’occidente”, sostiene in un twitter.

Sono parole che cadono nel vuoto. L’onda lunga della polemica diventa pericolosissima. Un vero maelstrom. Contro l’ex premier tuonano i partiti del centro sinistra. Pd, 5Stelle e Leu si scatenano, ora non ci sono più giri di parole. Bisogna esser chiari. Altrimenti per Renzi c’è una sola strada, quella delle dimissioni. Sono in pochi a difenderlo e nemmeno in modo ufficiale.

La destra osserva e si defila

La destra o, meglio il centro destra, rimane alla finestra a guardare. Chi aveva sperato in una improbabile alleanza Lega, Forza Italia e Italia Viva può abbandonare questa previsione. Matteo Renzi, comunque non si dà per vinto. Risponde a tono a chi lo accusa: “Parlano così per nascondere le divisioni che stanno già lacerando il nuovo patto”.

Replicano a sinistra: “Si è venduto per un piatto di lenticchie”. Il protagonista stavolta è sul banco degli imputati. Prevedere come finirà questa vicenda è impossibile pronosticarlo. Ma la politica è l’arte del compromesso, come ne uscirà Renzi?

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